Organizzazione internazionale del lavoro, di questo si tratta. Dopo le accuse di razzismo alla commissione ONU contro il razzismo, il nostro Ministro Frattini non trova di meglio da fare che rigettare e screditare anche i rapporti dell'ILO.
Tanto per capire di cosa stiamo parlando l'Organizzazione Internazionale del Lavoro è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere la giustizia sociale e i diritti umani internazionalmente riconosciuti, con particolare riferimento a quelli riguardanti il lavoro in tutti i suoi aspetti.
Tanto per capire di cosa stiamo parlando l'Organizzazione Internazionale del Lavoro è un'agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere la giustizia sociale e i diritti umani internazionalmente riconosciuti, con particolare riferimento a quelli riguardanti il lavoro in tutti i suoi aspetti.
È stata la prima agenzia specializzata a far parte del sistema delle Nazioni Unite nel 1946 ma la sua fondazione risale al 1919 come parte della vecchia Società delle Nazioni. Ne fanno parte 178 Stati Non stiamo parlando di quattro terzomondisti, di un collettivo universitario o del manifesto di un centro sociale. Stiamo parlando del maggiore organo al mondo che si occupa di diritti sociali e rispetto delle condizioni di lavoro. Il ruolo principale dell’ILO è quello di formulare gli standard minimi internazionali delle condizioni di lavoro e dei diritti fondamentali del lavoratore, tra cui: libertà di associazione, diritto di organizzazione, negoziazione collettiva, abolizione del lavoro forzato, parità di opportunità e trattamento e altri standard che regolano l’intero spettro dei diritti del lavoro. Questo dovrebbe bastare, se avessimo un governo serio, a trattare con maggiore rispetto e diplomazia le indicazioni provenienti da questa agenzia. Ma di cosa si lamenta il ministro? Semplice, del fatto che questa prestigiosa organizzazione si sia accorta che in Italia i diritti dei lavoratori stranieri-migranti, non sono pienamente rispettati. Che si sia accorta dei comizi xenofobi di personaggi come Gentilini o Borghezio o dei podgrom nei campi nomadi di Ponticelli o di altre facezie pittoresche che nonostante la nostra volontà fanno il giro dei giornali del mondo. Ebbene, nel suo ultimo rapporto, di ben 750 pagine, l'ILO parla anche dell'Italia. Ma non in modo generico dicendo tutto e niente come sarebbe piaciuto al ministro, ma in modo specifico, ricordando la necessità di sottostare alle normative ratificate dell'Italia stessa. Nello stile che è proprio delle organizzazioni internazionali, si ricorda ai paesi inadempienti che sono tenuti al rispetto delle norme che hanno sottoscritto. Le organizzazioni internazionali, non sono sovrane, gli stati sono sovrani nel diritto internazionale, quindi le agenzie non possono pretendere nulla di più di quello che gli stessi stati si sono impegnati a fare firmando i trattati. Detto in parole povere, se firmo dicendo che rispetto la direttiva 169 sul diritto del lavoro, mi impegno nel rispetto dei diritti umani o altro, perchè così faccio la parte del paese moderno e civile, allora, solo allora, mi tocca anche rispettarli quei trattati. E se non li rispetto? Non siamo a risiko, quindi Ginevra non dichiarerà guerra al ministro Frattini, ma nulla vieterà a Ginevra di ricordare all'Italia gli obblighi che lei stessa si è data. Una specie di vocina della coscienza o di grillo parlante. Nello specifico si stigmatizza la montante campagna xenofoba e razzista contro i migranti, contro i rom, contro i rifugiati e tutto l'armamentario di pregiudizio e violenza che inevitabilmente si riversa anche nelle condizioni di lavoro e nei diritti correlati. Come a dire nel razzismo il caporalato prospera, le condizioni al limite della schiavitù crescono e cosi via. E cosa risponde il ministro Frattini, coadiuvato dal ministro Sacconi? Risponde con indignazione e punta il dito contro le quinte colonne, il classico nemico interno, il complotto. Per il ministro non si tratta del giudizio di una autorevole agenzia, ma del tentativo operato da opposizioni interne all'Italia che spingono sulle organizzazioni internazionali. Di prima risposta viene voglia di dire, magari le opposizioni in Italia avessero tanto potere da condizionare le Nazioni Unite, di seconda risposta viene voglia di dire che il governo stia scivolando verso le manie di persecuzione, quasi come quando qualcuno disse che si privava l'italia del suo spazio vitale. Ma poi, con più calma, in terza risposta, viene da pensare che in fondo, se l'ILO è qualcosa che tutela i lavoratori ed il lavoro, con funzioni e scopi in parte assimilabili a quelli dei sindacati, allora forse il nostro governo ed i suoi ministri, non fanno altro che trattarlo come sono abituati. Per l'attuale governo il lavoro tout court sembra essere qualcosa da liberare dai diritti e dalle tutele, figuriamoci se qualcuno va a parlargli dei diritti di lavoratori che manco votano.
Ognuno pensi ciò che meglio crede. Se però questo è il rispetto che il governo ha per chi rappresenta il lavoro e i diritti dei lavoratori, in quanto esseri esseri umani, a livello mondiale, se a livello internazionale, qualcuno ci ricorda di rispettare norme e diritti che noi stessi abbiamo creato e ci siamo dati per rendere migliore la società, forse allora, prima di gridare indignati contro il vento, potremmo fermarci per guardarci allo specchio, con il coraggio però di non nasconderci dietro la contingenza o la praxis dell'emergenza e cercare di capire cosa stiamo diventando e che società vogliamo essere.
Andrea Benassi