I 99 fosse avevano esagerato, forse senza rendersene conto avevano passato quella sottile linea rossa oltre la quale le coscienze della pubblica opinione ancora riescono a scuotersi, e con loro la polizia postale. I video delle loro canzoni, postati su you tube, sono stati ritirati con l’accusa di antisemitismo e incitamento all’odio razziale.
A testimonianza sono rimaste solo le icone in directory, e brevi descrizioni. La grottesca caricatura del ‘giudeo’ stigmatizzato secondo le folli teorie razziali del ventennio, naso adunco e sguardo torvo, basta e avanza per capire il livello del contenuto. Sulle note leggere dei ritornelli di Antonello Venditti avevano pensato di doppiare come un karaoke i loro deliri, inneggiando allo sterminio. Se non fosse un paragone abusato, verrebbe automatico pensare alla banalità del male. Ma i 99fosse non sono soli. Lo sdegno generale ha gettato un poco di luce su questo mondo, così scopriamo che il leader di un altro gruppo musicale, i legittima offesa, è stato arrestato, pare non per i contenuti dei suoi testi ma per aggressione. A dimostrazione che in questo caso l’arte e la vita privata non sono così distanti da non poter essere giudicate. D’altronde le loro canzoni incitano apertamente alla violenza, contro la polizia, contro gli avversari politici, contro chiunque gli sia avverso, reputando tale violenza legittima, perché sono loro a sentirsi le vittime. Le sconcertanti immagini degli scontri di piazza Navona, hanno il loro apice nelle sequenze in cui si vedono ragazzi armati di cinghia, inseguire altri ragazzi terrorizzati. Ma c’è qualcosa di ancora più agghiacciante in questo. La cinghia non è un arma impropria improvvisata. La più famosa canzone degli Zetazeroalfa si intitola Cinghiamattanza, poche parole per creare una sorta di danza da ballare a cinghiate imitando i toni di Fight Club. Un semplice e reale culto della violenza organizzata. Poi ci sono i gruppi storici come i 270bis, che traggono il loro nome direttamente dal codice penale, reato di eversione, qui siamo nella più pura nostalgia fascista con canzoni come Claretta e Ben, un oceano di guerrieri ecc. ecc.
Tutti questi video girano tranquillamente sulla rete, girano e vengono ritrasmessi in continuazione dagli utenti e arricchiti di tutto l’armamentario di propaganda nazifascista. Qualche giorno fa in Spagna è entrata in vigore la legge sulla memoria. Fino a tempi recenti era uso guardare con sufficienza i nostri cugini che avevano permesso al dittatore Francisco Franco di morire tranquillo nel suo letto. Da oggi ogni manifestazione politica di apologia nei confronti dei falangisti e del caudillo diviene reato, come hanno scoperto i nostalgici che si apprestavano a commemorare presso il mausoleo del dittatore. La disposizione numero XII della nostra costituzione recita chiaramente: “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”. In questa prospettiva anche l’utilizzo di materiale e propaganda affine si configura come apologia di reato. Forse i padri costituenti sono stati un po’ vaghi e non hanno citato simbolo per simbolo ciò che è reato, ma visto che molti di questi personaggi si autodefiniscono senza problemi fascisti inneggiando alla rinascita del partito, questo potrebbe anche bastare per far venire il sospetto di reato. Poco interessato al parere del governo spagnolo sulla memoria, sulla storia e sull’europa, in questi stessi giorni il comune di Trieste vuole intitolare una via ad un volontario fascista che andò a combattere per le falangi di Franco, strano paese l’Italia. A Roma ha fatto notizia il professore di liceo che insegnava ai suoi studenti che olocausto e sterminio sono invenzioni, ma queste stesse idee sono ben diffuse nelle canzoni, nei video e nelle organizzazioni che affollano la rete. Idee che fanno proseliti creando una radicata sottocultura revisionista. Si dice che proibire non risolva le cose, ed anzi le incancrenisca rendendole nascoste e perniciose, forse, però neanche tollerarle nel loro brodo è una soluzione. In molti paesi europei questi reati sono perseguiti secondo il rigore della legge, quello che va colpita è la dignità di idee che questi fenomeni cercano di ottenere. I deliri devono essere trattati come tali e non trovare posto al tavolo delle discussioni. Gli strumenti storici e culturali li abbiamo, gli strumenti della legge pure, quello che manca e solo una legittima accusa per ogni apologia di fascismo.
Andrea Benassi