Collegandosi ad altri mondi, specie a quelli interiori, è possibile trovare un senso. Sfogliando le date capita di ritrovare qualcosa, non tutto viene perso. Ed è bella la ricorrenza, perché quella era la sera di un concerto al Benaroya Hall, lo stesso mese, più o meno tre anni fa.
E fa piacere immaginare di gustarsi nei ricordi addietro quella marmellata, perchè è buona veramente la marmellata di Pearl. Noi l'abbiamo assaporata in quel memorabile Settembre ’06.
L’afoso interno del palazzetto dello sport di Bologna, il cielo incazzato sopra l’anfiteatro Arena di Verona e il saluto della Piazza Duomo di Pistoia. Qui abbiamo incontrato dopo lunghissimi anni di attesa i Pearl Jam. Qui ho capito con estrema chiarezza che è possibile perdere completamente l’illusione del tempo e dello spazio. Perché i Pearl Jam sono una rock band di Seattle, perché la loro via di comunicazione preferita sono le canzoni. Perchè quella musica e quelle parole non si fermano alla semplice definizione, ma vanno ben oltre. Vera e propria musica rock che trova l’essenzialità nei suoi elementi fondamentali, chitarre, basso e batteria, ultimamente accompagnate dall’organo. E le interna dei nostri giorni che sembran prender forma nella voce di Eddie Vedder, inconfondibile, piena di rabbia, di speranza, profonda e irraggiungibile, disperata e struggente, comunque indescrivibile. Fa piacere essere malati di musica, fa piacere essere definiti ‘fusi’ da questa dipendenza. Sarà disillusione, ma rimane sempre un modo per trovare le forze ad andare avanti. E ci siamo incontrati per ben tre volte in meno di una settimana, 14-16-20 Settembre. In momenti emozionanti come pochi, dove le emozioni che svaniscono in un attimo, diventano ricordi che non ti lasceranno mai. Ora si ricomincia, mi sveglierò ogni mattina e mi farò stordire da obiettivi fasulli e doverosi. E’ un casino immaginare come ricominciare ogni giorno, e accorgersi che si trovano sempre meno ragioni per farlo.
Io c’ero, noi c’eravamo, chiunque era lì si è ritrovato a fianco con un suo pensiero, un suo momento. E la musica era lì, come sempre, ad accompagnarti. Come l’Amore della tua vita, come un migliore amico, come una marmellata indimenticabile. Poter condividere emozioni di ogni tipo, poter corteggiare la speranza. Collocare sé stessi per pochi istanti, in una posizione privilegiata verso il tramonto. Non sono gli occhi che entrano in azione, è ciò che non si vede quello che conta. E non importa se il prezzo da pagare è un fradicio caldo, una pioggia infinita, o una strada piena di curve. Sono state grandissime serate, sicuri che il cielo ci ha concesso un piccolo angolo privilegiato di sé stesso. Lo stato d’animo è quello dell’ospite che se ne va da una festa pazzesca. Salutiamo, ringraziamo e alla prossima, PACE.
Che tu condivida o no, sei libero.
Riccardo Landi