Forse è solo un tentativo istintivo di non rassegnarsi al degrado. Quelle case che il marcio comincia ad abitare, e quella struttura che mai è stata utilizzata, sono piene di tacito malumore. Le prime sono poco distanti dal cimitero, la seconda, è nel parco nato sulle gloriose ceneri del vecchio campo sportivo. Dovevano essere abitazioni, doveva essere lo spogliatoio del campo da tennis/calcetto. Sono carcasse vuote, piene di amarezza. Si spera sempre di veder qualcun altro agire per nome e per conto proprio. Se uno si chiede dov’è il progresso e quale sia la sua essenza, bè, sicuramente non qui. Più facile tacere e guardare altrove.
Amava il jazz ma anche Mozart, il pugilato, il cinema e i bar. Lui non era così interessante.
Lui, amava lei.
Lei che vive nel mondo delle favole.
Lei, che ha incontrato davvero.
Quando parla di lei, non sa proprio bene di cosa sta parlando.
Lei è bella, in un modo che non si capisce se è un essere vivente.
Lei è l’al di là quando si realizza nella realtà e di questo, profuma la sua pelle.
Da lei, nasce il momento magico del sentimento che parte e si dilata all’infinito.
Lei, è l’accorgersi della vita che ti passa accanto.
Lei, che quando ti passa accanto, la vita la rende eterna.
Lei è una carezza che scuote e disorienta.
Lei toglie il desiderio, non ne esiste di più grande.
Lei è calore umano.
Perché lei sta sulla prua della nave, dove rompe con la sua forza enormi cristalli di ghiaccio.
Lei, fa scrivere tutto questo.
Lui adora stare così vicino a lei. Anche nei momenti terribilmente tristi. A quel punto in cui può raccogliere le sue lacrime fatte a sfera, prima che s’infrangano sul suo viso.
Perché lontano dai suoi occhi, la porta è chiusa.
Ci sono dei fili segreti attorno alla superficie curva della terra. Quello che li lega, non si romperà mai.
Una carezza,
r.l.