E’ un giorno di sole a Casola.
Poteva non esserlo, le previsioni non erano delle più felici. Non si sarebbe stupito nessuno se non c’era bel tempo.
E invece, è un giorno di sole. E nonostante ci sia una brezza di vento che muove gli alberi la temperatura è mite e gradevole.
Meglio così. Penso a chi se ne deve stare aggrappato a qualche appiglio a 7 o 8 metri di altezza, con addosso qualcosa che lascia molte più parti scoperte di quelle coperte. Almeno non dovrà tremare dal freddo. Non finirò mai di ammirarli questi casolani. E in tutti i sensi. E’ incredibile la loro capacità di mettere insieme un evento così.


Ma ammirarli anche in termini più… estetici (viene da chiedersi cosa ci sia nell’aria di questo posto….mai vista una percentuale di belle donne così alta, da nessun altra parte). Io con le mie vertigini, che mi fanno girare la testa solo a stare su un balcone, non riuscirei a salire neppure a metà dell’altezza a cui arrivano loro. E perdipiù su una struttura che si sposta.
Ma oggi è un giorno di sole. Almeno non avranno freddo, lassù.
Sono uno straniero qui. Definizione ambigua, dopotutto mi sento straniero ovunque, anche a casa mia. Ma, comunque, casa mia non è in questo posto. E’ stato inseguendo la mia indole di viaggiatore eterno che sono capitato in questa cittadina della Romagna. E quando uno vede la Festa di Primavera di Casola come fa a non rimanere impressionato? E dopo come fai a non tornarci? Così dopo tre anni di seguito che vieni in questo posto, rivedi sempre le stesse facce, rivedi i loghi delle società, leggi le loro parole, sai come funziona questo evento, non ti senti totalmente un estraneo.
Anche se, è vero, non scambi mai una parola con nessuno, per tutto il tempo. A parte Valentina…. ovvio. Valentina che mi guarda, mi sorride e mi dice “ciao”. Ma Valentina….beh, lei è speciale, basta guardarla per rendersene conto, e quindi è giusto che rappresenti un’eccezione.
Per tutto il resto, nessuna parola scambiata con nessuno.
Ma questo è nella mia natura dopotutto. Io sono quello che osserva, non quello che parla. Il mio linguaggio è quello delle immagini non quello delle parole.
Le parole hanno spigoli appuntiti, angoli vivi, uno ci rimane attaccato con i vestiti, ci inciampa nel tentativo di usarle. Le parole graffiano se non le sai levigare bene.
E io, che pure in passato ho provato tante volte, non le ho mai levigate a dovere.
Meglio usare le immagini.
Con quelle riesco meglio.
Infatti, sono uno di quelli che fotografa. E viene qui proprio per fare quello che ritiene (forse esagerando, forse a torto) di sapere fare meglio. Le immagini arrivano prima ai centri emozionali, ti toccano corde che stanno nel profondo. Le immagini non hanno quel processo di frammentazione codificata che hanno invece le parole. 21 lettere, ovvero 21 simboli, ognuno assegnato a un suono, che messi in catena producono significati.
Ma la frammentazione non va a toccare forse anche i significati?
Decisamente meglio le immagini.
Così vengo qui a fotografare e me ne sto in silenzio.
Cristiano Cavina, lui sì è uno che ci sa fare con le parole.
Lui le sa levigare bene. Lui con le parole ci gioca, ci danza, le sa accarezzare. Non ci rimane impigliato, lui.
Bravo ragazzo quel Cristiano. Leggendo qua e là su internet vieni a sapere che ha fatto 1000 lavori per pagarsi la sua passione più grande: scrivere. Più o meno quello che faccio io, anche io faccio l’operaio per pagarmi la mia passione più grande: fotografare.
E’ nato nel 1974, come me. E’ stato l’anno della Tigre il 1974. Dicono che i nati di quell’anno siano passionali, competitivi, energici, pittoreschi e imprevedibili. Mah…
Ma pensa! E’ nato il 29 maggio, quindi è un gemelli! Come me! Io sono nato qualche giorno dopo, il 16 giugno. Un gemelli. Dicono che siamo, intelligenti, passionali, con una doppia personalità. Mah….
Anche lui pare abbia fatto l’università per un po’ e poi l’ha abbandonata. “Gli studi classici non facevano per lui” dicono. La stessa cosa che ho detto io quando l’ho abbandonata.
Bravo ragazzo quel Cristiano. Non lo conosco di persona, ma mi sta simpatico.
Ha fatto la Holden, la scuola di Baricco.
Per Dio! Baricco. Il genio fatto a persona. Novecento, Seta, Oceano mare. Capolavori, opere d’arte della parola e della scrittura.
Peccato che Cristiano non scriva per la società Sisma.
Peccato perché io, ho un debole per la Sisma. Sarà anche perché il primo anno che ho visto la Festa di Primavera avevano un carro che mi ha fatto finire tutti i rullini che avevo con me (e infatti vinsero loro). Sarà anche perché c’è Valentina (che in ogni caso, sia chiaro, è decisamente troppo giovane per far nascere in qualcuno il sospetto che io abbia intenzioni da dongiovanni). Sarà anche che mi sento un po’ in debito, perché le foto fatte al loro carro, in quel 2003 mi hanno portato fortuna ovunque. Sarà anche che semplicemente, per lo stesso misterioso meccanismo per cui certe persone ci stanno più simpatiche di altre, certi cibi più appetibili di altri, senza una precisa spiegazione, la società Sisma è quella che preferisco.
E forse anche per il talento di Cristiano sono 2 anni che la Sisma arriva dietro. Un po’ troppo dietro.
Mannaggia.
Non che io possa fare granché purtroppo. Non sono di Casola, sono uno straniero, e oltretutto anche ferrarese. Da quando i romagnoli hanno simpatia per i ferraresi? E conoscendo i ferraresi, dopotutto, come dargli torto.
E poi le parole non sono il mio mezzo. Troppi spigoli.
Forse, se riuscissi a tradurre le immagini in parole….
Quando ancora non sapevo fotografare, non sapevo la grammatica delle immagini. Quando ero costretto a tradurre la mia attitudine visiva, a cercare di dare una forma frammentata di lettere e parole a quello che vedevano i miei occhi, ho fatto anch’io la mia esperienza con la scrittura.
Naaaa.
Non so poi da dove è uscita questa voglia di mettere le dita sulla tastiera e farle battere sui tasti.
Sarà ancora quella mia scomoda natura competitiva? Di andare a cercare guai anche dove non ce n’è bisogno? Cos’è questa voglia insana di andare a stuzzicare un’altra Tigre, nel suo territorio e nell’arte che a lui è più congeniale e in cui io invece ho sempre trovato grovigli e nodi troppo complicati da sciogliere?
A respirare l’aria di Casola per 3 anni di fila forse sono rimasto infettato (positivamente, s’intende) dalla loro genuina, sana, spettacolare competizione primaverile. Competizione che prosegue anche dopo il giorno della gara e si snocciola sul sito dello “spekkietto”.
E affezionarsi a una società mi porta, per dargli un po’ di sostegno morale, a mettermi a fare strane congetture.
Lasciate perdere le elucubrazioni prive di senso amici casolani (se concedete a questo viaggiatore l’onore di chiamarvi amici). L’unica cosa sensata che rimane di tutto quello che ho scritto è il messaggio alla società Sisma. Non cedete allo sconforto della sconfitta. Avete almeno 1000 motivi per non farlo (il primo è il vostro innegabile talento).
Da oggi, se volete, ne avete uno in più.
Gli occhi di quest’uomo visivo.
Gli occhi di uno che viene da lontano.

Alan Tamburini

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