Da un amico di Castelbolognese incontrato nel pomeriggio di domenica alla Festa di Primavera mi sento dire: “ Voi casolani siete straordinari, in ogni occasione riuscite a stupire per l’originalità e l’accuratezza con cui preparate le vostre feste. Peccato che quello che fate non sempre sia propagandato per quello che merita.” Un altro amico che incontro lunedì a Faenza, mi dice: 'Ero a Casola ieri, insieme a mia moglie abbiamo vissuto una giornata stupenda di grande interesse culturale. I carri per noi erano una novità: una piacevole e sorprendente novità'.

Mi sono sentito lusingato per questi giudizi e mi sono convinto che era doveroso rendere merito a quanti hanno reso possibile questa splendida Festa dei carri di gesso del 2004. Tutti gli altri protagonisti me lo consentiranno se in primo luogo ringrazio la popolazione casolana che ha sopportato qualche disagio per consentire alla festa di dispiegarsi al meglio.S pero che tutti si sentano orgogliosi come me per il successo raggiunto che dà lustro al paese intero.
Un plauso ed un ringraziamento va alle società dei carri. Hanno costruito carri molto belli, perfetti nel loro aspetto architettonico, appropriati nelle scene e nei colori, ricchi di significato simbolico.
Pur non essendo un esperto credo che il giudizio positivo espresso da molti e dalla stessa giuria non sia esagerato.
Il terzo ringraziamento va riservato alla Pro Loco ed ai volontari che con essa hanno collaborato per la efficace organizzazione. Dalla rassegna dei vini nella serata magica di sabato, alla preparazione della giornata di domenica, dalla sequenza e qualità degli spettacoli musicali presentati, alla particolarità del menu dello stand gastronomico, tutto è apparso senza sbavature evidenti. Anche se può esserci stato qualche disguido nulla va tolto al giudizio complessivamente positivo.
Da questa giornata di festa traggo alcune riflessioni che porto al confronto con qualche lettore che voglia discuterne.
Non ci si deve fermare a contemplare quanto è stato domenica, ma occorre trarre insegnamenti per andare oltre soprattutto scrollandoci di dosso quell’atavico pessimismo e quell’abitudine a mettere la lente di ingrandimento su tutto quanto può essere imperfetto. Dobbiamo cogliere i suggerimenti di quanti da fuori delle nostre mura apprezzano quello che facciamo e ne sono sorpresi, invitandoci a dare più visibilità alle cose che facciamo. Dobbiamo sentirci incoraggiati a fare sempre meglio non soffermandoci a piangerci addosso per gli errori commessi, ma andare alla scoperta delle condizioni oggettive che abbiamo per ragionare più in grande sul nostro futuro di paese che sa distinguersi nel contesto del turismo delle sagre, della gastronomia tipica, della natura, dell’ambiente. Dobbiamo migliorare l’ospitalità, l’offerta commerciale, le occasioni di svago, mettendo a valore tutto quanto il nostro paese può offrire per essere meta gradita di un turista alla ricerca di un modo diverso di fare vacanza.
Il tema delle erbe e dei frutti dimenticati è al centro di varie iniziative: su questo tema il molto già fatto, va fatto conoscere e valorizzato da tutto il paese che deve entrare più in sintonia con le iniziative in atto o da programmare nel futuro prossimo. C’e un ultimo aspetto, che non è l’ultimo dei problemi: si tratta della necessità di creare maggiore e più continuativa e stabile organizzazione attorno alla Pro Loco. L’attuale compagine, a cui tutti dobbiamo riconoscenza per il lavoro fatto fin qui, giunge a compimento del suo mandato a fine anno: fin d’ora va compiuto ogni sforzo per rafforzarne la struttura, per elevarne l’operatività e per definirne più chiaramente il ruolo ed i compiti da svolgere. Tutto questo può avvenire se tutto il volontariato casolano, così fecondo di iniziative, dedica anche alla Pro Loco parte delle proprie energie stringendo con essa un patto di collaborazione, sul modello di quanto in parte già avviene, che tuttavia dia più garanzie certe per una stabile organizzazione .
Qualità della proposta, forte capacità organizzativa e divulgativa, potranno assicurare un futuro al “Paese delle erbe e dei frutti dimenticati”

Giacomo Giacometti
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