Un’edizione segnata dalla similitudine dei temi.
Quasi tre frasi di un unico discorso.
Ho accettato di scrivere della Festa di Primavera (storicamente Mezza`Quaresima).
Porgo agli amici dello Spekkietto note sparse. Sensazioni nemmeno troppo meditate. No, non c’e’ cosa penso del carro di... E non per farisaici equilibri, ma perche’ non e’ sempre necessario pensare in termini di podio e gerarchie estetiche.
Credo che i carri siano una liturgia di Casola. Complimenti a quanti la rendono possibile.
Quasi tre frasi di un unico discorso.
Ho accettato di scrivere della Festa di Primavera (storicamente Mezza`Quaresima).
Porgo agli amici dello Spekkietto note sparse. Sensazioni nemmeno troppo meditate. No, non c’e’ cosa penso del carro di... E non per farisaici equilibri, ma perche’ non e’ sempre necessario pensare in termini di podio e gerarchie estetiche.
Credo che i carri siano una liturgia di Casola. Complimenti a quanti la rendono possibile.
E’ incredibile come la comunita’ casolana riesca ancora a trovare le risorse, le energie, le abilita’ artigiane, l’invenzione dialettica per realizzare i carri di Mezza` Quaresima. Letta dalla parte dei costruttori puo’ sembrare un’affermazione strana, eppure la consuetudine rimane strordinaria.
Sin dalla prima volta (’93?), la sfilata mi e’ sembrata magica. Un tribale dare fondo a risorse per esibirsi, con parole tridimensionali. Perche’ i carri sono nati per “dire”.
Ho visto anni molto concettuali, metafore che divenivano oscure. Quest’anno, improvvisa una nuova voglia di “dire”.
Una ragione e’ facilmente individuabile nella crisi economica, con l’inevitabile senso di precarieta’ che si porta in dote. Con i modelli di vita che svelano la loro fragilita’, con prospettive di futuro che mostrano l’incertezza. Con i problemi del mondo che irrompono nella vita quotidiana. I carri hanno detto di questo spiazzamento, con linguaggi e riferimenti molto simili, o identici. Il labirinto, ad esempio.
I temi dei carri sono stati varianti di un pensiero comune, che riassumo in “modelli imposti e valori individuali”.
Nel carro della Societa’ Extra il titolo della relazione e’ immediato, generazionale. “Non ci avrete mai come volete voi”. Volti e trucchi ribadiscono l’essere altro di una generazione che non vuole ripercorrere. La struttura del carro e’ rigida, ma la frase compiuta..
Nuova Societa’ Peschiera tratta lo stesso tema. E’ quasi un saggio, una lineare spiegazione. L’archetipo del labirinto e’ costituente centrale del carro. Lineare rigore per la “Misura della solitudine”.
Sisma (...) presenta appunti di riflessione. “Consapevolmente consapevoli” e’ un pensiero abbozzato, sono note con schizzi preziosi, curve dinamiche accennate. Privilegio del dettaglio rispetto alla complessiva armonia. Il tratteggio come scelta narrativa?
Il valore dell’unicita’
Credo che i carri per la loro straordinarieta’ scontino le prevenute attese del pubblico ed anche l’approccio della giuria.
Una parte del pubblico si apetta carri di Carnevale o da sagra dell’Uva. La giuria penso sia piu’ attenta al valore artistico ed estetico. Serve recuperare il senso di parola detta. Serve trovare i giusti lettori e una giuria che sappia leggere e ascoltare.
Serve centralita’ del rituale, del rappresentare e rappresentarsi.
I bambini sul carro della Segavecchia creavano un fortissimo impatto emotivo. La Segavecchia non era carro in concorso. Ma era compiutamente parte del rituale.
Anche la banda e’ parte del rituale. In Spagna, durante la Settimana Santa ogni carro dellla Via crucis e’ accompagnato ad un gruppo musicale. La musica e’ movimento, stempera l’ovvia lentezza`dell’avanzare.
Rituale Ma perche’ non fregarsene dei tempi del turismo di gita e non tornare agli antichi tempi della Mezza`Quaresima? E nell’antico nome non ritrovare nuova energia e diverso pubblico? L’omologazione ha tante ragioni, ma tale rimane. Le Societa’stesse lo hanno affermato....
Massimo (Max) Goldoni