Presentazione Mercoledì 2 Aprile 2014 – Sala Biagi Nolasco
A intervalli di uno o due anni la “direttrice” Luciana Baruzzi continua ad arricchire la sua collana di racconti dedicati a personaggi e storie della nostra vallata, raccogliendo con pazienza - componendole e restituendole poi con singolare capacità affabulatrice - le testimonianze di alcune vite singolari ed interessanti del nostro recente (più o meno recente) passato. L’ultimo volumetto della serie, intitolato “l Toro e il filo di lana” è stato presentato Mercoledì 2 Giugno nella sala Biagi Nolasco dalla stessa autrice con la stimolante conduzione di Giuseppe Sangiorgi e la collaborazione di Patrizia Zarabini che ha letto e commentato alcuni brani del racconto. Il volumetto si presenta nell’ ormai caratteristico formato rettangolare, stampato a caratteri grandi e ben leggibili, con la copertina riproducente un disegno ad affresco, secondo una ormai collaudata e caratteristica tecnica identificativa, opera dalla ceramista e pittrice Laura Rondinini. Il “Toro e il filo di lana” racconta alcuni squarci di vita della famiglia Cavina residente nel podere La Tomba nella valle del Rio Cestina che sfocia nel Senio all’altezza di Baffadi. In primo piano c’è la figura di Maura, detta “Maurina” (scomparsa purtroppo qualche settimana prima della presentazione del libro) che negli anni ’80 fu la prima paziente in provincia di Ravenna, ed una delle prime in Italia, ad essere sottoposta con successo a trapianto del cuore.
Nel libro si intrecciano le vicende reali della dura vita agreste sui nostri monti nei primi anni del ‘900, del tragico passaggio del fronte di Guerra nella nostra vallata a cavallo fra il 1944 e la primavera del 1945, della ricostruzione del dopoguerra e della straordinaria esperienza del trapianto di cuore sopra citato, con il mondo fiabesco, magico, misterioso ed a suo modo esoterico riportato dai racconti dei vecchi contadini durante le veglie attorno al fuoco delle cucine o nel tepore umoroso delle stalle.
Racconti di fantasmi, di animali magici o stregati, di urla raccapriccianti risuonanti nella notte, di tori infuriati. E’ proprio dalle vicende innescate dalle intemperanze di un toro da “monta” che il libro trae spunto per il titolo; un toro scatenato che viene inspiegabilmente ammansito da uno “strione” con un filo di lana.
A proposito di questo episodio è interessante la suggestiva riflessione con cui la lettrice della, serata Patrizia Zarabini, ne ha interpretato il significato più profondo, riflessione che riportiamo di seguito integralmente.
“Un fragile filo di lana collega armoniosamente le tre parti dell ultimo lavoro di Luciana Baruzzi:i racconti del mistero,la guerra,la malattia.
Puo'un esile fibra opporsi alla possanza di un toro? E' solo magia?
Scaturisce un pensiero profondo che rimanda ad una immagine simbolica di fragilita' contrapposta alle piu'disparate forze.
Il mistero si rende appena comprensibile solo se lo si rende leggibile col qualche chiave di lettura;cosi' lo stregone si interpone tra magia e le vicende umane scongiurando paure,pericoli.
La guerra,evento terribile,dentro la quale lo spirito di sopravvivenza permette di sopportare il dolore piu'intenso e alimenta il coraggio.
La malattia e gli affetti familiari sono protagonisti di una partecipazione d'amore verso se stessi e gli altri.
Condizioni in cui la fragilita'umana,il filo di lana,sfiora appena il "collo"degli eventi.Eppure da essa nascono ache le migliori pulsioni dell'animo:amore,speranza,consapevolezza,pazienza e passione per la vita”
Alessandro Righini