All’inizio non c’avevo pensato, vedendo quei due piccoli oggetti, era venuto il dubbio, a me e ai due archeologi, che si potesse trattare delle sepolture dei membri di una confraternita o qualcosa del genere. In fondo si trattava, anche se povere, di tombe singole e non di ossari comuni.
I grani di rosario, le medagliette ed il piccolo crocifisso in bronzo, sono materiali comuni nelle sepolture, anche se il periodo è incerto, si possono ricondurre ad un arco tra il ‘600 ed il ‘700. Ma quei due piccoli pendenti di pietra erano veramente strani. Un piccolo teschio verde, grande come un grano da rosario, un centimetro o poco più, e poi quel piccolo personaggio di pietra nera, lucida forse ossidiana, dalle fattezze di un monaco, con bastone e mantello, tre, quattro centimetri, da appendere anche lui al collo o alle collana del rosario. Pietre dure, lavorate a bulino, una tecnica non banale, oggetti quindi di un certo pregio, tesi a denotare qualcosa, uno status. Trovati in due sepolture diverse, probabilmente maschili, quindi non appartenenti ad un singolo, ma ad un gruppo. Poi mi è venuto in mente il libro di Roberto sulla storia dell’Opera Pia di Casola. Dopo una rapida rinfrescata le cose hanno preso una certa forma. Alcune delle tombe che sono venute alla luce lungo il muro della Chiesa di Sopra, se non un nome potrebbero avere almeno un brandello d’identità.
Fondato probabilmente all’inizio del 1200, l’antico ospedale di S.Antonio, sarà il nucleo della futura Opera Pia. Retto e amministrato da una società di confratelli, aveva in cura la gestione e la manutenzione di opere pubbliche come l’antico ponte della Soglia, ma fondamentalmente garantiva le cure agli infermi, ai poveri ed ai pellegrini di passaggio. Ecco che allora il personaggio del pendente, diventa facilmente l’iconografia classica di S.Antonio, pellegrino con mantello e bastone, la cui effige era il simbolo stesso dell’Ospedale secondo la dicitura: “Ospitalis S. Antoni Vallis Seni”. Mentre il piccolo teschio rinvia in maniera simbolica, ma diretta, all’attività stessa della confraternità: garantire cioè assistenza, ma anche delle esequie dignitose. Si tratta ovviamente di un’ipotesi, dal saggio di scavo per ora non è venuto alla luce altro. Sappiamo che l’uso sepolcrale della Chiesa di Sopra si è protratto fino all’inizio del ‘700, e probabilmente queste sepolture, scoperte a circa un metro dal piano attuale, possono riferirsi a quel periodo, ma nulla sappiamo delle eventuali sepolture più profonde e più antiche.
Andrea Benassi
Fondato probabilmente all’inizio del 1200, l’antico ospedale di S.Antonio, sarà il nucleo della futura Opera Pia. Retto e amministrato da una società di confratelli, aveva in cura la gestione e la manutenzione di opere pubbliche come l’antico ponte della Soglia, ma fondamentalmente garantiva le cure agli infermi, ai poveri ed ai pellegrini di passaggio. Ecco che allora il personaggio del pendente, diventa facilmente l’iconografia classica di S.Antonio, pellegrino con mantello e bastone, la cui effige era il simbolo stesso dell’Ospedale secondo la dicitura: “Ospitalis S. Antoni Vallis Seni”. Mentre il piccolo teschio rinvia in maniera simbolica, ma diretta, all’attività stessa della confraternità: garantire cioè assistenza, ma anche delle esequie dignitose. Si tratta ovviamente di un’ipotesi, dal saggio di scavo per ora non è venuto alla luce altro. Sappiamo che l’uso sepolcrale della Chiesa di Sopra si è protratto fino all’inizio del ‘700, e probabilmente queste sepolture, scoperte a circa un metro dal piano attuale, possono riferirsi a quel periodo, ma nulla sappiamo delle eventuali sepolture più profonde e più antiche.
Andrea Benassi