Per la prima volta in video: l’Uomo Tartufo

La vita potrebbe essere un piatto di tagliatelle, che nascono dall’influsso vivificante che il sole spande sulle dorate spighe di grano che ondeggiano sospinte da un rinfrescante venticello. Il miracolo è il tartufo stesso, che invece nasce e cresce nel segreto della terra grazie a fenomeni teoricamente schifosi come la putrefazione e l’ammuffimento. E la morte è l’unione dei due elementi, perché notoriamente per le tagliatelle il tartufo “è la morte sua!”


Ma la vita è anche la passione dei tartufai “puri” che affrontano i rigori della notte autunnale per il solo piacere di vedere il proprio cane scavare e riportare alla luce l’odorosa pepita. E il miracolo può essere il mondo economico che attorno al tartufo ruota, gli incredibili interessi finanziari che riesce a smuovere, le spedizioni iperprotette Alba-Hong Kong per soddisfare le voglie di un megamiliardario orientale. E la morte è ancora una volta l’unione delle due cose, è la ferocia con cui i cani del tartufaio concorrente vengono soppressi a colpi di polpette avvelenate perché hanno invaso un terreno particolarmente “ricco”.
Tutto questo viene raccontato in Tuber, il nuovo docu-film (non so se la definizione sia esatta, ma è quella che mi sembra migliore per un lavoro che ha la lunghezza di quasi un’ora e, come vedremo, un doppio binario di realtà e fantasia surreale) realizzato da Fabio Donatini, che continua le sue esperienze registiche e di sceneggiatura (e non solo, visto che in questo caso si cimenta anche davanti alla macchina da presa) e che abbiamo avuto il piacere di vedere in anteprima.
Intanto alcune note tecniche: Fabio è il regista, come detto, di un’opera che ha scritto insieme a Marco Zuin (per gli ulteriori credits vi rimandiamo alla pagina https://www.tuberindoc.it/tuber_tartufo_documentario_film_files/TUBER_schedafilm.pdf) e che nasce dal campus di sviluppo di documentari Script&Pitch. Tuber è stato l’unico documentario tra quelli prodotti durante il campus che sia arrivato alla fase di produzione, gestita dallo Studio di Produzione Cinetelevisiva Ginetto Campanini col sostegno di Film Commission Emilia Romagna e la promozione-distribuzione della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola.
Il tartufo è l’assoluto protagonista del film e, bisogna dirlo, regge benissimo la scena. Per un profano totale come me è stata davvero una sorpresa scoprire tutto quello che gira attorno al prezioso tubero, dalle “lotte territoriali” e spesso, come accennato, cruente, per difendere i posti migliori, al giro economico che sta dietro la sua commercializzazione. Tanto che quello che ne esce mi ha ricordato certe inchieste giornalistiche acute e rivelatrici, un qualcosa di simile alle “indagini” di Report o Presadiretta, che vanno a scavare dietro la facciata – o, visto l’argomento, sotto la superficie - a prima vista idilliaca delle campagne autunnali in cui i tartufai si aggirano con i loro cani, “strumento di lavoro” preziosissimo visto che un buon cane da cerca può raggiungere anche un valore di 10.000 euro, senza contare l’addestramento rigoroso che richiede per potere essere “utilizzato” al meglio. Mi dispiace usare termini di reificazione per questi animali, ma guardando il video ho proprio avuto la sensazione che i cani siano “beni” da difendere, per alcuni ancora in senso affettivo, ma per molti (forse sempre più?) in senso strettamente economico e di sfruttamento. Ma un lato nascosto, poco chiaro, lo si intravede anche nei grandi appuntamenti come la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco di Alba, in cui ospiti VIP sostengono una causa benefica che però presenta qualche lato chiaroscurale, che l’inchiesta pone al centro dell’attenzione, nonostante alcune smentite comunque documentate.
Quindi: interviste a tartufai, grandi e piccoli commercianti, veterinari (particolarmente intensa la scena del salvataggio di un cane avvelenato), personaggi politici, ma anche documentazione diretta della cerca, dell’addestramento dei cani. Il tutto ben gestito da Fabio non solo, come si diceva, in qualità di regista e sceneggiatore, ma anche di “attore”, o meglio “indagatore”, intervistatore, testimone e amico del tartufo. Perché, e non è una sorpresa per chi conosce i precedenti lavori di Fabio, oltre alla parte documentaristica e di inchiesta, il film vive anche della presenza surreale, poetica e (malin)comica di Pierpaolo l’uomo-tartufo, che dialoga coi suoi inanimati simili estratti dalle viscere della terra, interroga il loro mistero di muffe putrescenti e preziosissime, li accompagna verso il loro ultimo viaggio (che per il povero tartufo sarà anche un’ultima cena…). Ma di questo non si può scrivere, perché non è la ragione che può apprezzarlo ma la vena folle che ognuno ha in sé, unica facoltà in grado di apprezzare ciò che essa stessa partorisce.
Dunque, bisogna vedere il film. E l’occasione è già pronta, come già abbiamo segnalato ieri sul sito. Sabato 9 aprile alle 20.45 presso il Cinema Senio di Casola Valsenio si terrà la prima (ingresso gratuito) grazie alla collaborazione dell’associazione Cinesenio rappresentata da Massimo Barzaglia e alla presenza di Giuliana Gottarelli della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola e di Maurizio Nati, assessore alla Cultura del Comune di Casola). Sarà naturalmente presente anche Fabio. Visto che si parla di Casola e che finora ancora non l’abbiamo detto: buona parte delle riprese sono state fatte proprio nel nostro paese e nelle campagne circostanti, i casolani si preparino quindi a vedere molti luoghi e volti noti. In seguito il film sarà probabilmente proiettato a Imola e poi inizierà il viaggio tra festival e proiezioni varie in Emilia Romagna. Per questo viaggio, mille in bocca al lupo a Fabio e a tutti quelli che hanno lavorato al film, con un saluto speciale all’uomo-tartufo.

Michele Righini
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