Tutti i casolani e molti “forestieri” hanno partecipato almeno una volta a una festa organizzata da Hill Party Staff. Pochi però forse conoscono che cosa ci sta dietro, il lavoro dell’associazione anche in altri campi, il coinvolgimento di tanti giovani (beh, alcuni ormai ex-giovani, ma solo all’anagrafe), il lavoro “sommerso” (nel senso positivo del termine). Abbiamo quindi deciso di portare alla luce alcune cose, intervistando Andrea Turrini, fin dall’inizio una delle anime di HPS. Ringraziamo della disponibilità lui a tutto lo Staff, a cui auguriamo fin d’ora grande fortuna per il futuro.
Partiamo con un po’ di storia di Hill Party: data di nascita e soci fondatori dell’associazione? Ma soprattutto come nacque l’idea? E chi dei promotori è ancora attivo?
Premettiamo che precedentemente alla situazione HPS tutti, anche se con gruppi diversi avevamo già organizzato della serate (le mitiche feste al Raggio o il capodanno al cinema Senio ecc…). Se ci riferiamo alla data ufficiosa (ovvero quando abbiamo iniziato anche se non costituiti), parliamo di aprile 1999, quando come gruppo di amici pensammo di organizzare una festa da ballo in concomitanza con la Festa di Primavera e con l’intento di devolvere il ricavato per sovvenzionare la costruzione dei carri, in quanto era un periodo di ristrettezza economica per la Pro-Loco. Di lì in avanti l’attività è proseguita quasi senza interruzioni. Tra i soci fondatori (e speriamo di non dimenticare nessuno) vi erano, oltre a me, Christian Baracani, Christian Dardi, Williams Conti, Gabriele Guidi, Juri Signani, Yari Sbarzaglia, Giampaolo Cimatti, Manuele Visani, Luca Tronconi, Gloria Rivola, Samuela Costa, Fabiola Tagliaferri.
Attualmente possiamo considerare ancora in attività dei fondatori io, Gloria, Cima, Lele, Rodo.
Qual è lo statuto “burocratico” dell’associazione? Immagino che da un punto di vista formale e legislativo dobbiate avere cariche formali e ben definite (un presidente, un segretario, ecc.). Chi ricopre queste cariche? E questa organizzazione formale come si concretizza poi nella realtà della vostra attività? Quante persone fanno parte oggi di Hill Party Staff e quante ne saranno passate in questi anni?
Burocraticamente parlando, il primo settembre 2001 io, Gloria Rivola, Christian Baracani, Irene Collina, Yari Sbarzaglia, Mirka Monducci, Gabriele Guidi, Juri Signani, Manuele Visani, Monja Conti, Roberta Sagrini, Luca Tronconi, Mauro Malavolti, Williams Conti e Giampaolo Cimatti abbiamo formalmente costituito l’associazione culturale Hill Party Staff. Le cariche formali sono il presidente, il segretario, il vice presidente, il cassiere e i consiglieri. Di recente sono state rinnovate le cariche sociali che risultano ricoperte da: Andrea Turrini (presidente), Davide Ceroni (vicepresidente), Veronica Ferrini (segretario), Selena Pederzoli (cassiere), Gloria Rivola, Leonardo Baracani, Gabriele Guidi, Manuele Visani, Giampaolo Cimatti, Nicholas Pederzoli, Alessia Poli, Daniele Destino (consiglieri).
Nell’abito della nostra attività le cariche sociali sono considerate una pura formalità, in quanto tutti possono intervenire e proporre attività da svolgere, chiaramente occorre un organigramma anche per presentare dei referenti ai nostri interlocutori.
Ad oggi tra collaboratori e consiglio direttivo parliamo di una quarantina di persone. Se facciamo un calcolo, negli anni hanno collaborato circa 150 persone. Se poi vogliamo contare gli associati negli anni, oltre 1000 persone.
Cosa significa organizzare feste di così ampia portata? Quali sono i problemi più duri da superare, trovare un luogo adatto? Avere i permessi? A proposito, come sono – come sono stati in questi anni – i vostri rapporti con le varie istituzioni (l’Amministrazione Comunale e altre con cui vi è capitato di relazionarvi)? Ci sono stati momenti di particolare difficoltà, persone o enti che vi hanno messo i bastoni fra le ruote o con cui al contrario avete avuto un feeling speciale?
Grande o piccolo che sia l’evento organizzato, è sufficiente saper proporzionare la fase organizzativa e l’aspetto proporzionale in base alla portata dell’offerta proposta, certo che mettere in piedi una struttura che possa accogliere un migliaio di persone richiede un maggiore sforzo a livello di risorse umane.
I problemi che si presentano più di frequente sono sicuramente il dialogo con la SIAE e l’individuazione di una location, anche se negli ultimi tempi non è stato uno dei problemi prevalenti, per i permessi non vi sono mai stati grossi problemi anche grazie agli ottimi rapporti instaurati con l’Amministrazione Comunale (la quale peraltro ci ha sempre concesso il patrocinio). Non vi sono stati grossi problemi con nessuna realtà associativa anzi, in alcune occasioni si è collaborato con altre associazioni (Pro-Loco, AVIS, gemellaggio, scuola di danza, AC Casola) e si sono rivelate positive esperienze. Ci asteniamo per par condicio ad esprimere giudizi sui feeling particolari.
A parte le istituzioni e gli enti, quali rapporti avete avuto con associazioni o privati cittadini? Per riassumere e guardando solo a Casola: ritenete che – al di là della sempre numerosa partecipazione agli eventi – il paese, in tutte le sue componenti, vi abbia maggiormente sostenuto o avversato?
Non abbiamo mai percepito avversione nei confronti di quello che abbiamo fatto, semmai più o meno interesse verso le nostre attività. Ma questo ci pare abbastanza nella norma. In definitiva pensiamo che il paese ci abbia sempre sostenuto e a volte “pazientemente sopportato”!
Il vostro è volontariato, svolto con fatica e fra molte difficoltà, come spesso accade. Quale molla vi spinge a farlo da tanti anni?
Innanzi tutto il fatto di divertirsi stando insieme e creando qualcosa praticamente dal nulla, in secondo luogo la possibilità di aggregare e coinvolgere altri ragazzi nelle nostre attività. Abbiamo notato negli ultimi anni, soprattutto tra i giovanissimi, un calo di interesse verso tutte le forme di volontariato, l’intento è anche quello di cercare di coinvolgerli e magari avvicinarli ad attività più affini a loro con la speranza che con l’andare del tempo si avvicinino anche a forme di volontariato più “concrete”.
Come strutturate una festa solitamente? Avete schemi precisi, per esempio nel genere musicale da proporre nei vari orari e momenti, o cose che non possono proprio mancare (a parte il bar e la musica, naturalmente...)? Oppure ogni volta cercate di reinventare l’evento o almeno innovare in qualche modo?
Le feste solitamente hanno una loro impostazione generale consolidata, attorno alla quale si cerca tramite piccole novità di non rimanere troppo nella staticità, cercando di caratterizzarle in modo da non stancare coloro che le frequentano. Non vi è mai uno schema preciso sul tipo di musica da proporre ma viene lasciato campo libero al DJ.
Sicuramente si cerca di reinventare la scenografia, la collocazione del bar e a volte di cambiare anche la location dove si svolge la festa. In ogni caso tutte le volte si cerca di confrontarsi in merito a nuove idee e proposte.
Le feste organizzate da Hill Party sono ormai entrate nell’immaginario di tutti i casolani e non solo, visto che il territorio in cui operate va ben oltre così come la vostra “capacità attrattiva”. Molti hanno ricordi personali, belli o brutti, legati a quelle feste: il primo bacio, la fine di una storia d’amore, la scoperta di una canzone o, ammettiamolo, la prima ubriacatura. Ma per voi, quale rimane l’evento più bello, soddisfacente, memorabile, che abbiate mai organizzato? E, per par condicio, quello peggio riuscito?
Premettendo che questo giudizio viene espresso solo da chi risponde all’intervista e non da tutto il consiglio direttivo, le feste che ricordiamo con maggiore enfasi sono “Todo el mundo està aqui” risalente al mese di aprile del 2000, sia per la partecipazione che per la riuscita dal punto di vista scenografico (nonostante i quasi tre mesi occorsi per l’allestimento), l’altro evento che ricordiamo con piacere è il primo episodio di “Born to drink”, in questo caso non per l’allestimento scenografico ma per la grande partecipazione e per il biglietto che in tanti ancora conservano. Per quanto riguarda l’evento meno riuscito potremmo citare quello di giugno 2002 “A ruota libera”, non tanto per mancanza di partecipazione quanto perché non riuscimmo ad organizzare appieno quello che ci eravamo prefissati.
Finora abbiamo parlato di feste, che sono forse la parte della vostra attività più visibile e conosciuta. Ma ci sono tante altre attività che organizzate, che possono avere anche una ricaduta più duratura e che rendono più incisiva la vostra azione sul tessuto del paese. Ce le raccontate?
Innanzi tutto definire attività con una ricaduta duratura sul tessuto del paese ci sembra troppo, piuttosto elenchiamo alcune attività o iniziative intraprese in maniera collaterale alla classica organizzazione di feste. Nel 2000 abbiamo partecipato tramite una associazione umanitaria ad un progetto per aiutare alcuni ragazzi peruviani a portare a termine gli studi superiori, per permettergli di intraprendere l’Università. Abbiamo poi collaborato con privati casolani ed altre associazioni nel 2002 ad alcune attività a scopo benefico, abbiamo prestato e prestiamo collaborazione ad altre realtà associative per la realizzazione di piccoli service audio-luci (coinvolgendo contestualmente ragazzi negli allestimenti). Da qualche anno organizziamo (sempre a titolo completamente gratuito) corsi per baristi, e collaboriamo attivamente con la locale scuola di danza alla quale cerchiamo di dare supporto logistico. Purtroppo ci sono anche situazioni che abbiamo cercato di mettere in piedi che non hanno avuto seguito per motivi non dipendenti da noi, nel 2004 per esempio il tentativo di ottenere la concessione governativa per reistituire una emittente radiofonica (molti ricorderanno le esperienze degli anni 1987-89), e alcuni tentativi di organizzare corsi di vario tipo rivolti ai giovani che però non si sono concretizzati per la mancanza di risorse economiche. Una precisazione dovuta è che, feste a parte, tutte le iniziative collaterali cerchiamo di organizzarle per i tesserati a titolo totalmente gratuito il che ci porta ad avere risorse economiche limitate.
Ci sono state polemiche per il biglietto della vostra ultima festa, in cui era rappresentato un feto che beve birra. Come sono andate le cose? Chi ha suscitato le polemiche e come rispondete?
Occorre precisare che la polemica si e’ divisa in due. C’è stato chi contestava il titolo (“Born to drink – The next generation”), ed a questi possiamo tranquillamente rispondere che (dopo “Born to drink”, “Born to drink atto II”, “Born to drink domani smetto”) questa era la quarta volta che utilizzavamo questo titolo e quindi non capiamo perché, dal 2004 ad oggi, la polemica si sia scatenata solo nel 2010. Per quanto riguarda l’immagine del biglietto - e qui ci auguriamo di non ricevere una denuncia per plagio, visto che e’ stata già utilizzata da una nota multinazionale per pubblicizzare la propria bevanda 2 anni fa - non pensavamo di scatenare un dibattito così acceso in quanto non è sicuramente un immagine a condizionare in maniera determinante le scelte delle persone. Per altro noi ci siamo sempre impegnati il più possibile a tenere monitorato il consumo di bevande alcoliche da parte delle fasce protette. Riconosciamo che sicuramente si poteva usare un altro tipo di promozione dell’evento e cercheremo in futuro di essere più accorti, anche se rigettiamo assolutamente la polemica dal punto di vista morale. Per quanto riguarda chi ha suscitato le polemiche non ci sembra corretto scendere in particolari che potrebbero alimentare nuove polemiche del tutto fuori luogo [piccola nota dell’intervistatore che non riesce a tacere: se ci si attacca a una cosa del genere per polemizzare, possiamo davvero fare il funerale dell’ironia. Negli anni ’50 censuravano i fumetti accusati di istigare i giovani alla violenza: siamo ancora fermi a queste cacce alle streghe?]
Di cosa andate più orgogliosi di quanto fatto in questi anni e che cosa invece – se c’è una cosa – non rifareste?
Sicuramente andiamo orgogliosi di avere creato una bella realtà che propone momenti aggregativi per i ragazzi, cercando anche di coinvolgerli nell’organizzazione ed utilizzando solo ed esclusivamente nostre risorse economiche. Altro motivo di soddisfazione è quello di essere riusciti ad avviare un ricambio generazionale che ci fa ben sperare per il futuro, anche in considerazione del fatto che avvicinando i ragazzi a forme di volontariato che li interessino direttamente, si possa creare un “serbatoio” per le altre associazioni.
Il futuro: programmi, progetti, novità in vista? E a parte la promozione che fate via sms o cartacea, dove è possibile rintracciare notizie sulle vostre attività?
Attualmente siamo impegnati in un controllo documentale che ha avviato l’Agenzia delle Entrate tramite la SIAE nei nostri confronti che al momento ci sta preoccupando non poco. Detto questo stiamo collaborando con alcune realtà locali per delle conferenze, spettacoli di beneficenza (non mancate sabato 3 luglio nell’area antistante la Casa della cultura), abbiamo in fase di studio una serata in collaborazione con l’AC Casola. Attiveremo a breve per i tesserati una serie di convenzioni con agevolazioni in alcuni esercizi commerciali e cercheremo per quanto possibile di intensificare le nostre attività. Al momento, a parte i tipi di promozione da te citati, non abbiamo altri mezzi di comunicazione se non le notizie che pubblichiamo tramite il vostro giornale (https://hillparty.lospekkietto.it/), anche se ci sarebbe l’intenzione di costruire un sito Internet.
Intervista a cura di Michele Righini
Premettiamo che precedentemente alla situazione HPS tutti, anche se con gruppi diversi avevamo già organizzato della serate (le mitiche feste al Raggio o il capodanno al cinema Senio ecc…). Se ci riferiamo alla data ufficiosa (ovvero quando abbiamo iniziato anche se non costituiti), parliamo di aprile 1999, quando come gruppo di amici pensammo di organizzare una festa da ballo in concomitanza con la Festa di Primavera e con l’intento di devolvere il ricavato per sovvenzionare la costruzione dei carri, in quanto era un periodo di ristrettezza economica per la Pro-Loco. Di lì in avanti l’attività è proseguita quasi senza interruzioni. Tra i soci fondatori (e speriamo di non dimenticare nessuno) vi erano, oltre a me, Christian Baracani, Christian Dardi, Williams Conti, Gabriele Guidi, Juri Signani, Yari Sbarzaglia, Giampaolo Cimatti, Manuele Visani, Luca Tronconi, Gloria Rivola, Samuela Costa, Fabiola Tagliaferri.
Attualmente possiamo considerare ancora in attività dei fondatori io, Gloria, Cima, Lele, Rodo.
Qual è lo statuto “burocratico” dell’associazione? Immagino che da un punto di vista formale e legislativo dobbiate avere cariche formali e ben definite (un presidente, un segretario, ecc.). Chi ricopre queste cariche? E questa organizzazione formale come si concretizza poi nella realtà della vostra attività? Quante persone fanno parte oggi di Hill Party Staff e quante ne saranno passate in questi anni?
Burocraticamente parlando, il primo settembre 2001 io, Gloria Rivola, Christian Baracani, Irene Collina, Yari Sbarzaglia, Mirka Monducci, Gabriele Guidi, Juri Signani, Manuele Visani, Monja Conti, Roberta Sagrini, Luca Tronconi, Mauro Malavolti, Williams Conti e Giampaolo Cimatti abbiamo formalmente costituito l’associazione culturale Hill Party Staff. Le cariche formali sono il presidente, il segretario, il vice presidente, il cassiere e i consiglieri. Di recente sono state rinnovate le cariche sociali che risultano ricoperte da: Andrea Turrini (presidente), Davide Ceroni (vicepresidente), Veronica Ferrini (segretario), Selena Pederzoli (cassiere), Gloria Rivola, Leonardo Baracani, Gabriele Guidi, Manuele Visani, Giampaolo Cimatti, Nicholas Pederzoli, Alessia Poli, Daniele Destino (consiglieri).
Nell’abito della nostra attività le cariche sociali sono considerate una pura formalità, in quanto tutti possono intervenire e proporre attività da svolgere, chiaramente occorre un organigramma anche per presentare dei referenti ai nostri interlocutori.
Ad oggi tra collaboratori e consiglio direttivo parliamo di una quarantina di persone. Se facciamo un calcolo, negli anni hanno collaborato circa 150 persone. Se poi vogliamo contare gli associati negli anni, oltre 1000 persone.
Cosa significa organizzare feste di così ampia portata? Quali sono i problemi più duri da superare, trovare un luogo adatto? Avere i permessi? A proposito, come sono – come sono stati in questi anni – i vostri rapporti con le varie istituzioni (l’Amministrazione Comunale e altre con cui vi è capitato di relazionarvi)? Ci sono stati momenti di particolare difficoltà, persone o enti che vi hanno messo i bastoni fra le ruote o con cui al contrario avete avuto un feeling speciale?
Grande o piccolo che sia l’evento organizzato, è sufficiente saper proporzionare la fase organizzativa e l’aspetto proporzionale in base alla portata dell’offerta proposta, certo che mettere in piedi una struttura che possa accogliere un migliaio di persone richiede un maggiore sforzo a livello di risorse umane.
I problemi che si presentano più di frequente sono sicuramente il dialogo con la SIAE e l’individuazione di una location, anche se negli ultimi tempi non è stato uno dei problemi prevalenti, per i permessi non vi sono mai stati grossi problemi anche grazie agli ottimi rapporti instaurati con l’Amministrazione Comunale (la quale peraltro ci ha sempre concesso il patrocinio). Non vi sono stati grossi problemi con nessuna realtà associativa anzi, in alcune occasioni si è collaborato con altre associazioni (Pro-Loco, AVIS, gemellaggio, scuola di danza, AC Casola) e si sono rivelate positive esperienze. Ci asteniamo per par condicio ad esprimere giudizi sui feeling particolari.
A parte le istituzioni e gli enti, quali rapporti avete avuto con associazioni o privati cittadini? Per riassumere e guardando solo a Casola: ritenete che – al di là della sempre numerosa partecipazione agli eventi – il paese, in tutte le sue componenti, vi abbia maggiormente sostenuto o avversato?
Non abbiamo mai percepito avversione nei confronti di quello che abbiamo fatto, semmai più o meno interesse verso le nostre attività. Ma questo ci pare abbastanza nella norma. In definitiva pensiamo che il paese ci abbia sempre sostenuto e a volte “pazientemente sopportato”!
Il vostro è volontariato, svolto con fatica e fra molte difficoltà, come spesso accade. Quale molla vi spinge a farlo da tanti anni?
Innanzi tutto il fatto di divertirsi stando insieme e creando qualcosa praticamente dal nulla, in secondo luogo la possibilità di aggregare e coinvolgere altri ragazzi nelle nostre attività. Abbiamo notato negli ultimi anni, soprattutto tra i giovanissimi, un calo di interesse verso tutte le forme di volontariato, l’intento è anche quello di cercare di coinvolgerli e magari avvicinarli ad attività più affini a loro con la speranza che con l’andare del tempo si avvicinino anche a forme di volontariato più “concrete”.
Come strutturate una festa solitamente? Avete schemi precisi, per esempio nel genere musicale da proporre nei vari orari e momenti, o cose che non possono proprio mancare (a parte il bar e la musica, naturalmente...)? Oppure ogni volta cercate di reinventare l’evento o almeno innovare in qualche modo?
Le feste solitamente hanno una loro impostazione generale consolidata, attorno alla quale si cerca tramite piccole novità di non rimanere troppo nella staticità, cercando di caratterizzarle in modo da non stancare coloro che le frequentano. Non vi è mai uno schema preciso sul tipo di musica da proporre ma viene lasciato campo libero al DJ.
Sicuramente si cerca di reinventare la scenografia, la collocazione del bar e a volte di cambiare anche la location dove si svolge la festa. In ogni caso tutte le volte si cerca di confrontarsi in merito a nuove idee e proposte.
Le feste organizzate da Hill Party sono ormai entrate nell’immaginario di tutti i casolani e non solo, visto che il territorio in cui operate va ben oltre così come la vostra “capacità attrattiva”. Molti hanno ricordi personali, belli o brutti, legati a quelle feste: il primo bacio, la fine di una storia d’amore, la scoperta di una canzone o, ammettiamolo, la prima ubriacatura. Ma per voi, quale rimane l’evento più bello, soddisfacente, memorabile, che abbiate mai organizzato? E, per par condicio, quello peggio riuscito?
Premettendo che questo giudizio viene espresso solo da chi risponde all’intervista e non da tutto il consiglio direttivo, le feste che ricordiamo con maggiore enfasi sono “Todo el mundo està aqui” risalente al mese di aprile del 2000, sia per la partecipazione che per la riuscita dal punto di vista scenografico (nonostante i quasi tre mesi occorsi per l’allestimento), l’altro evento che ricordiamo con piacere è il primo episodio di “Born to drink”, in questo caso non per l’allestimento scenografico ma per la grande partecipazione e per il biglietto che in tanti ancora conservano. Per quanto riguarda l’evento meno riuscito potremmo citare quello di giugno 2002 “A ruota libera”, non tanto per mancanza di partecipazione quanto perché non riuscimmo ad organizzare appieno quello che ci eravamo prefissati.
Finora abbiamo parlato di feste, che sono forse la parte della vostra attività più visibile e conosciuta. Ma ci sono tante altre attività che organizzate, che possono avere anche una ricaduta più duratura e che rendono più incisiva la vostra azione sul tessuto del paese. Ce le raccontate?
Innanzi tutto definire attività con una ricaduta duratura sul tessuto del paese ci sembra troppo, piuttosto elenchiamo alcune attività o iniziative intraprese in maniera collaterale alla classica organizzazione di feste. Nel 2000 abbiamo partecipato tramite una associazione umanitaria ad un progetto per aiutare alcuni ragazzi peruviani a portare a termine gli studi superiori, per permettergli di intraprendere l’Università. Abbiamo poi collaborato con privati casolani ed altre associazioni nel 2002 ad alcune attività a scopo benefico, abbiamo prestato e prestiamo collaborazione ad altre realtà associative per la realizzazione di piccoli service audio-luci (coinvolgendo contestualmente ragazzi negli allestimenti). Da qualche anno organizziamo (sempre a titolo completamente gratuito) corsi per baristi, e collaboriamo attivamente con la locale scuola di danza alla quale cerchiamo di dare supporto logistico. Purtroppo ci sono anche situazioni che abbiamo cercato di mettere in piedi che non hanno avuto seguito per motivi non dipendenti da noi, nel 2004 per esempio il tentativo di ottenere la concessione governativa per reistituire una emittente radiofonica (molti ricorderanno le esperienze degli anni 1987-89), e alcuni tentativi di organizzare corsi di vario tipo rivolti ai giovani che però non si sono concretizzati per la mancanza di risorse economiche. Una precisazione dovuta è che, feste a parte, tutte le iniziative collaterali cerchiamo di organizzarle per i tesserati a titolo totalmente gratuito il che ci porta ad avere risorse economiche limitate.
Ci sono state polemiche per il biglietto della vostra ultima festa, in cui era rappresentato un feto che beve birra. Come sono andate le cose? Chi ha suscitato le polemiche e come rispondete?
Occorre precisare che la polemica si e’ divisa in due. C’è stato chi contestava il titolo (“Born to drink – The next generation”), ed a questi possiamo tranquillamente rispondere che (dopo “Born to drink”, “Born to drink atto II”, “Born to drink domani smetto”) questa era la quarta volta che utilizzavamo questo titolo e quindi non capiamo perché, dal 2004 ad oggi, la polemica si sia scatenata solo nel 2010. Per quanto riguarda l’immagine del biglietto - e qui ci auguriamo di non ricevere una denuncia per plagio, visto che e’ stata già utilizzata da una nota multinazionale per pubblicizzare la propria bevanda 2 anni fa - non pensavamo di scatenare un dibattito così acceso in quanto non è sicuramente un immagine a condizionare in maniera determinante le scelte delle persone. Per altro noi ci siamo sempre impegnati il più possibile a tenere monitorato il consumo di bevande alcoliche da parte delle fasce protette. Riconosciamo che sicuramente si poteva usare un altro tipo di promozione dell’evento e cercheremo in futuro di essere più accorti, anche se rigettiamo assolutamente la polemica dal punto di vista morale. Per quanto riguarda chi ha suscitato le polemiche non ci sembra corretto scendere in particolari che potrebbero alimentare nuove polemiche del tutto fuori luogo [piccola nota dell’intervistatore che non riesce a tacere: se ci si attacca a una cosa del genere per polemizzare, possiamo davvero fare il funerale dell’ironia. Negli anni ’50 censuravano i fumetti accusati di istigare i giovani alla violenza: siamo ancora fermi a queste cacce alle streghe?]
Di cosa andate più orgogliosi di quanto fatto in questi anni e che cosa invece – se c’è una cosa – non rifareste?
Sicuramente andiamo orgogliosi di avere creato una bella realtà che propone momenti aggregativi per i ragazzi, cercando anche di coinvolgerli nell’organizzazione ed utilizzando solo ed esclusivamente nostre risorse economiche. Altro motivo di soddisfazione è quello di essere riusciti ad avviare un ricambio generazionale che ci fa ben sperare per il futuro, anche in considerazione del fatto che avvicinando i ragazzi a forme di volontariato che li interessino direttamente, si possa creare un “serbatoio” per le altre associazioni.
Il futuro: programmi, progetti, novità in vista? E a parte la promozione che fate via sms o cartacea, dove è possibile rintracciare notizie sulle vostre attività?
Attualmente siamo impegnati in un controllo documentale che ha avviato l’Agenzia delle Entrate tramite la SIAE nei nostri confronti che al momento ci sta preoccupando non poco. Detto questo stiamo collaborando con alcune realtà locali per delle conferenze, spettacoli di beneficenza (non mancate sabato 3 luglio nell’area antistante la Casa della cultura), abbiamo in fase di studio una serata in collaborazione con l’AC Casola. Attiveremo a breve per i tesserati una serie di convenzioni con agevolazioni in alcuni esercizi commerciali e cercheremo per quanto possibile di intensificare le nostre attività. Al momento, a parte i tipi di promozione da te citati, non abbiamo altri mezzi di comunicazione se non le notizie che pubblichiamo tramite il vostro giornale (https://hillparty.lospekkietto.it/), anche se ci sarebbe l’intenzione di costruire un sito Internet.
Intervista a cura di Michele Righini