Domenica 22 Maggio i parrocchiani di Valsenio hanno festeggiato una doppia ricorrenza: 40 anni di priorato di Don Giovanni Visani e 54 anni di sacerdozio di Mons. Francesco Giacometti.
Quarant'anni fa Don Giovanni Visani, o meglio 'don Giovannino', come da tutti affettuosamente viene chiamato, prendeva possesso della antica e nobilissima parrocchia di Valsenio, custode delle memorie e dell'abbazia dei Benedettini che, sul finire del primo millennio, colonizzarono la nostra vallata, rendendola fertile e rigogliosa di frutti spirituali e materiali.
Don Giovanni, che precedentemente era stato anche cappellano a Casola e a Valsenio, succedette a don Francesco Bosi, sacerdote di grande carisma, abile ed eloquente predicatore, estroverso e comunicativo, doti queste che venivano ben sostenute anche da una importante presenza fisica.
Don Giovanni, con la sua corporatura minuta e con il suo atteggiamento riservato, pareva l'esatto contrario di don Bosi e certamente sotto il profilo dello stile e delle apparenze le cose stavano così. Ma don Giovanni in realtà, sotto l'apparente fragilità fisica, nascondeva e nasconde tutt'ora un carattere di ferro, una grandissima forza morale e spirituale ed una sollecitudine zelante ed appassionata per le necessità della propria comunità e del proprio territorio. I suoi parrocchiani capirono ben presto di poter contare ancora una volta su di un pastore sicuro e paterno attorno al quale costituire una comunità fraternamente unita e coesa. Lo dimostrano la compattezza, la generosità e l'efficienza con cui questi si mobilitano in occasione delle feste e delle iniziative della parrocchia e l'affetto ed il rispetto di cui circondano il loro priore. Quanto alla fermezza ed alla forza di carattere di don Giovanni ben la potrebbero testimoniare tutti coloro che (politici, amministratori ed imprenditori) ne hanno fatto esperienza in occasione di un recente tentativo di 'invasione' dei terreni circostanti l'abbazia da parte di un insediamento industriale. Questo straripamento a monte della zona industriale, in direzione dell'abbazia, avrebbe seriamente compromesso l'ambiente e l'integrità di un territorio a cui la presenza della chiesa e dell'antico convento conferiscono una particolare dignità ed un innegabile pregio. Dobbiamo a 'don Giovannino', alla sua fermezza ed alla sua intransigente difesa delle prerogative e delle peculiarità del suo territorio se si è evitato uno scempio ed un ennesima offesa ambientale, e ora che lo sviluppo della zona industriale ha trovato soluzioni più razionali con l'espansione a valle, crediamo che tutti siano concordi nel riconoscere che don Giovannino ha combattuto una buona battaglia.
Abbiamo detto all'inizio anche di don Francesco Giacometti che nella medesima occasione ha festeggiato il suo 54° anno di sacerdozio. Questo figlio di Valsenio, grande amico di Casola, che ritorna sempre con grande felicità ed amore alla sua parrocchia di origine, ha percorso importanti gradini nella gerarchia della Diocesi sino a giungere al vicariato vescovile, dopo aver a lungo retto la parrocchia di Sesto Imolese ed aver diretto per ben 15 anni il settimanale diocesano 'Il Nuovo Diario Messaggero'.
I due sacerdoti, dopo aver concelebrato la S. Messa nella antica chiesa dell'Abbazia, gremita di fedeli, sono stati festeggiati dai parrocchiani che hanno organizzato un pranzo di quelli che non si dimenticano nel suggestivo giardino interno dell'abbazia.
Ad entrambi i sacerdoti va anche l'augurio di lunga vita da parte de 'Lo Spekki(ett)o'.
Alessandro Righini
Don Giovanni, che precedentemente era stato anche cappellano a Casola e a Valsenio, succedette a don Francesco Bosi, sacerdote di grande carisma, abile ed eloquente predicatore, estroverso e comunicativo, doti queste che venivano ben sostenute anche da una importante presenza fisica.
Don Giovanni, con la sua corporatura minuta e con il suo atteggiamento riservato, pareva l'esatto contrario di don Bosi e certamente sotto il profilo dello stile e delle apparenze le cose stavano così. Ma don Giovanni in realtà, sotto l'apparente fragilità fisica, nascondeva e nasconde tutt'ora un carattere di ferro, una grandissima forza morale e spirituale ed una sollecitudine zelante ed appassionata per le necessità della propria comunità e del proprio territorio. I suoi parrocchiani capirono ben presto di poter contare ancora una volta su di un pastore sicuro e paterno attorno al quale costituire una comunità fraternamente unita e coesa. Lo dimostrano la compattezza, la generosità e l'efficienza con cui questi si mobilitano in occasione delle feste e delle iniziative della parrocchia e l'affetto ed il rispetto di cui circondano il loro priore. Quanto alla fermezza ed alla forza di carattere di don Giovanni ben la potrebbero testimoniare tutti coloro che (politici, amministratori ed imprenditori) ne hanno fatto esperienza in occasione di un recente tentativo di 'invasione' dei terreni circostanti l'abbazia da parte di un insediamento industriale. Questo straripamento a monte della zona industriale, in direzione dell'abbazia, avrebbe seriamente compromesso l'ambiente e l'integrità di un territorio a cui la presenza della chiesa e dell'antico convento conferiscono una particolare dignità ed un innegabile pregio. Dobbiamo a 'don Giovannino', alla sua fermezza ed alla sua intransigente difesa delle prerogative e delle peculiarità del suo territorio se si è evitato uno scempio ed un ennesima offesa ambientale, e ora che lo sviluppo della zona industriale ha trovato soluzioni più razionali con l'espansione a valle, crediamo che tutti siano concordi nel riconoscere che don Giovannino ha combattuto una buona battaglia.
Abbiamo detto all'inizio anche di don Francesco Giacometti che nella medesima occasione ha festeggiato il suo 54° anno di sacerdozio. Questo figlio di Valsenio, grande amico di Casola, che ritorna sempre con grande felicità ed amore alla sua parrocchia di origine, ha percorso importanti gradini nella gerarchia della Diocesi sino a giungere al vicariato vescovile, dopo aver a lungo retto la parrocchia di Sesto Imolese ed aver diretto per ben 15 anni il settimanale diocesano 'Il Nuovo Diario Messaggero'.
I due sacerdoti, dopo aver concelebrato la S. Messa nella antica chiesa dell'Abbazia, gremita di fedeli, sono stati festeggiati dai parrocchiani che hanno organizzato un pranzo di quelli che non si dimenticano nel suggestivo giardino interno dell'abbazia.
Ad entrambi i sacerdoti va anche l'augurio di lunga vita da parte de 'Lo Spekki(ett)o'.
Alessandro Righini