Questo breve passo è tratto da un racconto orientale che ho letto in un vecchio libro capitatomi fra le mani, quasi per caso, proprio in questi giorni e che avevo dimenticato sotto pile di altri volumi. Sfogliandolo, la mia attenzione si è fermata proprio sul racconto del ritorno a casa di Mau-Sung e, rileggendolo, mi sono stupito quando ho notato come il tema trattato fosse di un’attualità straordinaria. Voglio quindi riproporre a tutti i lettori i passaggi più significativi che, credo, possano contribuire a far riflettere sul tema della vita e la sua origine.
…fu proprio quando si trovò quasi in prossimità di quel pendio che degradava dolcemente verso valle, completamente ricoperto da uno spesso manto nevoso, che Mau-Sung capì che era quasi arrivato al villaggio. La strada proseguiva fino al fondo-valle ancora per qualche miglio prima di arrivare alle capanne, ma lui sapeva che aldilà di quel piccolo promontorio, lo aspettava la famiglia in apprensione ormai da troppo tempo.
La sua gioia di essere tornato a casa sano dopo quegli ultimi giorni di tempesta, disperso in mezzo al bosco gelido, era talmente grande che decise di tagliare la strada lungo il versante e puntare dritto alla vetta del promontorio che lo separava dal meritato riposo.
Affondò quindi i primi passi sul candido manto nevoso che ricopriva il paesaggio e provò un brivido, quasi di piacere, nel sentire il gelo che per l’ultima volta avrebbe paralizzato la circolazione nei suoi piedi. Passo dopo passo, la cima della collinetta fu quasi raggiunta quando un boato dirompente squarciò la quiete del silenzio invernale. Mau-Sung si voltò di scatto verso quella fonte assordante e vide di lontano un uomo con un forcale in mano che sbraitava inveendo ogni imprecazione contro di lui. Subito il giovane Mau rimase quasi anestetizzato da quella scena che gli pareva surreale. Fu solo dopo un breve istante, mentre l’uomo continuava a venirgli incontro furioso, che, voltandosi indietro, Mau notò sotto le tracce lasciate dai suoi passi, affiorare alcune piccole foglioline ormai adagiate e schiacciate su quel terreno rossastro, fertile e abbondante di humus. Il suo cuore si strinse in una morsa, quasi di dolore, e la memoria lo rimandò proprio a quegli anni, lontani nel tempo quando, con il padre, passava intere giornate a seminare i campi, nell’attesa che arrivasse la buona stagione ricca e rigogliosa, che avrebbe portato i frutti del loro duro lavoro…
… nonostante fosse riuscito a sdebitarsi con il contadino, per il malfatto, offrendogli il proprio aiuto gratuito per tutto periodo del successivo raccolto, affranto e mortificato dell’accaduto proseguì lungo la strada senza ormai più quel brivido di entusiasmo che lo aveva spinto fin quasi a casa. Nella sua testa sentiva solo alcune parole del padre: “…e ricorda Mau stai attento dove metti i piedi perché potresti calpestare i semi che hai appena gettato, loro sono quasi invisibili, ma sono vivi più che mai...”
Nonostante la saggezza acquisita durante i suoi viaggi e gli studi compiuti presso i Grandi Maestri d’Oriente, quel giorno Mau-Sung capì quanto la mancanza dalla sua amata terra lo aveva spinto a non riconoscere più la grande ricchezza della Natura ed i suoi ritmi che sempre avevano scandito la giovinezza. Quella notte Mau pregò gli Dèi…

Tratto da: “Racconti d’Oriente” di Ian-Tzoi



a cura di Tiziano Righini
Condividi questo articolo
FaceBook  Twitter