Ancora una volta mi ritrovo a scrivere un articolo sulla fecondazione assistita e visto che tra poche settimane ci sarà il referendum, ricolgo l’occasione per ridire la mia.
Perchè andare/non andare a votare? Perchè votare sì o votare no?
Per rispondere a queste domande, a mio avviso si deve partire dal concetto che ognuno di noi ha della vita , e in particolare di quando pensiamo che inizi.
In tutti i testi di embriologia incontrati all’università , si parla di crescita e sviluppo pre-natale dal momento della fecondazione, definita come “il processo mediante il quale due cellule sessuali (i gameti) si fondono insieme per la creazione di un nuovo individuo, con un corredo genetico derivato da entrambi i genitori”(Developmental Biology S.F.Gilber capitolo 7) fino alla nascita.
Dopo la fecondazione avvengono una serie di complicate reazioni che portano principalmente alla riorganizzazione del nuovo genoma, che rappresenta il principale centro informativo per il successivo sviluppo del nuovo organismo.
Successivamente lo zigote subisce una serie di veloci divisioni mitotiche, la prima dopo trenta ore dalla fecondazione, che si susseguono nei giorni successivi. Nelle prime fasi dello sviluppo lo zigote non si è ancora annidato nell’utero materno, che raggiungerà il 7° giorno, ma “viaggia”lungo le tube uterine.
Dal 8° giorno inizia una successiva fase di sviluppo che porta da un lato alla formazione degli annessi embrionali tra embrione ed utero materno, dall’altro alla formazione dei foglietti embrionali ( ectoderma, mesoderma, endoderma e la corda) che rappresentano i futuri tessuti, organi, apparati dell’embrione.Con il 14° giorno si completa la formazione del tubo neurale, il futuro sistema nervoso del bambino.
In Inghilterra nel 1990, seguita successivamente da altri paesi, è stato introdotto il concetto di pre-embrione , ciò il nuovo organismo prima del 14° giorno doveva essere considerato un ammasso informe di cellule utilizzabile come oggetto per sperimentazione. Da nuovi dati, riportati nella rivista “Nature del 4 luglio 2002”, è stato dimostrato che è la prima divisione mitotica dello zigote ad influenzare il destino delle cellule successive, che andranno a formare tutti i tessuti del corpo, per cui l’embrione ( cioè pre-embrione) non può più essere considerato un ammasso di cellule informi.
Dopo questa parentesi, a mio avviso di essenziale importanza, ritorniamo al Referendum.
Volendo o almeno cercando di essere più obiettiva possibile, ho pensato di riportare i 4 punti della legge 40 che il Referendum vuole abrogare, riportando sia le motivazioni che spinge alcuni a votare Sì, sia le motivazioni che spingono altri a votare No, o meglio ancora, non andare a votare.
I 4 REFERENDUM
1 - Limite alla Ricerca clinica e sperimentale sugli Embrioni (cap. IV, art. 13, cap. VI)
I sostenitori del sì:
La legge 40 vieta la ricerca sulle cellule staminali embrionali, la più promettente per malattie oggi incurabili (come diabete, Parkinson, Alzheimer, sclerosi, infarti,…) che colpiscono in Italia oltre 10 milioni di persone. Se vincessero i sì su questo referendum i ricercatori italiani potrebbero utilizzare i circa 30 mila embrioni soprannumerari conservati nei centri per la fecondazione assistita e destinati ad essere eliminati. Potrebbero anche ricorrere alla clonazione terapeutica, che non ha nulla a che fare con la clonazione riproduttiva di esseri umani identici. Si porrebbe fine anche all’ipocrisia per la quale i ricercatori italiani possono utilizzare cellule staminali embrionali importate dall’estero, mentre finiscono in galera se le producono in patria.
I sostenitori del no:
La grande bugia scientifica è che le cellule staminali embrionali sono una via promettente per trovare le cure indicate dal referendum: non esiste un solo studio attendibile sull’uomo che riporti risultati positivi per questa via, mentre esistono studi sull’animale che dicono il contrario, cioè che le cellule staminali embrionali sono poco governabili e altamente tumorigene. Al contrario, la letteratura è ricca di successi ottenuti con le cellule staminali “adulte”, reperibili nel sangue del cordone ombelicale fetale, nel midollo osseo, nel fegato, nel pancreas, nel cervello, nelle cornee, nei denti, nelle orecchie, nel tessuto adiposo. Le cellule staminali adulte sono il futuro della ricerca, e sono moralmente lecite perché non richiedono la soppressione di embrioni. Oggi esiste la prova scientifica che tramite le cellule staminali embrionali non si è arrivati a nessun risultato, mentre con le cellule staminali adulte si sono già curate 59 malattie, tra cui differenti tumori. Inoltre, anche se in un ipotetico futuro le cellule staminali embrionali si rivelassero “utili”, rimarrebbe il grave problema etico: non possiamo uccidere esseri umani – gli embrioni – per salvarne (forse) altri. . Ogni vita umana, infatti, ha lo stesso valore e la stessa dignità, qualunque siano le sue condizioni: età, salute, razza, colore, intelligenza, forza, bellezza. Non possiamo dunque sostenere che la vita dell’embrione umano, solo perché più debole, vale di meno e può essere “sacrificata” per la ricerca.
2 - Norme sui limiti all'accesso (cap. VI, art.14)
I sostenitori del sì:
Votando sì a questo referendum si elimina il divieto di congelamento degli embrioni e l’obbligo di impiantare tutti gli embrioni nell’utero della donna. Il divieto di congelare gli embrioni (crioconservazione) diminuisce notevolmente le probabilità di successo della fecondazione assistita, costringendo le donne a ripetuti trattamenti che aumentano il rischio di danni alla salute. L’obbligo di impiantare tutti gli embrioni aumenta le probabilità di gravidanze trigemellari, pericolosissime sia per la donna sia per il feto. La legge 40, inoltre, vieta la diagnosi preimpianto e l’accesso alle tecniche di procreazione assistita alle coppie portatrici di malattie genetiche, ma non sterili. In Italia, considerando le diverse malattie genetiche, è un problema che riguarda centinaia di migliaia di coppie. Votando sì a questo referendum si consente sia l’accesso alla fecondazione assistita per tutte le coppie, sia la possibilità di utilizzare la diagnosi preimpianto per evitare di impiantare nell’utero della donna embrioni portatori di malattie genetiche. Impedire la diagnosi preimpianto significa spingere molte coppie a non mettere al mondo un bambino, per evitare il rischio di trasmettergli una malattia ereditaria, oppure costringere la donna all’aborto terapeutico in uno stadio avanzato della gravidanza (la legge 194 consente infatti l’aborto terapeutico nel caso in cui con l’amniocentesi la donna scopra che l’embrione soffre di una malattia genetica).
I sostenitori del no:
Anche qui, non si ammette un dato di fatto, e cioè che le donne sono meglio tutelate dalla legge 40 di quanto non fossero in passato, o di quanto non sarebbero se il referendum passasse. Dovendo produrre al massimo tre ovuli, infatti, si riduce proporzionalmente la necessità di ricorrere a pesanti stimolazioni ovariche per indurre farmacologicamente l’ovulazione, con i rischi gravi – a volte letali – per la donna che tale stimolazione comporta, spesso imprudentemente sottovalutati. Inoltre, ad una massiccia produzione di ovuli si accompagna generalmente una scarsa qualità degli ovuli stessi, buona parte dei quali vanno scartati o espongono ad un maggior pericolo di patologie il concepito. Trasferire tre embrioni, poi, offre la maggior percentuale di garanzie di “bambini in braccio”, 11% con un ovulo fecondato a 35% con tre ovuli.
Questo quesito contiene un altro punto decisivo, ovvero l’abolizione del divieto di eseguire la diagnosi preimplantatoria. All’inizio sembrava ovvio: la fecondazione artificiale è per chi è colpito dalla sofferenza della sterilità. Ma ora il quadro sta cambiando, o forse è già cambiato: si vuole utilizzare le pratiche per scegliere le caratteristiche del figlio, per ora in negativo (non avere alcune malattie), un giorno non lontano forse in positivo (avere le caratteristiche desiderate). Stiamo passando dunque dal desiderio del figlio al figlio del desiderio, dalla logica del dono alla logica della selezione umana. Infatti, specularmene alla volontà di scegliere i figli sani, c’è la volontà di eliminare i figli malati . Al di là del fatto che la diagnosi preimpianto non offre garanzie di salute dell’embrione, che presenta un consistente numero di falsi negativi, che causa comunque (qualunque sia lo stato di salute) la morte di molti concepiti per il suo grado di invasività, c’è un’evidenza inquietante: tale diagnosi rappresenta il punto più basso di una mentalità eugenetica ancora drammaticamente viva.

3 - Norme sulle finalità, sui diritti dei soggetti coinvolti e sui limiti all'accesso (cap. VI)

I sostenitori del sì:
La legge 40 stabilisce l’equivalenza tra embrione e persona. Votando sì a questo referendum si elimina, oltre agli stessi articoli toccati dal referendum n° 1, quella parte della legge che introduce per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico il principio di equivalenza tra un ovulo fecondato ed un individuo umano titolare di diritti. Quest’equivalenza è in palese contraddizione anche con la legge sull’aborto e rappresenta il primo tentativo da parte del Parlamento di rimettere in discussione quella legge, approvata dai cittadini con il referendum nel 1981.
Ma equiparare embrione e persona, ancora più che dal punto di vista giuridico, è inammissibile da un punto di vista etico.
I sostenitori del no:
Non siamo noi a conferire la dignità di essere umano. Ce l’ha per il fatto di esistere. Alla società spetta il dovere di tutelarlo e non stabilire se possa vivere o no." Ogni volta che nella storia si è affermato che un uomo non va tutelato nel suo diritto alla vita c'è stato il degrado ed ogni volta che si è fondato il suo essere persona sulla capacità di emettere diritti politici o sociali o dal "numero delle sue cellule" c'è stata la barbarie.
La legge infatti dovrebbe tutelare il più debole come essere prezioso
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