Non sempre tutto va secondo i copioni già visti. La situazione in centro america non è delle migliori, eppure una piccola nota positiva sembra venire dall'Olancho. Padre Andres Jose Tamayo, da anni impegnato in una dura lotta contro le compagnie del legname, ha ricevuto alla fine di aprile il premio internazionale Goldman, espressamente legato a chi si distingue nella difesa dell'ambiente.
Il profilo stilato dalla commissione ben sintetizza la complessa situazione che in questi anni si è creati intorno al Movimento Ambientalista dell'Olancho (MAO):

Father Tamayo is a charismatic Catholic priest leading the struggle for environmental justice in Honduras. He directs the Environmental Movement of Olancho, a coalition of subsistence farmers and community and religious leaders who are defending their lands against uncontrolled commercial logging. Together they continue to exert heavy pressure on the Honduran government to reform its national forest policy.

Parroco della piccola comunità di Salama nell'alcaldia di Juticalpa, padre Tamayo, di origine salvadoregna, lavora direttamente con i campesinos, portando avanti un'opera di presa di coscienza dei propri diritti, in nome della stessa costituzione dell'honduras. Una prospettiva perfettamente nel solco tracciato da Monsignor Romero, in una visione del sacerdozio legata all'idea della Teologia della liberazione e di una chiesa quindi strettamente legata alle lotte sociali. Proprio per questo suo impegno militante, è stato per cinque volte oggetto di attentati, mentre quattro dei suoi più stretti collaboratori sono stati uccisi da sicari mai identificati, nel più classico stile degli squadroni della morte. Più volte in Italia per cercare appoggio e visibilità, è riuscito a portare il problema della proprietà e gestione delle risorse minerarie e forestali dell'Honduras all'attenzione internazionale. Le due marce per la vita organizzate in Honduras nel 2003 e nel 2004, a cui hanno partecipato da tutto il paese oltre 50000 persone, hanno ben dimostrato quanto profondi siano i problemi ancora insoluti, creando allo stesso tempo le premesse per una trattativa. La situazione ambientale in Honduras appare in questo senso strettamente legata al più elementare rispetto dei diritti individuali e collettivi, al controllo sull'abuso di potere esercitato dall'esercito e dalla polizia, nonché ad una cronica situazione di corruzione degli apparati pubblici di controllo. L'opera di saccheggio delle risorse forestali del nord est del paese, trova infatti proprio nel COHDEFOR, l'organo di gestione delle foreste, il suo principale alleato. Vere e proprie zona di frontiera della colonizzazione e dello sfruttamento, i dipartimenti dell'Olancho, di Colon e di Grazia de Dios, subiscono proprio dalla fine della guerra con il Nicaragua nei primi anni '90, un assalto spregiudicato, che non risparmia neanche la aree già identificata come protette. La riserva della Biosfera del Rio Platano, già patrimonio dell'Unesco, la Riserva Antropologica degli indios Tawanka, Il Parco della Sierra de Agalta, sono anch'esse in questo momento minacciate dal taglio più o meno legalizzato e dagli incendi incontrollati. Se l'opera di padre Tamayo, riuscirà ad unire le molte anime già presenti nella società honduregna che si oppongono a tutto questo, i movimenti per i diritti umani, le federazioni indigene, i gruppi di base dei campesinos i gruppi di intellettuali, allora forse ci sarà qualche speranza che l'Honduras non sia una storia già vista.

Andrea Benassi
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