Una legge regionale: la L.R. 12 marzo 2003, ed alcune direttive regionali ad essa legate e recentemente approvate, riformano lo status delle IPAB (per intendersi delle ex Opere Pie) dell'Emilia Romagna e di fatto impongono loro, all'insegna del 'più è grande, più è bello', di concentrarsi o di fondersi in 'Aziende di servizi alla persona' per le quali vengono fissati ambiti minimi territoriali o, in alternativa, limiti minimi di 'fatturato' e di capitale talmente alti che di fatto escludono la sopravvivenza delle piccole Opere Pie coma la nostra.

Personalmente, e con me gran parte di coloro che sono impegnati nella amministrazione di questi piccoli enti che, sia detto per inciso, funzionano bene e con pochissima ( o nessuna come nel caso di Casola) spesa, si chiedono il perché di questa legge. Io penso che se lo chiederanno anche i cittadini man mano che prenderanno coscienza di questa novità.
Secondo buon senso le leggi dovrebbero preoccuparsi soprattutto di riformare le cose che vanno male, e ve ne sono parecchie, più che mettere mano alle cose che funzionano bene, ma tant'è.
E' chiarissimo che questa legge ha come punti di riferimento alcune grosse realtà della Regione ed una visione eminentemente aziendalistica del problema assistenza, riferimenti e visioni tali, dunque, da escludere dal proprio orizzonte tutto quel patrimonio di sensibilità, di senso di appartenenza, di memoria storica, di gratuità, di spirito di sacrificio, di volontarietà, di generosità, di condivisione e di solidarietà, che è sempre stato la vera anima di enti e strutture quali quelle delle piccole Opere Pie, (sorte, lo ricordiamo, per un volontario e libero moto di spirito di carità e di solidarietà cristiane, vissute e sopravvissute per secoli, circa 7oo anni le Opere Pie di Casola, grazie al contributo generoso e disinteressato dei cittadini del posto), che non è riducibile né rappresentabile in un puro, esclusivo ed arido ambito contabile e in una realtà in cui la gestione delle cose è di fatto affidata soprattutto ad organigrammi più o meno onerosi di manager, le cui motivazioni sono magari molto condizionate e legate alla consistenza dei gettoni di presenza, di direttori generali, di funzionari di addetti di settore ecc. ecc.
Le motivazioni a favore della legge, parlano di maggiore funzionalità, di sinergie, di più impegnativi compiti, di strategie, di sistemi integrati, insomma i soliti luminosi e più altri traguardi di cui le cose piccole e semplici finiscono sempre per fare le spese e con cui gli espropri al maggior e più diretto controllo dei cittadini vengono giustificati.
Come se la vitalità, la flessibilità e la velocità di reazione, di questi piccoli enti, la loro capacità di adattamento e di risolvere con poco e semplicemente molti spinosi e pesanti problemi, non fosse già di per sè un grande valore. Come se la parola 'sinergia' non volesse dire altro che annessione ed azzeramento delle piccole realtà invece che, come in effetti dovrebbe essere: mettersi insieme, ciascuno con la propria ricchezza ed individualità, riunire gli sforzi per ottenere insieme buoni risultati. La qual cosa, a livello di diverse nostre Opere Pie o IPAB che dir si voglia, già avviene.
Casola, a cavallo degli anni '60 e '70, ha già avuto esperienza diretta dei guasti che hanno prodotto i processi di centralizzazione e di interferenza dei poteri statali, politici o regionali sulla vita delle Opere Pie. Purtroppo le interferenze ed i tentativi di annessione da parte delle realtà maggiori a spese delle piccole sono una costante ricorrente nella plurisecolare storia delle nostre Opere Pie, come ben ha documentato l'interessante volumetto 'Fra miseria e carità'scritto da Roberto Rinaldi Ceroni, l'attuale presidente dell' ente.
Al tempo dello Stato della Chiesa erano le Curie Diocesane che interferivano e tentavano di annettere, poi è stata la volta delle Prefetture e dei Ministeri del nuovo ed illuminato, nonché liberale, regno Italico e Sabaudo, infine, in tempi recenti, le strutture della nostra amata Repubblica.
I casolani però, pur fra carenze e grandi difficoltà, hanno sempre tenuto duro, perché hanno sempre avuto ben chiaro che le Opere Pie rappresentavano un valore vero ed erano una cosa che apparteneva fortemente alla comunità.
E, si noti bene, che erano un valore che apparteneva a tutti, non solo al mondo cristiano, infatti, in tempi moderni, fior di laici, quali Luigi Sasdelli ed Alfredo Oriani, sono intervenuti con decisione, in momenti critici, a difendere ed a sostenere le Opere Pie.
Bene, ora però la legge, è stata approvata e produrrà degli effetti. Bisogna cercare di limitare, il più possibile, il danno.
Fortunatamente la legge è stata cambiata rispetto alla sua prima stesura, perché un certo numero di politici e di rappresentanti della società civile hanno imposto una ulteriore riflessione su alcuni punti salienti.
In particolare sono stati abbassati i limiti minimi di 'fatturato' a cui le nuove Aziende di servizi alla persona devono arrivare per potersi costituire autonome e sono state previste delle eccezioni agli ambiti territoriali con alcuni 'eccetera' che lasciano bene sperare.
Per ora bisogna sottostare alla legge ma c'è la possibilità di salvaguardare maggiormente il controllo dei casolani sulla nuova struttura che si andrà a formare, evitando di farsi schiacciare dal peso esorbitante delle IPAB di Faenza che praticamente finirebbero per annettersi ed inglobare tutte le altre IPAB del comprensorio.
Infatti la rappresentanza delle realtà comunali all'interno degli organi di gestione di una ipotetica ed unica Azienda a livello comprensoriale, sarebbe proporzionale al valore dei capitali conferiti dalle IPAB di ciascun comune, e poiché il valore del capitale casolano, rispetto a quello Faentino, è dell'ordine dell'1%, è ovvio che Casola non conterebbe più assolutamente niente. (in un prospetto a parte riassumiamo in una tabella il confronto dei valori di 'fatturato' e di capitale delle IPAB del Comprensorio).
La soluzione sta nella costituzione di una 'Azienda' svincolata da Faenza, che riunisca le IPAB di Casola Valsenio, Brisighella, Fognano, Castel Bolognese e Solarolo.
In una 'Azienda' di questo tipo, i valori patrimoniali e di 'fatturato' dei partners sarebbero molto meno squilibrati (si faccia riferimento sempre alle tabelle pubblicate in calce) e Casola potrebbe contare di più.
Fra l'altro fra le suddette IPAB, ed in particolare fra quella di Casola e di Castel Bolognese, esistono già da tempo forme ed esperienze di collaborazione e di messa in comune di sinergie, ci sono ottimi rapporti di collaborazione e dunque si può ben sperare.
Le decisioni in questo senso o in un altro spettano per legge alle Amministrazioni comunali ed in particolari ai vari sindaci.
Mercoledì 16 Febbraio '05 alle ore 20,30 si è svolta nella Sala Consiliare del ns. Comune una riunione, indetta dal Consiglio dell' Opera Pia S. Antonio Abate e SS. Filippo e Giacomo di Casola allo scopo di presentare alle forze politiche locali ed alle varie componenti sociali del nostro Comune il quadro aggiornato della situazione e delle concrete possibilità di azione.
Erano presenti anche i rappresentanti delle IPAB dei comuni sopra ricordati.
Sulla base di una chiara ed esauriente relazione del coordinatore dell' IPAB di Castel Bolognese, sig. Claudio Villa, funzionario esperto e motivato che ha collaborato spesso con la ns. Casa Protetta, e , come è stato poi ribadito dall'attuale presidente della ns. IPAB, Roberto Rinaldi Ceroni, è emerso chiaramente che la soluzione di un''Azienda' subzonale (ovvero fra i Comuni di Casola, Castel Bolognese, Brisighella-Fognano e Solarolo) svincolata da Faenza, è non solo possibile ma addirittura auspicabile per i motivi che sopra abbiamo illustrato.
Altri interventi dei partecipanti e delle rappresentanze delle IPAB invitate hanno ribadito questo concetto.
E' stato fra l'altro ricordato e sottolineato che, per quanto riguarda Casola, l'impegno di salvaguardare il più possibile l'autonomia della locale IPAB è stato inserito a chiare lettere nel programma elettorale della Amministrazione di centro-sinistra che ora governa il paese.
Il vicesindaco Giacomo Giacometti, dopo una lunga riflessione sui vari aspetti del problema, si è espresso chiaramente a favore della soluzione di due 'Aziende' nel Comprensorio invece che di una sola.
Il sindaco Giorgio Sagrini ha ricordato l'impegno elettorale della sua amministrazione ed ha detto che occorre esaminare tutti gli aspetti del problema e magari anche produrre una bozza di statuto della nuova 'Azienda' che possa, già in tempi brevi, prefigurarne la struttura.
C'è un pericolo insito in questa vicenda, che potrebbe creare ostacoli e difficoltà alla realizzazione di una 'Azienda' subzonale, ed è che gli interessi politici regionali o provinciali di alcuni partiti non coincidano con le aspettative o le aspirazioni casolane e finiscano per far tentennare la volontà o le buone intenzioni di qualche sindaco dei comuni interessati.
Auguriamoci che ciò non avvenga e nel frattempo vigiliamo e mobilitiamoci.

Alessandro Righini

In allegato la 'TABELLA DATI DI BILANCIO 2004 RELATIVI ALLE IPAB DEI COMUNI DI :CASTEL BOLOGNESE – SOLAROLO – BRISIGHELLA – CASOLA VALSENIO' e la 'TABELLA DEI VALORI PATRIMONIALI DELLA IPAB DISLOCATE NEI COMUNI DEL DISTRETTO DI FAENZA'
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