Pensando alla Pasqua, ormai imminente, ho davanti agli occhi un fatto vissuto in questi tempi che mi ha ridestato il cuore per lo stupore e mi ha lasciato gioia.
Qualche settimana fa è deceduta una signora alla Casa Protetta e, come accade in questi casi, vengo chiamato per una preghiera. Arrivo al ricovero e subito Gigi mi porta nella camera e mi descrive brevemente la storia di Maria, ospite prima di una casa di cura mentale e poi della nostra struttura, mi dice che Maria non aveva parenti e che in questi anni nessuno mai era venuto a trovarla. Inizio la preghiera e mi colpisce la postura scomposta del corpo, forgiato così dalla malattia e, guardandola, sento l’invocazione di questa donna che chiede ora pace per il suo corpo martoriato dal dolore, e compagnia che compensi la solitudine di una vita.
Guardo Maria e prego per lei e chiedo che il Signore le doni ora la gioia eterna, impetravo consolazione per lei e mi accorgo che guardandola sono io che vengo consolato, quel suo corpo martoriato mi provoca per la profondità e la drammaticità della sofferenza, e in Maria vedo Gesù che affronta la passione e sale sulla croce per portare il dolore e la sofferenza di ogni uomo. Quella donna, Maria, inerme sul suo letto ma già tutta immersa nella vita eterna, mi ridesta una profonda domanda sulla vita, mi commuove con lei ad entrare nel mistero del dolore ma non per fissare lo sguardo sulla sofferenza anzi, quell’icona viva di Gesù mi invita a contemplare il Crocifisso vivente: non il corpo posto nel sepolcro ma il Vivente per sempre.
Mi ritorna in mente quanto S.Paolo dice ai Corinti: “il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne”, e ancora: “convinti che Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. (cf. 2Cor 4, 13-18)
In questa circostanza un altro gesto mi commuove, Maria, che sembrava non avesse nessuno accanto, aveva amici sempre vicino: gli inservienti e gli infermieri della Casa Protetta si sono autotassati per pagare un cuscino di fiori da mettere sul cofano funebre di Maria. Questo è il gesto di chi si lascia commuovere da colui che ha davanti, la professionalità del lavoro è illuminata da una “schietta” umanità.
Ogni situazione di dolore, ogni uomo sofferente, diviene una domanda per ognuno di noi, una provocazione alla nostra libertà che urge una risposta: o il chiudere gli occhi e fuggire dalla sua vista, o chinarsi sul fratello sofferente e lasciarsi “educare” da quella circostanza. Allora dal dolore emerge, poco alla volta, un Volto che si fa compagnia, presenza consolante, compagno di viaggio, la rabbia cede il posto alla consolazione, la durezza di cuore si cambia in gratitudine.
Giovanni Paolo II ricordava che Gesù, avendo portato su di sé la sofferenza e la morte dell’uomo, essendo sceso agli inferi ed essendo risorto per la sua obbedienza piena all’Amore del Padre, ha segnato una volta per sempre ogni sofferenza umana con il carattere della redenzione, della salvezza. Ogni gesto d’amore, anche piccolo, e ogni consolazione che nasce in una situazione di dolore, è segno dell’Amore eterno e salvifico di Gesù, non consideriamo poca cosa la compagnia di Gesù ma desideriamola e invochiamola, è ciò che rende piena la nostra vita fin da ora, più umana.
Per conoscere Gesù non è necessario uno nostro sforzo intellettuale o fisico, ma è necessario imparare a vivere seriamente la realtà che ci sta davanti, lasciarsi provocare da essa e “giudicarla” con il desiderio del nostro cuore e seguire testimoni.
Dice Benedetto XVI: “Che cosa ha portato Gesù veramente se non ha portato la pace nel mondo, il benessere per tutti, un mondo migliore? Che cosa ha portato? La risposta è molto semplice: Dio. Ha portato Dio: ora noi conosciamo il suo volto. Ora conosciamo la strada che, come uomini, dobbiamo prendere in questo mondo. Gesù ha portato Dio e con lui la Verità sul nostro destino e sulla nostra provenienza, la fede, la speranza, l’amore. Solo la nostra durezza di cuore ci fa ritenere che sia poca cosa”.
Buona Pasqua a tutti. Gesù possa vincere la durezza del nostro cuore, accresca sempre più in noi il desiderio della gioia eterna e ci dia di vivere la buona compagnia della Chiesa, con l’umile forza di sostenerci l’un l’altro in questa vita per fissare lo sguardo sulla salvezza eterna che ha un Volto presente: Gesù.
Don Euterio
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