Vibra il cellulare, Don Euterio, cosa mi sono scordato?, rispondo: - Pronto!?
- Ciao Niko vieni a Madrid per la GMG?
- Mmm, mi sono scordato di chiederlo ai miei superiori, chiedo e ti dico entro poco.
- Ok, ciao e sappimi dire in fretta che devo prenotare l'aereo.
- Ok chiedo e ti rispondo.

Numero rapido, tasto2, Mamy:
- Pronto!?
- Mamma posso andare a Madrid con il prete?
- Con il prete?!
- Si dai dopo il campo estivo mi ha chiesto il Don se mi andava di andare alla Giornata Mondiale della Gioventù.
- Fai te.
- Ok ciao mamma.
Ultime chiamate, Don Euterio, tasto verde.
- Don…
- Dimmi Niko.
- Ci sono dai... al massimo vengo a fare due foto.
- Seee...patacca, vieni, convinto?
- No no, sono convinto ho meditato molto.
- Ma se mi hai risposto subito.
- Non devo pensare troppo altrimenti dopo me ne pento.
- Ok quindi ci sei?
- Si contami.
- Ti aggiorno su tutto quando mi arriva il materiale e le prenotazioni, ciao.
- Ciao Don.

Dovunque io vada cerco sempre di avere la mia macchina fotografica.
Sono in queste circostanze, in cui devi scrivere di una tua esperienza personale, che torna utile ricordare di alcuni momenti precisi che ti rimpossessano la mente, profumi ed emozioni che una semplice immagine indirettamente si porta con sè.
Ci siamo preparati alla nostra grande avventura, leggendo e discutendo alcuni scritti del Papa, del suo bel discorso ai giovani (se avete un po' di tempo, leggetelo), svariati incontri che capitavano sempre di domenica, giornata che io ho da un po' dedicato al lavoro, quindi ho dovuto studiarmeli un po' per conto mio.
Zaino preparato, documenti in ordine, soldi?, si un po' ne ho, via, andiamo.
Ore seietrenta del mattino del sedici agosto, via si parte, ci siamo tutti? Pronti partenza, un attimo manca Veronica... ah eccola.
La sub-corsale della diocesi di Imola era divisa in due mezzi di locomozione, un pulmino rosso e una strana macchina sette posti verde che dovevamo incontrare in quel di Riolo Bagni sulle sette.
Stranamente eravamo puntuali anzi, in leggero anticipo, rotta verso Ancona per l'aereo, se molti di voi se lo chiedessero ebbene sì ad Ancona c'è un aeroporto.
Bagagli ok? Tutti tranne quello del Don che con la scusa che aveva delle 'cose per tutti' ha sparso praticamente tutti gli oggetti più pesanti negli zaini altrui.
Volo tutto bene, poca tensione, tutto liscio, addirittura all'atterraggio c'era un bersagliere registrato che ha strombettato l'arrivo delle truppe alleate nell'ultimo stato conquistato per fare Risiko!, usanza di una compagnia di voli low cost, noi d’altronde applaudiamo quando l'aereo tocca la pista asfaltata.
Madrid siamo arrivati, calmo, era pomeriggio e tutto doveva avere inizio a breve, la quiete prima della tempesta.
Eravamo ospiti in una parrocchia vicino al centro dove ci siamo sistemati, noi lì, le ragazze in una palestra poco lontana.
Le mattine erano impegnate da catechesi che hanno tenuto due Vescovi italiani, molto interessanti che hanno toccato diversi aspetti della Chiesa di oggi e soprattutto del ruolo che i giovani hanno in essa, adesso.
Senza volerlo mi sono ritrovato ad annotare alcune frasi, inconsciamente mi ero fatto trasportare da quelle belle parole, come inconsciamente allo stesso tempo ora non trovo più il taccuino, scusate.
I pomeriggi invece erano un po' liberi e ne abbiamo approfittato per vedere un pezzettino di Madrid.
Non è mia intenzione fare un 'diario di bordo' della nostra spedizione, lo vedo riduttivo, cercherò infatti di farvi vivere pochi momenti che a me sono rimasti in testa e rimbalzano ancora avanti e indietro come una pallina rimbalzina vinta alle macchinette in piscina.

Accoglienza del Papa, la 'tempesta' era arrivata su Madrid, la quiete solo un vago ricordo, immaginatevi un fiume di persone tutte colorate che corrono, cantano, giocano e sorridono, un fiume è riduttivo, forse l'unica immagine che potrebbe fare fede al mare di gente è una foto di 'google maps' in quel momento.
Io non credevo che potessero incontrarsi così tante persone nella stessa città, nello stesso momento senza che ci fosse un concerto dei Pink Floyd.
Mi ricordo di una festa che fecero per Capodanno se non sbaglio, a Casola, dal nome “Todo el mundo esta aqui”, ecco quella era l’espressione giusta, tutto il mondo era riversato su una strada del centro di Madrid, con tanto di strumenti, usi e costumi che si erano portati dietro.
Amavo da piccolo guardare le bandiere degli stati nelle ultime pagine dell’atlante, in quella strada ce n’erano di più, alcune sconosciute a tutti, era diventato un po' un gioco.
Noi, appostati davanti al maxischermo, eravamo riusciti a prendere un bel posticino per seguire tutto in maniera decorosa.
Arrivò la Papamobile e dal di lì è stata un apoteosi di cori e canzoni, la cosa che mi ha colpito di più è che dal momento che tutto ha avuto inizio con le prime parole di benvenuto, alla prima parola, tutta la folla si è ammutolita, tutti erano in silenzio, quel fiume di gente era completamente in silenzio, scena da pelle d'oca, ve lo garantisco, non credo che rivedrò mai più una scena del genere nella mia vita, c’era un clima di rispetto assoluto.
Eravamo riusciti tutti a trovare qualcosa che cercavamo in un secondo.
Semplicemente un momento, indimenticabile.

Non ci potevano contenere in un altro posto se non in un aeroporto

Pensate ad un numero, due milioni, ecco noi eravamo due milioni.
Per fare un paragone pratico, andate in banca e chiedete di cambiarvi 20.000 euro in pezzi da un centesimo, vi daranno due milioni di centesimi, provate a stenderli e riempirete sicuramente la piazza Oriani, a occhio, poi magari mi sbaglio.
Salite fino in cima al ex convento delle suore e avrete davanti uno spettacolare sciame di monete.
Io ero una di quelle minuscole monetine.
Due milioni di persone non passano inosservate, devono bere mangiare e lavarsi i denti, per non parlare di bisogni ben più impegnativi.
Siamo partiti per il nostro pellegrinaggio la mattina, sulle 9 circa e siamo arrivati nella zona della veglia, la famigerata veglia del Papa che si concludeva il giorno dopo con la Messa finale.
Ci siamo impadroniti del nostro territorio stendendo teli, caldo indescrivibile, quarantadue gradi, percepiti infiniti, neanche un albero in un raggio di chilometri, unica ombra trovata, un ombrellino, non un filo d'aria, eravamo ancora larghi, era presto.
In poco tempo ci siamo ritrovati sommersi gli uni negli altri, francesi, argentini, italiani, congolesi, una macedonia di persone, sembrava di essere ai mondiali, era solo mezzogiorno.
Era il primo giorno che non dovevamo sfamarci in locali convenzionati.
Tutte le volte che dovevamo fermarci a mangiare mi sembrava di essere tornato operaio nella ditta di mio babbo quando a pranzo dovevamo pagare con i buoni, ebbene sì, ce li avevamo anche noi, i bellissimi buoni del pellegrino, non si poteva andare assolutamente in un posto in cui fuori non ci fosse l'adesivo della JMJ (Jornada Mundial de la Juventud).
In quel luogo ci hanno fornito una sporta con pranzo cena e colazione, tutto confezionato, inscatolato, pieno di conservanti, cose che per far funzionare la digestione dovevi mangiarti un chilo di segatura.
Forse condizionati anche dal caldo mi sembrava che il patè a momenti dovesse prendere vita e danzare con l'insalatissima di tonno e fagioli alla messicana. Viaggio mentale dovuto al caldo.
Alle tre di pomeriggio, si friggeva, abbiamo celebrato la Messa in mezzo alla folla, con un altare improvvisato sulla custodia di una chitarra, un minimo di dovere spirituale lo dovevamo avere, è stata la messa più “calda” della mia vita.
La sera arrivò lentamente, piano piano il sole tramontò, molto lentamente e alle nostre spalle si appostarono delle nubi nere, cariche di tensione, non è una figura retorica, erano veramente brutte.
Arrivato il buio incominciò la veglia serale, tutti molto raccolti, ci siamo preparati ad ascoltare e ad aprire la mente, fino a quando caddero le prime goccioline.
Le francesi dietro erano molto più preoccupate di noi.
Naldi mi diceva sempre: - Non esiste buono o cattivo tempo, esiste solo un giusto equipaggiamento.
Le francesi non avevano praticamente niente se non i vestiti che avevano addosso e credo uno spazzolino in tasca giusto per non sentirsi in colpa.
Noi invece eravamo attrezzatissimi.
Le gocce incominciarono a cadere moltiplicandosi sempre più, raffiche di vento spaventose, la gente rideva come nelle giostre ma in verità aveva una paura che si toccava.
Cominciarono a saltare i maxischermi, l'audio e tutto il resto, mi sembrava di essere tornato all'”Heineken Jamming Festival” a Mestre dove successe un finimondo.
Donammo qualche cerata alle francesi e ci riparammo alla meno peggio.
Il ciclone ci girò intorno fortunatamente, ci aveva risparmiati.
Poco dopo il Papa ci disse che per problemi tecnici la veglia non poteva concludersi come da programma e ci ha augurato un buon riposo in vista della giornata successiva.
Alla notizia, incominciammo a disporci per dormire, sembrava che dovevamo montare un mobile Ikea, tutti attorno agli zaini asciutti, giravamo i teli mentre altri due scuotevano il resto, dieci minuti solo per studiare gli incastri dei nostri corpi perché ormai la pioggia aveva distrutto i nostri piani mescolando il nostro territorio conquistato, cedendolo ai nostri vicini.
Don Euterio era estraneo a tutta questa operazione perché era già nel mondo dei sogni, si era rinchiuso in un bozzolo creato da un poncio, una cerata e un coprizaino, spuntavano solo gli occhiali, epico.
Un po' siamo riusciti a dormire, poco.
Prima di dormire pensavo: - A ‘sto giro ci ha proprio graziati!
Ripensavo al muro d’acqua che avevamo dietro, davanti, ci ha girato attorno letteralmente, un segno?

Avrei potuto raccontare altri fatti ma, come detto prima, non volevo fare un diario del nostro viaggio, i ricordi li custodisco gelosamente, questi sono piccoli episodi.
E' comunque stato un pellegrinaggio intenso per me e per la mia “zucca”.
Inequivocabilmente parti con delle domande in cerca di risposte.
Sono tornato con alcune risposte e molte più domande di quando sono partito, vi chiederete allora non ti è servito a niente, non è così, dal momento che uno si siede e non si fa più domande a mio avviso smette un po' di sognare e di vivere.
E' la ricerca delle risposte a queste domande che ti fa camminare verso una direzione, verso un qualcosa che non si può toccare, ciò che è la Fede ed è normale che nel cammino te ne vengano fuori altre.
Il confronto è una delle cose che mi è rimasta più impressa, il guardare in un unica direzione, insieme, pelli di colore diverso ma cuori felici.
Qualcosina dentro me l'ha cambiata questa spedizione.
Che altro dire... se non vi sono bastate le parole vi invito a guardare le foto sul sito dello Spekkietto che vi possono aiutare a capire cosa abbiamo vissuto.

Un grazie di cuore va al Don, Riky, Anna, Martino, Monica, Gian&Gian, Cip e Ciop, Vero, Vale, Davide, Chiara, Antonella, la vera ed unica sub-corsale della diocesi di Imola.
Random: Partito per gioco, zaino fatto, acciderboli unica cosa scordata, lo shampoo, irrilevabile data la mia dote innata di partire scordandomi cose ben più importanti. Non scorderò mai il sorriso di tutta la gente che ho incrociato per le strade di Madrid. Partito conoscendo poche frasi da intorto in spagnolo, il mio inglese maccheronico e l'italiano-romagnolo che ormai mi è compagno di vita. La metro vuota piena vuota piena e poi sempre piena. - Dove vai in vacanza? - A Madrid, con il prete alla giornata mondiale dei giovani - domanda lecita: - Ma il prete è giovane? - No lui ci viene perché è un prete. - Ah... Pronti partenza, un attimo manca Veronica... ah eccola. Comunque non sono solo, tanta gente rema nella mia direzione, grazie Madrid.


Nicola Pozzi
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