Il Comitato dei Sindaci del territorio faentino (comitato di distretto che governa i Servizi Sociosanitari), ha deliberato l'aumento consistente delle rette per il soggiorno in Casa Protetta.
L'aumento ha decorrenza arretrata al 1 luglio e validità fino al 30 aprile p.v.
A fronte di questo provvedimento ci si chiede se il momento sia il migliore per gravare ulteriormente le famiglie di oneri maggiori imponendogli anche di pagare degli arretrati.
L'aumento comporterà cinquanta euro mensili in più e la cosa non può essere considerata indifferente.
La prima domanda da fare è se proprio fosse necessario adeguare a settembre le rette con decorrenza arretrata. Si poteva farne a meno? La scelta è avvenuta dopo avere esperito una ricognizione dei costi dei servizi prestati ai ricoverati?.
Saperlo è importante e sopratutto sarebbe stato utile informare preventivamente le famiglie e la cittadinanza che sono teoricamente rappresentati da un comitato tenuto all'oscuro dell'iter seguito per giungere a quella conclusione.
Sospettare è peccato, ma alle volte il sospetto prende corpo quando nelle varie circolari o delibere della Regione si scrive di perequazioni da raggiungere nell'importo delle rette su livelli unici assai superiori a quelli in essere presso la ASP “SOLIDARIETA' INSIEME”.
Se questo fosse il solo motivo del ritocco in alto, dovremmo concludere che il provvedimento non è convincente, perchè non spinge i gestori delle Case Protette ad impegnarsi per incidere sui costi dei servizi erogati.
Tuttavia, al di là della poco convincente e poco conosciuta ragione che ha determinato l'aggravio di spesa per le famiglie degli ospiti in Casa Protetta, si ripropone il tema della scarsità delle risorse pubbliche da dedicare genericamente alle famiglie, ma più specificatamente ai bisogni sociali.
La risposta non sta solo sull'aggravio della partecipazione degli utenti ai costi, perché il tema si pone in termini ben più complessi tali da mettere a rischio il sistema dei servizi sociali.
C'è in molti la fatalistica convinzione che i tagli imposti inopinatamente e maldestramente dal Governo ai Comuni comporteranno una drastica riduzione dei livelli degli interventi sociali.
Ci sarebbe da dire molto sulle scelte governative, ma basti sottolinearne la profonda ingiustizia che determinano tra chi paga regolarmente le tasse e chi non le paga.
Oggi tuttavia si devono fare i conti con la realtà che mette a repentaglio un sistema importante costruito nel tempo con attenti autori pubblici e privati .
E quello che è ancora più grave, ne impedisce lo sviluppo verso altri bisogni che avanzano.
Non ci si deve però solo rammaricare del venir meno delle risorse.
E' probabile che l'attuale organizzazione dei servizi richieda di ripensarne l'organizzazione per renderla meno ingessata, meno burocratica, meno ancorata a regole che a volte vanno oltre le pur giuste attenzioni alla qualità delle prestazioni e resa anche più disponibile ad accogliere apporti dal volontariato sociale.
Forse è necessario uscire da uno stato di autoconservazione del sistema per dedicarsi di più alla sperimentazione di risposte nuove e meno costose.
E' un processo che è partito, ma che rischia di arenarsi per la mancanza di risorse.
Allora si pone l'esigenza di mobilitarne di nuove nel territorio.
C'è latente, ma possibile, la disponibilità dell'operatore economico privato ad assumere a suo carico, più del passato, pezzi di spesa sociale. E' una assunzione di responsabilità che matura dalla convinzione di poter meglio produrre in un territorio che non abbia acuti problemi sociali.
E' una disponibilità da coltivare e sollecitare evitando tuttavia di ingabbiarla in pastoie procedurali che la scoraggino. Ci sono dunque, detta genericamente, alcune regole da snellire se si vuole ottenere risultati.
Spetta agli attori, siano essi gli amministratori locali, siano i dirigenti del sistema dei servizi o siano i Sindacati, che in materia hanno ricevuto dal legislatore ruoli importanti, muoversi per rinnovare ed arricchire un sistema che ha ancora tante virtù, ma che rischia di impantanarsi nelle difficoltà finanziarie e procedurali.
Giacomo Giacometti