Ci sono fatti ed eventi dove la lingua italiana abdica a favore di parole inglesi che tradotti letteralmente ( per chi lo riesce a fare) dicono comunque poco.
Capita in questi giorni di fine novembre col termine “switch-off”.
Switch-off sta per spegnimento del segnale analogico nelle trasmissioni televisive e attivazione del solo segnale digitale. Certo che la frase in italiano è troppo lunga. Si poteva allora usarne una piu’ breve che ne richiamasse il senso come per esempio “ spegnimento del vecchio segnale” oppure “passaggio al digitale terrestre”. Ma forse l’uso delle due parole inglesi dà all’evento un’aura mistico-tecnologica che ha maggior effetto.

C’è poco da fare: l’uso dell’inglese porta con sé un senso quasi di ineluttabilità del progresso tecnologico. Se quelle due parole te le sciacqui in bocca già ti pare di avere confidenza col nuovo che avanza. Se poi guardiamo dietro la vetrina scintillante degli effetti speciali favoleggiati dal digitale terrestre troviamo tanti piccoli/grandi interessi che si muovono in corteo. Per stare nell’inglese: business ( di chi vende decoder, parabole, fiction varie, ecc.).
I reali vantaggi? Vanno chiesti ai fortunati che potranno realmente fruirne. Già perché quelli che non si trovano dirimpetto al ripetitore dovranno acquistare parabola +decoder per catturare il segnale da satellite e dei vantaggi veri di questa tecnologia ne faranno a meno. Così all’incirca ci ha raccontato il direttore di Lepida spa ( società pubblica con capitale al 97% della regione cui aderisce, nel suo piccolo, anche il comune di Casola) nella serata di mercoledì 17 novembre organizzata dall’amministrazione comunale.
A Casola c’è l’aria buona, l’acqua fresca ma ci sono anche le colline che del digitale se ne fregano lasciando senza segnale diretto una gran parte di chi le abita.
Intanto che ci siamo con l’inglese e le telecomunicazioni tiriamo in ballo anche il “digital divide”. Rieccoci di nuovo con l’inglese. Qui però non si annunciano buone novelle . Non c’è niente di nuovo che avanza ma soltanto ciarpame da cui sarebbe bello evolversi. Tradotto anche con “divario digitale” si tratta del fatto che i servizi internet sono alla portata per una fetta di popolazione mentre un’altra parte non può averli. Tanti possono essere i motivi ( culturali, sociali,ecc.) ma a Casola quello che sentiamo di piu’ è il fatto che non ci sono le linee e quando ci sono funzionano male.
Ho provato a chiedere qualcosa a Luca Montefiori parrocchiano di Baffadi dove ,dicono, che l’ADSL ancora non è arrivata.
Luca tu abiti nell’insediamento appena dopo il ponte che il linea d’aria dal paese dista appena qualche chilometro. Manca davvero l’ADSL?
Si! Manca davvero. Sembra impossibile alla fine del 2010, ma esistono ancora numerosissime zone in Italia che non sono raggiunte da nessun tipo di servizio internet ed alcune (come ad esempio Baffadi) dalle quali è possibile collegarsi solo in modalità molto lenta e discontinua (modem 56k, chiavetta cellulare UMTS, satellite).
Nel nostro caso specifico la mancanza del servizio ADSL è dovuto essenzialmente al fatto che la centrale dislocata alle spalle della chiesa di Baffadi non è raggiunta dalla fibra ottica e non è dotata di modulo ADSL quindi il servizio non è disponibile.
Quali sono i disagi che avvertite nella comunità di Baffadi?
Al giorno d’oggi il disagio maggiormente avvertito è l’impossibilità di avere internet “a tempo pieno”. Tutti i metodi di collegamento citati in precedenza sono per loro natura “su richiesta” e non soddisfano l’esigenza di essere “sempre collegati”.
Sempre collegati per poter ricevere la posta in tempo reale, per poter videosorvegliare, telefonare e ricevere telefonate, navigare, intrattenere rapporti col la P.A., telelavorare, studiare ed interagire con i compagni di classe anche al di fuori dall’ambiente scolastico o in caso di impossibilità di recarsi a scuola…
Con il passar del tempo nasceranno servizi che presupporranno un collegamento permanente per poter essere fruiti. Il mondo sarà diviso tra chi è on-line e chi non lo è, questi ultimi sono e saranno i soggetti passivi del divario digitale.
Un esempio? Sono in cucina e scrivo questa poche righe, mi piacerebbe poter approfondire l’argomento ma non sono in grado di farlo: la connessione ad internet è disponibile in questo momento solo su un altro computer ed è già impegnato da un altro componente della famiglia.
So che ti sei interessato al problema: Pensi che ci sia qualche soluzione?
L’esigenza di avere un collegamento ad internet simile all’ADSL mi era chiara anche prima del trasloco a Baffadi (la mia famiglia è una delle ultime che qui ha preso residenza) ma si è presentato nella sua gravità ed urgenza solo dopo averla sperimentata in prima persona ed aver raccolto le testimonianze di altri abitanti della zona.
Sono convinto che la soluzione del problema debba essere un onere in carico all’amministrazione comunale che tra le altre nomine ha designato un assessore “anti digital divide” (avrei voluto a questo punto inserire un collegamento all’intervista pubblicata sullo Spekkietto poco dopo le ultime elezioni comunali, ma il collegamento ad internet è ancora indisponibile) dimostrando così la propria sensibilità rispetto a questa tematica.
A questo punto Luca mi ha proposto alcune ipotesi concrete per risolvere il problema che, va detto, non riguarda solo Baffadi ma molte zone della campagna casolana dove le vecchie linee telecom ormai sono fatiscenti. L’argomento insomma merita un po’ di spazio. Lo troveremo nel prossimo numero del giornale quando sentiremo le proposte di Luca, il parere del nostro sindaco, di qualche azienda di telefonia, di qualche utente per avere un quadro utile a capire se oltre all’aria buona e l’acqua fresca il nostro paese intero potrà sperare di comunicare in futuro col mondo con le tecnologie che, dicono, saranno sempre piu’importanti.



Roberto Rinaldi Ceroni
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