È stato sotto gli occhi di tutti i casolani che l’edizione del 2010 del Mercatino serale delle erbe non sia stata memorabile e che si possa annoverare probabilmente tra quelle peggio riuscite dal punto di vista della presenza di pubblico. Riporto solo una scena un po’ malinconica ma esemplificativa: un venerdì di agosto, dopo avere cenato a casa, esco con gli amici verso le dieci di sera e, dopo avere fatto un rapido raid alla mostra fotografica, ci dirigiamo verso la piazza.

Le strade oramai semideserte odorano già di atmosfera da dopo festa. Sul palco il cantante imolese Nearco si dimena con canzoni del suo repertorio mentre nel giro di pochi minuti gli espositori ripongono la merce negli scatoloni e si accingono a caricare la auto. Manca ancora una manciata di minuti alle unidici ed anche le luci del palco vengono spente un po’ alla volta, tanto da far chiedere al cantante se qualcuno gli può cortesemente dire se debba continuare il suo show oppure riporre microfono e strumenti nelle custodie. Senza aver ricevuto una risposta Nearco concede ancora qualche bis, la piazza infreddolita si svuota, le tavole delle bancarelle rimangono senza prodotti e i lampioni si spengono.
Lasciamo questo piccolo aneddoto per chiederci più seriamente da che cosa nasce questo insuccesso? Non è certo l’intenzione di questo articolo di mettere in piedi un processo sommario a chi il Mercatino lo ha pensato e costruito con passione, ma è soltanto un’occasione di ragionamento che può dare vita ad un dibattito con il proposito di ridare slancio ad una manifestazione altamente caratterizzante il nostro paese.
Proviamo quindi a fare un breve elenco di punti che meritano di essere tratttati:
- La lunghezza. La formula degli appuntamenti di tutti i venerdì di luglio ed agosto forse diluisce troppo l’interesse verso la manifestazione e fa sì che le presenze nel complesso possano raggiungere un numero discreto ma spalamate sugli 8-9 mercatini risultano pressochè irrisorie. Probabilmente sarebbe meglio concentrare i mercatini in un arco di tempo più breve, ad esempio il solo mese di luglio in cui l’esodo agostano non vuota paesi e città
- Le erbe. Non c’è dubbio che il mondo delle erbe abbia negli ultimi tempi trovato un mercato più ampio e quindi un numero maggiore di persone interessate, allo stesso tempo però i prodotti erboristici sono rintracciabili ovunque, a partire dalle molte erboristerie sparse nel territorio ma anche negli scaffali dei supermercati. Il prodotto di nicchia è diventato in breve un prodotto di largo consumo. Perché allora un visitatore dovrebbe spostarsi dalla città per venire a Casola e trovare gli stessi prodotti che con meno fatica comprerebbe nel market sotto casa? La curiosità è uno dei motori che spinge le persone a spostarsi, quindi il Mercatino dovrebbe specializzarsi ancora di più nella ricerca di prodotti interessanti.
- Riempire lo stomaco. Dando un’occhiata alle manifestazioni che nascono in giro, la metà o forse di più è incentrata sull’aspetto culinario. Spingere l’acceleratore su questa componenente è fondamentale. La ristorazione è infatti stata potenziata, ma altri punti in cui sia possibile trovare gustose ed economiche applicazioni delle erbe in ambito culinario può suscitare interesse. Ne è un esempio la piccola bancarella dell’Avis, che propone da venti anni patate fritte aromatizzate e salvia fritta, davanti alla quale però vediamo sempre la fila. Il cibo è indubbiamente un traino per tutto ciò che concerne una manifestazione.
- Gli spazi. Come per la precedente edizione era stato molto apprezzato l’ampiamento dello spazio dedicato al Mercatino grazie all’impiego di Piazza Oriani e dintorni, così però quest’anno la stessa scelta ha creato maggiore dispersione del pubblico presente. Come operare? Forse una via mediana è la più auspicabile.
- Gli spettacoli. I soldi sono pochi e non ne stiamo neppure a discuterne. Quali spettacoli però scegliere? Forse si potrebbe cercare una caratterizzazione forte, una linea guida che venga seguita per tutti gli appuntamenti, ad esempio all’insegna del folklore. Magari anche gli spettacoli stessi diventerebbero un’attrattiva in più. Bellissima l’idea ad esempio del week-end all’insegna dei racconti dimenticati che raccolgono il favore di un pubblico composto da famiglie con figli. La combinazione erbe e altri aspetti tradizionali della cultura popolare può essere una prospettiva curiosa e interessante. Spazio quindi alle idee!
- La concorrenza. L’estate è diventata un contenitore straripante di iniziative, tutti i paesi propongono sagre, feste, rivisitazioni storiche, spettacoli, la riviera romagnola è più vicina rispetto a quindici anni fa e rappresenta il non plus ultra del divertimento. Come inseririsi in un programma fittissimo di eventi senza vendere l’anima? Il Mercatino non è una sagra nel vero senso della parola, ma allo stesso tempo non è neppure una manifestazione culturale che richiama solo amanti delle erbe. Il vecchio adagio che vede la montagna andare da Maometto può costituire uno stimolo ad andare a richiamare un pubblico da altre zone, ad esempio inserendosi in circuiti più ampi che collegano mare e collina, città e collina.


Riccardo Albonetti
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