Il cammino verso il riscatto dalla povertà incrinato dal devastante terremoto e l’aiuto concreto che possiamo dare attraverso l’adozione a distanza.
“È stata come un’ondata. Subito dopo la scossa abbiamo iniziato a vedere persone bruciate, seminude, che correvano disperate. Alcuni ora cantano: sentiamo dei canti religiosi che vengono dalla strada” (testimonianza di un sopravvissuto)
Tutti abbiamo seguito increduli le immagini dei danni causati dal terremoto che il 12 gennaio ha distrutto quasi del tutto la capitale di uno dei paesi più poveri dell’occidente, Haiti. I teleschermi ci hanno mostrato file di morti allineati lungo le strade, tra negozi e case distrutte, evidenziando il dramma di coloro che, avendo perso tutto, si aggiravano per le strade tendendo le mani ai volontari e ai soccorritori.

Un’altra emergenza, la più lunga e la più difficile per questo piccolo stato dei Caraibi colpito con tragica regolarità da uragani e alluvioni. Ad Haiti non c'era molto, ma dopo il terremoto non è rimasto più nulla: danneggiato il porto, compromesso l'aeroporto, distrutte la rete elettrica e quella idrica, divenute inservibili le strade, crollate case, scuole, ospedali insieme a migliaia di abitazioni. La sfortuna si è accanita ancora una volta contro i più deboli, centinaia di migliaia di persone, soprattutto bambini, hanno bisogno di tutto: cibo, scuola e affetti.
La rete scolastica deve essere riattivata il più presto possibile, per non rischiare di fare perdere l’anno scolastico a migliaia di alunni. Le località meno danneggiate dal sisma hanno messo a disposizione aule e scuole per accogliere gli alunni fuggiti dalla capitale Port au Prince.
Molti bambini non hanno più nessuno ed hanno necessità di tutto: libri, quaderni, cibo, assistenza sanitaria. E’ importante concentrare gli sforzi sui bambini e dar loro la possibilità di diventare protagonisti della propria vita. La scuola, oltre ad offrire la possibilità di studiare, rappresenta per questi alunni anche un’opportunità per elaborare e superare la tragedia che hanno vissuto.
Dopo il disastro di Haiti centinaia di coppie hanno intasato i centralini di enti e Ong, le Organizzazioni non governative, per chiedere di adottare un orfano. Le intenzioni sono ottime ma, in questi casi occorre fare attenzione: strappare un minore già traumatizzato dalla sua terra, può creare più problemi che benefici. Molto meglio in questi casi, qualora si volesse contribuire concretamente a sostenere la popolazione haitiana con i suoi bambini, un’adozione a distanza. Con l’adozione a distanza infatti è possibile garantire ad un minore in condizioni di difficoltà, l’assistenza scolastica, l’alimentazione e le cure mediche, oltre a realizzare interventi a favore della comunità in cui il minore è inserito, per garantire un vero processo di auto sviluppo locale.
Il contributo donato periodicamente dal sostenitore viene utilizzato per garantire il supporto scolastico tramite distribuzioni periodiche di materiale scolastico e sostegno alla struttura scolastica, il supporto alimentare tramite distribuzioni periodiche alle famiglie di generi alimentari ed il supporto sanitario tramite azioni finalizzate a garantire migliori condizioni di vita attraverso interventi che variano sulla base delle priorità individuate localmente.
E’ poi possibile, se non auspicabile, iniziare e mantenere per tutta la durata dell’adozione una corrispondenza cartacea con il minore, al fine di scambiare informazioni che possano favorire una conoscenza reciproca più approfondita. Il sostegno a distanza non implica un impegno legale da parte del sostenitore ma piuttosto un impegno morale, se impossibilitato a proseguire i regolari versamenti l’adottante può porre termine al sostegno in qualunque momento.
LoSpekkietto attualmente sta sostenendo un bambino di nove anni di nome Victor Antonio de La Paz residente con la mamma nella Repubblica Dominicana. La Repubblica Dominicana divide con Haiti l’isola di Hispanioli, della quale occupa i due terzi orientali. Le scosse del terremoto di Haiti non sono state avvertite in quest’ultima e dunque non hanno provocato ulteriori danni, tuttavia la Repubblica Dominicana, pur caratterizzata da un indice di sviluppo umano considerato medio, risente in maniera notevole il passaggio da società agricola ad industriale. La sensibile crescita economica non ha favorito la popolazione più povera. Il nuovo governo, eletto nel 2004, non ha atteso le speranza di un cambiamento sociale: il 30% della popolazione vive al di sotto della linea di povertà e il 25% non ha accesso ai servizi sanitari di base. Questa situazione è causata da un’anomala distribuzione della ricchezza e la disuguaglianza è particolarmente avvertita sia dalla popolazione rurale emigrata nelle città che dagli emigranti di origine haitiana. Le politiche governative degli ultimi anni hanno provocato un deterioramento della qualità della vita per la maggior parte della popolazione ed un aumento considerevole della povertà, nonostante lo sviluppo del turismo che rappresenta una delle poche risorse economiche, unitamente alla coltivazione della canna da zucchero, dove vengono impiegati prevalentemente braccianti provenienti dalla vicina Haiti, i quali vivono in agglomerati rurali, chiamati batey in cui la povertà è assoluta.
In particolare i bambini si trovano in situazioni di disagio e la maggior parte di loro, oltre a non avere la possibilità di frequentare la scuola, è affetta da patologie legate alla scarsa alimentazione.

Chi fosse interessato ad intraprendere un’azione di sostegno a distanza o semplicemente ottenere informazioni più precise, può facilmente recuperare in internet siti di associazioni ed organizzazioni che si occupano di adozione a distanza (Solidaria, Save the Children, Act!onaid, solo per citare i più importanti).

A cura di Fabio Bittini.
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