Don Adamo Peppi, un arciprete non dimenticato, perche’ ricordarlo ora? Ci associamo ad una iniziativa promossa da Giacomo Giacometti
In occasione della posa della lapide al cimitero in memoria di Mons. Giancarlo Menetti, qualcuno dei presenti alla cerimonia fece notare che in quella galleria adiacente la chiesina e dedicata al ricordo dei sacerdoti casolani, assieme alle lapidi poste a memoria di don Borghesi, don Elviro Guidani , Ddn Marino Monduzzi e Mons. Giancarlo Menetti, sarebbe stato doveroso e giusto collocare anche un segno di riconoscenza per Don Adamo Peppi, arciprete della nostra parrocchia dal 1936 al 1948, di cui molti dei nostri anziani ricordano ancora oggi la particolare sensibilità di pastore, la generosità, la profonda cultura religiosa e la carità cristiana sempre praticate verso la comunità casolana.
In occasione della posa della lapide al cimitero in memoria di Mons. Giancarlo Menetti, qualcuno dei presenti alla cerimonia fece notare che in quella galleria adiacente la chiesina e dedicata al ricordo dei sacerdoti casolani, assieme alle lapidi poste a memoria di don Borghesi, don Elviro Guidani , Ddn Marino Monduzzi e Mons. Giancarlo Menetti, sarebbe stato doveroso e giusto collocare anche un segno di riconoscenza per Don Adamo Peppi, arciprete della nostra parrocchia dal 1936 al 1948, di cui molti dei nostri anziani ricordano ancora oggi la particolare sensibilità di pastore, la generosità, la profonda cultura religiosa e la carità cristiana sempre praticate verso la comunità casolana.
Don Peppi infatti, pur essendo sepolto nel nostro cimitero – si spense a Casola il 12 agosto 1948 a soli 60 anni - non è ricordato nella galleria suddetta.
Da allora è maturata idea di ricordarlo con una modesta pubblicazione e con una epigrafe commemorativa da apporre a fianco di quelle degli altri parroci.
Di questa iniziativa sta tirando le fila Giacomo Giacometti e noi ci associamo volentieri, sia pubblicando qui di seguito le note biografiche del sacerdote, sia proponendoci di predisporre anche un piccolo compendio cartaceo da allegare ad uno dei prossimi numeri de Lo Spekkietto.
Chi volesse contribuire alla realizzazione della lapide che Giacomo ha commissionato e che verrà apposta, presumibilmente, in occasione del prossimo anniversario della morte del sacerdote, potrà rivolgersi a Giacomo stesso.
Don Peppi: la vita e gli esordi come sacerdote in guerra e parroco di campagna.
Don Adamo Peppi era nato a Casalfiumanese il 13 maggio del 1888 presso una umile famiglia di lavoratori .
Dopo il primo periodo scolastico svolto nel paese natio, su indicazione del Parroco, fu avviato agli studi nel Seminario diocesano di Imola dove si distinse per il profitto negli studi e per la grande propensione all’apostolato
Il 20 settembre del 1915 fu ordinato Sacerdote nella Chiesa Parrocchiale di Casalfiumanese.
Quasi subito fu chiamato alle armi ed inviato nel fronte carsico della 1^ guerra mondiale, nota come la grande guerra del 1915-1918.
Durante il servizio militare fu incaricato del compito delicatissimo di cappellano militare, funzione che svolse sempre a ridosso dei campi di battaglia di quel crudele cruento ed assurdo conflitto che un Papa ebbe il coraggio di definire “inutile strage”.
Fu decorato di medaglia d’argento al valore militare per l’opera svolta in soccorso ed assistenza ai soldati feriti ed ai morenti per causa di guerra.
Al termine del conflitto, dopo alcuni anni di servizio presso parrocchie della zona Imolese, fu nominato parroco a Valdifusa di Casola Valsenio, una parrocchia di montagna a quei tempi molto popolata di famiglie di mezzadri e di piccoli proprietari terrieri. Un territorio impervio senza strade di accesso facilmente praticabili, lontano dai più elementari servizi.
Già allora si distinse per lo zelo con cui svolgeva la sua missione al servizio di quella povera comunità parrocchiale.
In quella sede restò dal 1923 al 1926 per poi essere comandato ad assumere l’incarico di Parroco a Sassoleone fino al novembre 1936, data in cui ricevette la investitura di Arciprete a Casola Valsenio in sostituzione del Sacerdote Don Ferruzzi trasferitosi nel Lughese.
Don Peppi Arciprete a Casola
L’insediamento in Parrocchia avvenne alla presenza del Vescovo Monsignor Tribbioli e delle autorità locali, con tanti fedeli presenti in Chiesa, ma senza alcuna particolare manifestazione esterna.
Don Peppi accolse in canonica anche i suoi genitori che sempre lo avevano seguito nelle varie sedi parocchiali. In un secondo tempo, causa le precarie condizioni di salute degli anziani congiunti ed in seguito al loro decesso, fu raggiunto dalla famiglia della sorella che governò la casa e la canonica fino al 1948.
Don Adamo Peppi è ancora nella memoria di molti anziani casolani per i tanti episodi che lo videro protagonista nell’esercizio sacerdotale, sia con l’insegnamento e con la diffusione dei principi cristiani, sia con le iniziative assunte a tutela della integrità fisica e morale della sua comunità parrocchiale.
I testimoni che sono tuttora viventi non hanno dimenticato la sua umile disponibilità.
Quando veniva reso edotto di episodi tristi o gioiosi era pronto all’ascolto, protagonista attento e prudente, disponibile ad intervenire per dare un consiglio, per esternare un bonario rimprovero correttivo e per difendere con intransigenza i principi fondamentali che devono ispirare la vita ed i comportamenti di un vero cristiano.
Era sempre paziente e disposto ad affrontare, assieme alla sua comunità parrocchiale, i disagi di una società povera economicamente e purtroppo ancora poco scolarizzata, quindi non sempre facilmente ricettiva agli insegnamenti che dispensava.
Nella bufera di un’altra guerra
Poi scoppiò un’altra guerra che dopo alcuni anni non tardò ad investire anche le nostre terre.
Nel micidiale inverno (1944/1945), durante il quale si susseguirono su Casola continui bombardamenti, rappresaglie e scontri tra formazioni belligeranti , i disagi per la gente furono tanti, tanta fu la violenza, tanta la carestia e la povertà.
Don Peppi non esitò a fare della parrocchia il rifugio per tutti i bisognosi, a partire dai malati e dai poveri anziani del ricovero adiacente alla chiesa e per far fronte alle emergenze organizzò nelle cantine della canonica una piccola comunità alla quale si fece carico di assicurare giacigli e cibo.
Si adoperò mettendo molto del proprio e mobilitando tutte le risorse disponibili e recuperabili in quei momenti perché nessuno avesse a soffrire il freddo e la fame e tutti potessero sentirsi fratelli nonostante i gravi disagi.
Anche in quel periodo, con grande coraggio in quanto il pericolo era sempre incombente, egli assolse la Sua missione di pastore non rinunciando mai a svolgere le funzioni religiose, a portare i S. Sacramenti ai malati ed ai morenti, a svolgere i funerali religiosi per i defunti con grande rischio per la sua persona, aiutato in questa meritevole opera di carità da Emilio Dall’Osso che lo accompagnava trainando un carretto per il trasporto delle salme.
Il difficile dopoguerra
Poi si dovette affrontare il dopoguerra: quanti dolori, quante ferite fisiche e morali, quanti danni, quanta disperazione, quanta povertà, quanti residui di odio e quanta sete di vendetta.
Don Peppi non si perse d’animo. Prima di tutto volle che si ristabilisse il dialogo fra le persone che le vicende politiche dell’epoca avevano reso aspro e difficoltoso.
Fece della Parrocchia il fulcro della vita del Paese, il luogo dove comporre i dissidi, dove stemperare i rancori, dove far prevalere alla ritorsione la pratica del perdono. Volle in sostanza prima di tutto la ricostruzione delle coscienze.
In quel tempo forte e triste in cui occorreva riprendere una vita normale, fu infaticabile sia nel ripristinare tutto l’ambiente parrocchiale che nel riparare i danni bellici, ma soprattutto si dedicò alla educazione dei ragazzi e dei giovani.
Seguì direttamente le lezioni di catechismo, riprese l’insegnamento della religione nella scuola elementare, incoraggiò e sostenne, anche economicamente, lo sviluppo della Scuola Media delle Suore Dorotee. Fece tutto ciò con la consapevolezza che l’educazione ed il sapere sarebbero state le leve per il riscatto della persona.
Mobilitando il Centro Italiano Femminile e l’Istituto Santa Dorotea, assunse iniziative per il lavoro, in particolare delle donne. Assieme alle Istituzioni, si fece carico, anche direttamente, di dare lavoro ai capi famiglia.
Anche per questo suo instancabile lavoro e per il riemergere di malattie trascurate durante il periodo militare, la sua salute cominciò a dare segni di cedimento, finchè il 12 agosto 1948 , assistito dai famigliari e dai fedeli, cessò di vivere suscitando grande rimpianto tra tutta la popolazione.
A questo sacerdote la nostra comunità deve essere riconoscente per quanto di straordinariamente buono egli ha seminato fra il suo popolo nel difficile periodo del suo apostolato casolano. Dobbiamo dunque ricordarlo come un padre buono e premuroso che preparò il terreno e gettò i semi da cui si svilupparono quelle radici che Don Elviro e Don Giancarlo, a Lui succeduti, seppero coltivare ed irrobustire per rendere fondamentalmente buona, solidale e coesa la nostra comunità.
Oggi assolviamo, se pure in ritardo, all’obbligo di collocarlo tra i personaggi religiosi che hanno contribuito in momenti difficili alla crescita civile della nostra Casola.
Qui sotto il testo della lapide di 50x50 cm.
IN MEMORIA DI
DON ADAMO PEPPI
1915-1918
Arciprete a Casola Valsenio in anni difficili e perigliosi
dal 1936 al 1948
La Comunità Parrocchiale di Casola riconoscente
Alessandro Righini