Vorrei dire la mia sul bruciatore a cippato, spero che le eventuali critiche al mio intervento siano scientifiche e non dettate solo dall'emozione o dalla fede politica. Mi piacerebbe che una scelta così invadente per il paese fosse discussa da tutti in modo corretto e non col solito qualunquismo, rifiutando il dialogo e parlando del demonio (o talebani che dir si voglia) come nel medioevo. Non esiste chi ha una verità rivelata e chi sostiene solo cretinate, come il continuo ed oramai stucchevole riferimento al “nimby” vuole far credere.

Detto questo entro nel merito, il bruciatore a cippato è probabilmente un guadagno rispetto alle vecchie caldaie che scaldano attualmente i caseggiati interessati dal progetto, ma è la soluzione migliore? Quando si fa una scelta per produrre energia non ci si deve confrontare con la tecnologia di 40/50 anni fa ma con quella attuale. Faccio un esempio, se volessi sostituire, per scelta ecologica, la mia auto che ha 40 anni, comprandone una 4000 di cilindrata forse inquinerei un po' meno ma, rispetto a ciò che offre la tecnologia odierna, sarei uno sprovveduto. Le domande giuste da porsi sono quindi: siamo sicuri che la soluzione più ecologica per sostituire queste vecchie caldaie sia bruciare 700 tonnellate di legna all' anno in un centro abitato? Queste 700 tonnellate di legna, visto che il bruciatore non ha un rendimento del 100%, produrranno anche polveri che andranno nell'aria e, indipendentemente dalla collocazione della caldaia, saranno inalate dagli abitanti del paese. Non si sa se queste polveri siano dannose, i pareri sono contrastanti, ma chiedo: è necessario costruire una cosa che produrrà polveri potenzialmente pericolose per la popolazione? La risposta ad entrambe le domande è no, le tecnologie attuali permettono il riscaldamento di ambienti senza stravolgere un paese facendo passare dappertutto tubi con acqua bollente come nella Londra di fine '800. Come sostiene parte del mondo scientifico, e come già si costruisce in molte altre nazioni (Spagna, Germania, Corea del Sud), è meglio avere unità autosufficenti che producono i watt a loro necessari (le cosiddette “casepassive” potete vedere al link https://it.wikipedia.org/wiki/Casa_passiva), che costruire una centrale enorme che serve per tutti. Si potrebbero mettere sui tetti di questi caseggiati dei pannelli solari e delle piccole unità eoliche, isolare le pareti e le finestre, condurre comportamenti tali da risparmiare energia. Si potrebbe affidare questo a ditte specializzate che si occupano della riconversione degli abitati in case passive. Certo che se si facessero scelte realmente ecologiche una società come “Senio Energia” non avrebbe motivo di esistere, il non inquinare sarebbe solo una scelta “Politica” che non farebbe guadagnare poltrone e soldi della comunità a nessuno ma farebbe “solo” gli interessi del cittadino tutelandone la salute. Tra l'altro “Senio Energia” ha, come scritto su 'Il Ponte' distribuito dal Comune, dei soci che, da privati, venderanno il legname alla società stessa. Leggendo “il Ponte” sembrerebbe quindi che le stesse persone decideranno quanto la comunità deve pagare la legna che loro le venderanno. Alla faccia del conflitto di interessi!
Questi sono i dubbi che ho, e su questi dubbi mi sarebbe piaciuto si fosse potuto discutere prima di prendere una decisione, avendo un ventaglio di possibilità da scegliere oltre il bruciatore.

Saluti.
Stefano Mariottino.


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