Egregio Giacometti,

sono d’accordo con Lei: il tentativo di dialogo per comprendere le ragioni dell’altro è sempre meritorio. Tuttavia il dialogo ha soprattutto valore quando non è fine a se stesso; ciò significa che una conclusione è desiderabile. E questo è il punto… il giudizio finale non deve essere obbligatoriamente comprensivo, come del resto il comportamento che ne deriva non deve essere necessariamente tollerante. Se così non fosse la ragione sarebbe di tutti, anche di quelli che negano la pari dignità tra uomo e donna, tra credente e infedele.

Per quanto riguarda, come Lei sostiene, la mia negatività eccessiva, vedremo nel tempo, mi auguro che la sua impressione sia quella corretta. In ogni caso riconosca il fatto che, dei miei interventi a proposito dell’escatologia islamica, Lei non ha contestato l’assenza della fonte, oppure un errore di traduzione, o anche solo la posizione di una virgola che modifica il significato della frase… semplicemente Lei vorrebbe non evidenziare questi aspetti, che inevitabilmente palesano il forte precetto aggressivo insito nelle sacre scritture islamiche.

A tal proposito è interessante notare come, quando si parla di queste cose con persone oggettivamente preparate, spesso si riceve la stessa risposta: la Bibbia giudaico-cristiana è altrettanto violenta, anzi, ancor più, la qual cosa è certamente incontestabile. A questo punto si prospetterebbe l’interruzione del dibattito in quanto, dal punto di vista della logica occidentale, il ragionamento non fa una grinza. Viceversa è giusto contestare l’equazione e procedere nella discussione perché c’è un errore di base che annulla, in questi termini, la possibilità del confronto: infatti, i racconti contenuti nella Bibbia sono descrittivi, inseriti quindi in situazioni e tempi definiti. Viceversa i versetti del Corano e gli Ahadith (i racconti che riguardano la vita del profeta) oltre che descrittivi sono anche prescrittivi, e valgono in ogni tempo e in ogni circostanza. Un eventuale confronto, riguardo al proponimento dei testi, andrebbe fatto sostituendo alla Bibbia il Vangelo, che infatti è testo sacro anche prescrittivo. In altre parole, mentre la Bibbia ha un carattere storico e li si ferma, il Corano trascende, e al significato storico affianca quello teologico.

 

 

L’Islam, nella sua proclamata universalità, ha come compito finale l’estensione del suo ordine all’intero pianeta. E questo va realizzato seguendo i precetti del Corano e gli insegnamenti degli Ahadith che, per l’appunto, sono di natura aggressiva. Ne deriva un ben noto comportamento definito dagli stessi mussulmani “la spada dell’Islam”, praticata dagli integralisti e, attenzione, come principio etico, mai abiurata dai moderati.

Anche il Cristianesimo ha carattere universale, tuttavia è diverso il mezzo per ottenere il risultato: qui non ci sono “spade”, il risultato deve essere raggiunto con l’evangelizzazione delle genti, la predicazione del Vangelo, testo sacro assolutamente pacifico.

In contrasto, come risulta dagli Ahadith, Maometto dichiara (e su questo la sfido a contestarmi: mi sbaglio? Scrivo il falso? La traduzione non è corretta?)

“Mi è stato ordinato di muovere guerra contro l'intera umanità fino a quando tutti saranno testimoni che non c'è altro dio all’infuori di Allah e che Maometto è il suo Profeta; fin quando gli infedeli non si convertano all’Islàm ed eseguiranno la prostrazione e pagheranno l'elemosina. Se lo faranno, il loro sangue verrà risparmiato e le loro proprietà saranno protette.”

Parole chiare… non trova? Perciò, il tentativo di contestare la violenza delle scritture islamiche equivale a dire: - la realtà si sta sbagliando! -

Un’altra precisazione: l’aggressività dell’Islam è un fatto, quasi tutti i giorni se ne può avere conferma ascoltando la TV e leggendo giornali; viceversa, dire che l’Islam è una religione violenta, significa trarre delle conclusioni ed esprimere un’opinione personale, cosa che volutamente ho evitato di fare perché il tentativo non era quello di esprimere una opinione, ma di relazionare una ricerca, certo non professionale ma comunque impegnata. Dunque, una distinzione semantica alle cui regole nessuno dovrebbe sottrarsi, neanche Lei.

Una opinione la esprimo invece sulla premessa presente nel suo testo ”Non sono esperto di migrazioni, ne lo sono di religioni o di politica estera”… beh,  non è mai un bel modo per iniziare il discorso. Nessuno di noi è un esperto di migrazioni di religioni e politica estera, ma non occorre essere tali per leggersi le sacre scritture dell’Islam e qualche tratto di storia dei mussulmani...  cosa che, ho la netta impressione, Lei non ha ancora fatto. 

Mi resta da dire che in molti, di fronte all’evidenza, giustificano la aggressività islamica come il risultato della frustrazione musulmana causata da un Occidente ostile ed oppressore. Tuttavia, è purtroppo vero che, nell’attuale contesto mondiale, l’ingiustizia e l’oppressione sono presenti, e in abbondanza, anche nel mondo cristiano, buddista, induista, zoroastriano e animista… solo per citarne alcuni. E allora? Come mai non vengono espresse, se non molto raramente, altrettante risposte violente rivendicate dalla corrispondente identità religiosa? Come mai non si vedono in giro camionette cariche di esplosivo con sopra scritto “Gesù è grande” oppure ”Viva il Budda”? È evidente che, pur non essendo la sola religione a subire la prepotenza e l’ingiustizia degli interessi economici moderni, sempre più spesso contrastanti con i valori dei credenti, l’Islam è di certo la religione che più di ogni altra si caratterizza per una risposta così bagnata nel sangue. Preciso che questa non è un’opinione, è un fatto.

 La saluto cordialmente…

…e, se vorrà,  Le cedo l’ultima parola.

Pier Ugo Acerbi

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