E’ sempre molto difficile raccontare una gara come questa, perché le parole e le foto sono poco e niente rispetto al vissuto individuale. In ogni caso cercherò di farlo nel migliore dei modi. Partiamo con i componenti della corazzata: Franco Alpi, Adriano Cavini, Massimo Capirossi, Alessandro Visani, Francesco Rivola, Silvio Dardi, Filippo Cantagalli, Luca Cavulla.
Ottobre 2012, apertura ufficiale delle iscrizioni, convinti e decisi più che mai, ci iscriviamo ad una delle mararatone di mountain bike più prestigiose del panorama Europeo, possono partecipare tutti gli enti della consulta purchè dispongano di tessera UISP agonistica, ovviamente divisi per categorie. Tra queste la categoria ELITE, bikers professionisti tra i più forti al mondo. La manifestazione si chiama “SELLA RONDA HERO” … Perché HERO ?!? Ci sarà un motivo perché la chiamano così… Siamo nel cuore del patrimonio naturale dell’umanità, le dolomiti, la gara supera gli 80 km, il dislivello supera i 4000 mt… Ragazzi siamo sicuri di quello che facciamo ? Non stiamo parlando di Monte Battaglia, Frassineta, Monte Cece, Monte Mauro ecc, parliamo di Pordoi, Campolongo, Duron…
Ma chi se ne frega! Abbiamo tanti mesi per allenarci… E via, iscrizione fatta, albergo prenotato, dopo una settimana gli iscritti erano già oltre 2000 !! Raggiunti i 3013 le iscrizioni vengono terminate. Che branco !!!
Primavera 2013, un inverno molto lungo e piovoso ha complicato un po’ la preparazione, ma impegno e volontà non sono mancati, arrivati a giugno sentiamo le gambe in discreta forma, rimangono ancora una ventina di giorni di rifinitura.
Finalmente si parte! Giovedì 20 giugno, arrivo a Selva di Val Gardena, ritiro pacco gara e pettorale poi sistemazione in albergo, nel pomeriggio una leggera pedalata è il giusto toccasana per sgranchirsi un po’ dopo 4-5 ore di macchina. Venerdì giornata relax, passeggiata e sole in compagnia, le ore successive sono servite per mettere a punto le bici, qualche regolazione, pressione gomme, controllo generale, e ovviamente una bella scorta di prodotti energetici come barrette di cereali, succhi, integratori che servono per alimentarsi durante le gara. Camere d’aria di scorta, false maglie per catene, chiavi a brugola ecc, siamo attrezzati per qualsiasi inconveniente. Cena e a nanna presto, alle 5,30 suona!
Sabato 22, ci siamo, adrenalina a mille, le previsioni meteo sembrano buone, l’anno scorso erano partiti sotto un diluvio con un freddo cane, quest’anno sembra che voglia fare il bravo, speriamo... Super colazione con un bel piatto di spaghetti in bianco, serve una bella scorta di carboidrati, ci attendono dalle 8 alle 10 ore di gara!! In garage a prendere le bici e tutti in griglia di partenza, fa un bel freschino, ma manicotti felpati alle braccia e giacchetta antivento sono sufficienti, man mano che si pedala ci si riscalda e si possono togliere. Organizzazione maestosa, pubblico numeroso, musica di sotto fondo, gli speaker fanno il conto alla rovescia… Via!! Partiamo con un solo chiodo fisso in testa, ARRIVARE ALLA FINE !! Né vincitori ne vinti, ognuno sfida se stesso, ognuno sfida le montagne, non importa chi arriverà primo o ultimo. Andatura tranquilla, senza scatti come buona parte dei bikers. Si imbocca la prima rampa che porta al Dantepieces (2298 mt), le gomme sembrano artigliare bene il terreno sassoso e ripido, il problema non è tanto la pendenza della strada ma il grande affollamento, alcuni si imbarcano, altri ti tagliano la strada, sei sotto sforzo e perdi lucidità, a questo punto non conviene insistere a tutti i costi per riuscire a fare tutta la salita sulla bici, ti fai solo inutili problemi, conviene scendere a farla piedi. Arrivati in cima le gambe girano bene, non c’ è bisogno di fare il primo ristoro, si può mangiare una barretta di scorta, e giù si scollina verso Corvara. Si devono affrontare alcuni tratti in “single track” (sentieri stretti, si passa solo in fila indiana) anche piuttosto tecnici, qui ci si rende conto di come la mountain bike sia una disciplina piena di insidie, tanti che prima ti hanno superato in salita poi li vedi in discesa che sono piantati come picchetti, se hai paura sei più rigido e di conseguenza più soggetto a cadute, invece devi essere sciolto come una biscia, elastico, gli ammortizzatori della bici possono non bastare, i primi ammortizzatori sono le tue braccia e gambe. Anche qui si fa “del tappo”, siamo tantissimi ci vuole pazienza. Alcuni sbraitano ma si devono rassegnare, e soprattutto non devono rischiare di fare male agli altri concorrenti. La discesa finisce presto, si riprende a salire verso il Pralongià (2157 mt) poi leggera discesa verso il più conosciuto passo Campolongo (1875 mt).
Prati verdi, panorami mozzafiato, montagne rocciose e imponenti che per un attimo ti distraggono dalla fatica e concentrazione, potrà sembrarvi strano ma anche questo aiuta a recuperare le forze.
Si scende fino ad Arabba, siamo a valle e non siamo nemmeno a metà gara, nel pacco gara viene data in dotazione un etichetta plastificata da legare sul manubrio, sopra è disegnata tutta l’altimetria, la terza salita che porta al Sourasass (2351 mt) si rivelerà la piu’ dura, la più lunga, di quelle che non si vede mai la fine, che ti fa venire voglia di appoggiare la bici ad un albero e darci su... E invece no, mai al mondo, non ci devi nemmeno pensare!! Se ti scoraggi sei fregato, le gambe iniziano a tirare, sedere e schiena inziano a bruciare, a questo punto deve subentrare il tuo carattere, certe fatiche si vincono più con la sola testa che con tutto il resto del corpo. Una salita che peggiora man mano che i metri passano, in certi tratti la pendenza è così accentuata che fai fatica a spingere la bici a mano, con i piedi che ti scivolano sopra un terreno pietroso e molto smosso. Piano piano si raggiunge la vetta, la vivi come una vera e propria liberazione… Ora l’importante è recuperare, si devono affrontare un po’ di sali e scendi prima di arrivare al mitico passo da giro d’Italia, il passo Pordoi (2239 mt).
Calano le forze… ma cresce l’ autostima…
La discesa che dal Pordoi porta a Canazei è veloce e con diversi tratti tecnici, ma si affrontano bene, ora i bikers sono molto più diluiti lungo il percorso e i “tappi” sono finiti.
Ristoro a Canazei, bella scorpacciata di crostata, frutta secca, mini panini e sali minerali, si riparte verso l’ultima salita. Il percorso ci concede una tregua, un bel tratto pianeggiante sterrato di 4 km, l’ideale per fare un po’ di agilità e sciogliere i muscoli. Una volta terminato questo tratto si comincia a salire ma man mano che si sale la pendenza diventa notevole e il terreno molto smosso. Non conviene spaccarsi le gambe proprio ora, si scende dalla mtb e si spinge. Nei tratti dove la strada torna facile si risale e si pedala, poi si riscende… che agonia!! Alcuni concorrenti iniziano a cedere, di testa soprattutto, ma a noi la cosa non tocca, proseguiamo con pochi pensieri a piedi o in bici che sia. Quando in lontanza si vede il gpm, inizia a prevalere l’euforia ma è meglio controllarsi perché dalla cima del Duron (2280 mt) mancano ancora 18 km all’arrivo, con ancora alcuni strappi e salitelle. Fino ad ora il tempo ha fatto il buono, ma sapete bene che in montagna non è come qui da noi, il clima è un po’ diverso e varia in continuazione. Così come se non bastasse, negli ultimi km ci cucchiamo un bel acquazzone, ma ormai siamo lanciati verso il traguardo, nulla può fermarci! Nemmeno una tromba d’aria !!
Al traguardo è una bolgia della miseria!! Ci abbracciamo e ci complimentiamo tutti, mentre continua a diluviare, nessuna caduta, nessuna crisi di fame, nessun crampo, tutti abbiamo concluso la maratona !! Come ho anticipato all’ inizio, né vincitori né vinti, hanno vinto forza di volontà, impegno, costanza, testardaggine, cuore e carattere.
Questa è la nostra storia, la storia di 8 “HERO” casolani !!!
Dedico questo articolo al mio caro babbo che pochi mesi fa se n’è andato… il sangue che lo ha sconfitto scorre nelle mie vene, a mi da forza, tanta forza… per affrontare tutte le salite, sia in bici sia nella vita quotidiana!!
Grazie di tutto, Filippo.