Antonio Rivola, classe 1978, probabilmente uno dei migliori talenti della storia calcistica casolana, come spesso accade a chi ha dedicato buona parte della propria vita a dare calci ad una palla, ha deciso di iniziare la carriera da allenatore.

Quando è nata l’idea di diventare allenatore?
Questa estate, quando c’era veramente il rischio di non iscrivere la squadra al campionato. La maggior parte dei ragazzi dell’attuale rosa sono stati miei compagni di squadra, quindi l’idea di cominciare un’esperienza diversa ma con un gruppo di amici mi ha sicuramente aiutato nella scelta.


So che non è propriamente la prima esperienza, vero?
Infatti. La stagione 2011/2012 era cominciata con un nuovo allenatore che però non riuscì ad integrarsi con i giocatori. A metà campionato quindi venni chiamato dalla società per coprire quel buco. Inizialmente per un paio di partite, il tempo necessario per trovare un vero allenatore, poi invece arrivammo in fondo e ci salvammo nello spareggio.
Quali progetti avete imbastito con la società dell’AC Casola?
Secondo me c’è bisogno di mantenere una 1° squadra in modo tale che i ragazzi del settore giovanile possano fra 4/5/10 anni avere la possibilità di continuare a giocare nel proprio paese.
Prova a descrivermi la rosa del Casola 2013-2014.
Una rosa composta da 23 giocatori di cui 7 “stranieri”, età media 23 anni, tra cui spiccano alcuni elementi di “un’altra categoria” che si sono integrati molto bene già dall’anno scorso ed hanno deciso di rimanere.
Come è partita la stagione?
Se in Coppa Emilia siamo usciti al secondo turno, in campionato siamo partiti molto bene con 2 vittorie nelle prime 2 partite.
Quale è stato il primo pensiero al fischio d’inizio della prima di campionato?
“Come vorrei essere in mezzo al campo anch’io!” Però è stata la debolezza di un attimo, ormai le mie soddisfazioni da giocatore me le sono già prese. E tra Misericordia, palestra e campi sportivi direi che ne ho dati a sufficienza di “calci al pallone”!

In bocca al lupo a te e alla squadra. Forza Casola!
A cura di Riccardo Albonetti

Condividi questo articolo
FaceBook  Twitter