Con il Cadore ed in particolare con la valle del Boite, Casola vanta consuetudini e frequentazioni antiche.
Molti di coloro che si avvicinano o hanno raggiunto, ahimè, la sessantina ricorderanno certamente con una certa nostalgia Vodo di Cadore, il paesino dove la “signorina” Soglia, negli anni ’50, organizzava la colonia estiva montana del CIF...

Molti Casolani nel Cadore hanno trascorso la naja con una penna dritta sul cappello, noi scouts infine organizzammo sulle pendici del monte Antelao, con base a Borca di Cadore, due memorabili campi: il primo con gli “esploratori” nell’estate del 1967 ed il secondo di tutto il gruppo e tutte le branche nel 1970.
Tutto ciò senza contare le frequentazioni personali e le puntate, sia invernali che estive, verso Cortina, Misurina ecc. ecc. di molti dei nostri concittadini sensibili al fascino delle Dolomiti, ovvero al fascino di alcune fra le più belle e suggestive vallate montane che esistano sulla terra.
Anche quest’anno, alla fine di Settembre, il gruppo dei “vecchi” scouts, ha voluto ripercorrere, sull’onda di struggenti ricordi, i sentieri delle antiche cacce.
Lo scorso anno fu in Val di Scalve, nelle valli alpine Bergamasche, quest’anno è stata appunto la volta del Cadore ed ancora una volta sono stati due giorni indimenticabili.
Il viaggio era stato preparato, come al solito, da Giancarlo Cantagalli con l’indispensabile e prezioso coordinamento di Loretta, sua gentile consorte e la consulenza di Sandro Bandini che quelle zone le conosce bene per averle percorse tutte a piedi mentre serviva la Patria con la penna sul cappello. Maurizio Montefiori aveva preparato con l’abituale cura il depliand illustrativo con il programma.
Oltre quaranta i partecipanti con qualche nuovo innesto rispetto ai vecchi scouts, la foto di gruppo, prima della partenza per le escursioni, li immortala tutti tranne ovviamente Maurizio, sfortunato fotografo, destinato come sempre all’oblio, deus ex machina, appunto fuori dalla macchina fotografica.
L’escursione più impegnativa aveva come meta il rifugio Venezia, 2500 metri s.l.m, incastonato sotto le pareti verticali del Pelmo, con una variante al ritorno in direzione del monte Penna e della antica malga Chiauta, tutti luoghi, questi, cari alla memoria di chi ricorda i verdissimi anni trascorsi nella colonia della signorina Soglia.
L’escursione più soft, ma non tanto, era invece diretta alle suggestive cascate di un vicino torrente affluente del Boite, con estensione pomeridiana in pullman a Cortina e a Misurina.
Alla sera, rientrati alla base, dopo uno sguardo alla casa dove aveva sede il coordinamento del campo di gruppo del 1970, ed uno al suggestivo fienile tutto in legno, ancora esistente, che servì in quel frangente come teatro per alcune arene serali, la cena ci ha riuniti tutti all’Hotel San Leo.
I canti, le bevute, i racconti ve li lascio immaginare, ma va ricordata con particolare menzione la ormai tradizionale proiezione delle foto scattate ai tempi dei campi sopra menzionati, all’interno della quale, sorprendendo tutti, il curatore Maurizio Montefiori (e chi altri poteva esserlo) , in collaborazione e con la complicità del riolese Bartolo, è riuscito ad inserire in gran segreto un vero scoop: un vecchio filmato del campo del 1967 della cui esistenza nessuno era mai venuto a conoscenza.
E’ stato un momento molto emozionante durante il quale, il cuore di tutti, ma in particolare quello di qualche vecchio scout di nostra conoscenza ha battuto molto forte.
Il secondo giorno sotto le pendici dell’Antelao, ci aspettava il Pian de Nostasia o dei Nostasiei ( il piano della nostalgia) così detto perchè si tratta di un angolo di bosco molto suggestivo ed accogliente, percorso da un allegro e perenne ruscello, un luogo che una volta abitato e vissuto è difficile da dimenticare.
E’ il piano dove furono montati i campi degli esploratori nel 1967 e nel 1970, campi rimasti impressi indelebilmente nella memoria storica dello scoutismo casolano.
Qui, allestito con l’apporto di vari consulenti l’altare, don Giancarlo ha celebrato la S. Messa, qui abbiamo riascoltato le semplici ma impegnative parole dell’ultimo messaggio di Baden Powell, qui infine con commozione (debolezza o l’età ?) abbiamo rinnovato con il canto la nostra promessa.
Il pomeriggio è stato dedicato alla visita al Messner Museum di Monte Rite, dove il celebre scalatore ed esploratore ha raccolto una interessante collezione di quadri e memorie riguardanti le Dolomiti.
Infine, a sera, il ritorno fra canti, ricordi, risate, ed una dottissima conferenza del prof. Bartolo sui mille modi di preparare e cuocere la piadina, sia fritta che nel testo. Peccato che in un tratto del percorso caratterizzato da molte curve ed un repentino abbassamento di quota, il troppo olio da friggere rievocato abbia contribuito ad accelerare il crollo di qualche partecipante con problemi di mal d’auto, costringendo così il conferenziere a rispondere alle numerose richieste di chiarimenti e di ulteriori precisazioni con udienze private, riservate ai viaggiatori dallo stomaco più forte.
Franco Albonetti, partecipante nella duplice veste di vecchio scout e di pilota del pullman ha superato se stesso conducendo il mezzo con maestria ed occhio sicuro per stradine impossibili.
Questo è stato il suo ultimo servizio come dipendente della Cooperativa Trasporti dal momento che il giorno dopo, non sappiamo bene se dire fortunatamente o sfortunatamente, se ne è andato in pensione.

Alessandro Righini
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