Aloha, Hawaii...

A cambiare tutto, fu semplicemente la magica visione del tramonto sull'oceano. Dell'orizzonte che incendia e colora di rosso, il silenzio che precede la notte. Isola di O'ahu, quella di Honolulu e Big Island, quella del grande vulcano.

Fluttuanti come piccole lanterne, scesero il cielo e si appoggiarono dolcemente sull'acqua che circonda quelle insieme di rocce vulcaniche, che galleggiano in mezzo all'Oceano Pacifico.

Qui, la natura, ha uno spirito indicibilmente grande. Alcuni scorci, sono come piccoli momenti magici del sentimento che nasce, e si dilata all'infinito. Ci sono angoli che creano una molteplicità di suggestioni, significati. E se la nostra esistenza stesse tutta qui?

A parole, è difficile spiegare anche solo parte di questo. Meglio rimanere zitti e farselo raccontare dalle donne Hawaiane e dalle loro danze tradizionali. Alcuni passi base, sinuosi fianchi ondulanti e pose simboliche che rievocano fenomeni naturali o soggetti storici e mitologici. “Hula”, è una di queste, e presenta intricati movimenti di braccia, all'apparenza molto semplici, che sembrano muoversi come le onde del mare. Una pantomima che racconta una storia, solitamente ballata e accompagnata dal battito ritmico di percussioni e da canti tradizionali. In queste movenze, c'è odore di mondo.

 

 

Un momento, un momento fatto di tanti momenti. Un'invasione altamente bella alle nostre vite. Una benedizione sopra di noi. Il pudore, gli innamorati, il rendere ogni istante unico, l'amarsi ogni volta che si può. Il concedere alla propria sensibilità, di staccarsi dal proprio corpo. Come quella ragazza, seduta a cavalcioni sul suo surf, che guarda quel pulviscolo di polvere incandescente che rivela il giorno e il suo universo. Uno stato leggermente meditativo caratterizzato da calma, serenità, armonia e da un senso di generale felicità e soddisfazione nei confronti della vita nell'istante presente, che pare si attivi quando siamo vicini a questo via vai di onde. Come pazzi o come innamorati. Due passi sulla sabbia, finissima e granulosa. Il colore dei pesci che intraprende qualcosa di impossibile. Il silenzio diviso in onde. L'azzurro che lo rende meno spaventoso. Nella paziente attesa che da quel silenzio arrivino le parole. Già, le parole, e sentire quanto sono piene di sapore quando arrivano da quella vastità. E vedere quanto sono belle quelle parole, colorate di tutti quegli azzurri.

Era il lontano marzo di oramai qualche mese fa, sembrava che ognuno aspettasse soltanto di trovare una buona scusa per andarsene di casa. Il capitano Samaori, tutto l'equipaggio, sovvertirono tutte le aspettative e presero la direzione di queste isole. Su quell'insolito e preziono vascello, l'Aloha Trolley, alla conquista di nuove rotte. Oggi, tornando a quei giorni, è come bere nella stessa coppa allegria e malinconia. Salute, un brindisi... guarda, l'arcobaleno.

r.l.

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