Non so se ben accetto o meno, ma anche quest’anno vorrei offrirvi il personalissimo punto di vista di unodivia a proposito della vostra privatissima festa di primavera.
Prima di tutto vi devo confessare che sostengo l’idea secondo la quale si potrebbe trasformare la festa di primavera in un evento privato e riservato solamente agli iscritti in un apposito elenco, a cui ovviamente chiunque potrebbe accedere, ma solamente dopo attento esame di una commissione giudicatrice.
Prima di tutto vi devo confessare che sostengo l’idea secondo la quale si potrebbe trasformare la festa di primavera in un evento privato e riservato solamente agli iscritti in un apposito elenco, a cui ovviamente chiunque potrebbe accedere, ma solamente dopo attento esame di una commissione giudicatrice.
Dico questo perché sono un partigiano delle scelte chiare, e, se si vuole che la festa di primavera sia una evento aperto anche ai non-casolani, un evento che possa far conoscere il paese e, perché no, portare un po’ di denaro della pianura nelle tasche di chi in pianura non ci vive, beh, allora non si può chiedere a quellidivia di sopportare i tempi morti di una manifestazione che quest’anno tra ritardi, contrattempi, computer capricciosi e quant’altro è iniziata verso le 15 per poi trascinarsi fin oltre le 20…..non si possono chiedere pazienza e partecipazione a persone che non conoscono la tradizione dei carri di gesso, che non conoscono la storia del paese, e che faticano persino a intuire quanta passione e dedizione ci sia dietro quei tre carri di gesso….non si può chiedere sangue alle rape, proprio non si può!
Per favore, siamo solo gentedivia, considerateci per ciò che siamo, prendeteci per mano, fateci vedere l’immenso archivio fotografico delle precedenti edizioni della festa di primavera, spiegateci che è un evento la cui storia si è dipanata attraverso i secoli, e soprattutto non abusate della nostra poca pazienza: tra un carro e l’altro non ci può essere il tempo di mangiare un intero pasto di quattro portate più dessert, al massimo tempo per un panino rapido! le giurie non possono sparire inghiottite dagli edifici comunali tornando armate di scuse un po’ banali….non si può!!! E ve lo dice uno di quellidivia (due in tutto) che sono rimasti fino alla fine, ma ve lo dice anche unodivia che è arrivato a Casola insieme a tanti amici che a poco a poco sono scivolati tutti a valle, un po’ annoiati e qualcuno un po’ deluso.
Altrimenti, come dicevo prima, si può sempre risparmiare il denaro per i manifesti, per le bande e per gli stand e organizzare la sfilata un giovedì verso sera con successiva premiazione nel retro del bar nuovo, potrebbe funzionare.
In un senso o nell’altro, credo che siano necessarie scelte chiare, rivolte ad un obiettivo preciso.
Nonostante tutto, penso che la festa di quest’anno, abbia espresso tre carri di livello decisamente alto, tre carri che miscelavano diversamente gli ingredienti dei carri di gesso,creando risultati diversi e suggestivi, ma andiamo con ordine:
1. Input: la struttura del carro era molto interessante, soprattutto la torre dell’orologio bianca attraversata da crepe viola, peccato che non vi fosse il sole a rendere giustizia a quella scelta! Belle le maschere, anche se i colori caldi dei vestiti male si sposavano con il viola della struttura. Molto belli gli oggetti in legno, come il sole intagliato e le pettorine che indossavano le maschere.
2. Sisma: secondo me questo carro aveva la struttura tettonica meglio riuscita: il grande vuoto che presentava sul retro era semplicemente fantastico, veramente espressivo. Purtroppo la struttura è stata appesantita con una marea di colori e sfumature, decisamente eccessivi, anche perché impedivano alle maschere, che presentavano gli stessi colori, di risaltare. Un vero peccato visto che tra quelle maschere ve ne erano alcune assolutamente interessanti: l’uomo e la donna avvolti dalla spirale colorata erano semplicemente bellissimi, peccato che risultassero mimetizzati su uno sfondo colorato come loro.
3. Nuova Peschiera: La struttura tettonica del carro non particolarmente incisiva veniva assolutamente controbilanciata da una serie di maschere eccezionali tanto nella chiarezza dell’allegoria, quanto nella bravura degli attori e dei costumisti: madre e figlia vestite di bianco, la chiromante nera e la donna-tessuto color vinaccia sono solo alcuni degli esempi che si potrebbero fare per illustrare la bravura di chi ha immaginato questo carro non come la somma di diversi elementi accostati uno all’altro, ma come il risultato di un lavoro di gruppo in cui ogni “comparto” dava il proprio contributo. Complimenti.
Sono sostanzialmente d’accordo con il verdetto della giuria, anche se devo dire che la distanza tra primi e secondi quest’anno è veramente minima….un’ottima premessa per una festa di primavera 2007 piena di sorprese.
Matteo Brucoli