...Aveva un colore scintillante azzurro/blu con sfumature grigie, la vernice era assai costosa, quella da carrozzeria (Ferrari F40), con un DNA nella parte anteriore, una semiluna in rotazione appoggiata su di un'altra, una sfera di tubi color rame, tanti triangolini e due ali di ferro stilizzate che nella parte superiore svettavano verso il cielo.

Elisa non riuscì a trattenersi dalle lacrime quando alla premiazione il verdetto ci assegnò il secondo posto.
Ricordo che, comunque, quel giorno io vinsi lo stesso perché coronai un sogno di quando ero bambino, salire sul carro... non ci ero riuscito quando ci tenevo tanto..., quella volta alle elementari sarei potuto salire sul 'Cavallo di Troia' e vincere, ma non avrei capito..., sì non avrei capito l'impegno e la passione di chi costruisce un carro e che io stesso mi sarei successivamente appassionato a tal punto da tentare la costruzione di disparati modellini in polistirolo (poco proporzionati, che perdevano palline ovunque in casa) e a voler modificare tra un disegno e l'altro il logo delle ali che ora è il simbolo dell' Input.
Così l'anno successivo entrai nella società, me lo ricordo ancora...il primo pezzo di carro grisolato.
Si piantano un po' i chiodi, vi si appoggia il grisolo, si fa attorno ad essi un giro o più con con il filo di ferro (teso) e si inizia a martellare...fra una battuta e l'altra di Ugo, fra i tormentoni che nascono come i funghi del tipo: 'caza la petneda!' o 'quant' è!', fra la gente che passa in macchina e rallentando osserva, qualcuno che con gli scarti del carro prepara il fuoco per la sera, mentre la Niva rossa con il bagagliaio costantemente aperto osserva silenziosa la costruzione di una nuova creatura.
C'è poco da dire...chi non si è mai trovato in mezzo alla costruzione di un carro, non può capire che si è perso qualcosa di unico. Inoltre negli ultimi giorni prima della sfilata nasce quella punzecchiante competizione che mette addosso l'adrenalina, che ti fa osservare i particolari da curare ed allo stesso tempo ti fa analizzare i difetti morfologici e non del tuo e degli altri due carri, relazioni comprese, ma che ti fa apprezzare contemporaneamente e indirettamente il lavoro svolto anche dalle altre società, come la ricerca di nuove forme, colorazioni e stili.
Ricordo la frase di una relazione della società Peschiera che mi colpì particolarmente, parlava di impronte lasciate nel gesso da persone che, come tutti noi, sono solo di passaggio su questa terra...
Quella frase era verissima, ad ogni carro si legano ricordi, ricordi di gioia, rabbia, d'amore e di persone che ci lasciano per sempre, ma che in ogni modo rimangono fissate nel gesso della nostra memoria, dove i colori sono vivi e indelebili...I carri del pensiero.
Mi auguro che questa festa sopravviva ancora a lungo e che i futuri casolani posssano beneficiarne.
Grazie Elisa! In bocca al lupo! E che quelle ali ti facciano volare verso la vittoria!

Alessandro G.
Condividi questo articolo
FaceBook  Twitter