Da qualche tempo è in vendita nelle tabaccherie e nelle cartolerie di Casola una raccolta di poesie intitolata “Notte di vento”. L’autore è Davide Giovannini, quarant’anni, originario di Imola. I genitori acquistarono una casa colonica nelle campagne di Valsenio agli inizi degli anni settanta e Davide ripensa con nitida malinconia alle estati spensierate della sua infanzia trascorse in collina.
Di quelle vacanze ricorda soprattutto i frangenti di vita campestre impregnati di sapori primitivi, le sensazioni fuggevoli capaci tuttavia di lasciare impronte indelebili. Ho incontrato Davide una sera al pub ed è stato piacevole trascorrervi assieme un po’ di tempo.
Leggo dalla presentazione della quarta di copertina che sono due anni che abiti a Casola…
Sì, due anni fa mi sono separato da mia moglie e ho deciso, non senza titubanze, di dare una svolta alla mia vita trasferendomi stabilmente a Casola. Ho mantenuto tuttavia il mio lavoro a Imola e, tutte le volte che ne ho la possibilità, porto i miei due figli con me.
E che idee ti sei fatto su Casola e i casolani?
Penso che Casola sia un riserva inesauribile di personaggi dalle molteplici risorse creative e personali, ritengo tuttavia che sia difficile per un uomo di quarant’anni integrarsi facilmente in un centro abitato di piccole dimensioni in cui le opportunità di incontro e di conoscenza reciproca non sono così numerose.
Parliamo della tua passione, la poesia…
Ho iniziato a scrivere poesie all’incirca dieci anni fa. Ho avvertito la poesia come una necessità, un bisogno inesauribile di esprimere le mie emozioni e di farmi conoscere agli altri sotto una veste nuova. E’ probabilmente l’unico mezzo attraverso cui riesco a trasparire completamente, a dimostrare agli altri chi sono veramente.
Quando nasce questa passione?
Mi sono avvicinato alla poesia nel periodo delle scuole superiori. Ho frequentato un istituto tecnico in cui i miei insegnanti mi hanno fatto scoprire questa realtà meravigliosa. In particolare mi sono subito innamorato della poesia crepuscolare e ermetica.
Quest’ultima affermazione si può desumere anche dalla scelta delle tematiche e dei soggetti trattati nei tuoi componimenti…
Sì, hai ragione. Ho la tendenza a descrivere momenti della vita quotidiana altrove ignorati, prendo spunto da situazioni apparentemente prive di significato. Do risalto alle piccole consolazioni della vita.
C’è un legame stretto tra ciò che hai appena affermato e i tuoi ricordi d’infanzia?
Sì, ho un ricordo molto piacevole della mia infanzia. In particolare delle vacanze trascorse con i miei genitori qua in collina. Dello stretto contatto che riuscivo ad instaurare con la campagna, con la natura, ed è a quei momenti che mi ispiro quando voglio descrivere le emozioni che scaturiscono dalla contemplazione del paesaggio.
Le tue poesie però sono anche pervase da un alone di malinconia…
Non si tratta sempre e solo di una nostalgia nei confronti del passato, non vivo di soli ricordi anzi, potendo tornare indietro, ci sarebbero molte cose che non vorrei ripetere. La malinconia c’è, ma perché fa parte della mia personalità, ed è mia intenzione far conoscere questo scorcio del mio essere.
Il senso della malinconia è strettamente connesso con quello della solitudine…
E’ essenziale ritagliarsi nella giornata degli spazi da trascorrere in solitudine, tuttavia bisognerebbe stare attenti a non oltrepassare quella linea che impalpabilmente separa la solitudine ricercata dalla solitudine come condizione di vita imposta da circostanze ostili.
Il linguaggio con cui ti esprimi si allontana molto dai canoni contemporanei, come mai questa scelta?
Della poesia della prima metà del novecento non attingo solo in merito a tematiche e soggetti, di quei componimenti voglio ripercorrerne anche stile, struttura, linguaggio, …quantomeno ci provo. Mi incantano il suono e il segno grafico di certe espressioni cadute ormai in disuso.
Non ti ho ancora chiesto perché hai intitolato “Notte di vento” la tua raccolta…
Devi sapere che dove abito io di notte, quando c’è vento, il suo ululato è così forte che non puoi nemmeno immaginare. All’inizio lo vivevo come un incubo, …faceva sbattere porte, finestre ed incuteva davvero paura. Poi col tempo mi ci sono abituato e ora non mi agita più, anzi adesso la notte e il vento sono diventati ottimi consiglieri della mia attività di scrittura.
Adesso a cosa ti stai dedicando?
Quest’estate ho scoperto, inaspettatamente, il piacere del mare, vi ho trascorso le mie vacanze e questo è entrato con irruenza nelle mie riflessioni poetiche.
Grazie per la disponibilità e ti auguro di perseguire con passione le tue aspirazioni.
Per scrivere
una bottiglia generosa
un toscano ammezzato
una notte insonne
per un vento bastardo
che scortica l’anima
e scopre
la carne viva
dei sentimenti.
(da Notte di vento, Aletti Editore)