… tutto quello che passava da qua, non era altro che palle di sterpi spinte dal vento…
… la linea di confine era abitata da collegiali inselvatichiti, con lenti e vesti di un tempo lontano…
…il suono pareva nascere tra polvere, risse, proprio di quelle in cui il pianista continua a suonare mentre tutt’intorno gli spaccano il locale…
Correva l’anno 2008 quando un gruppo di notabili musicisti entrarono in un villaggio di frontiera, e diedero vita a questa sorta di esortazione.
… la linea di confine era abitata da collegiali inselvatichiti, con lenti e vesti di un tempo lontano…
…il suono pareva nascere tra polvere, risse, proprio di quelle in cui il pianista continua a suonare mentre tutt’intorno gli spaccano il locale…
Correva l’anno 2008 quando un gruppo di notabili musicisti entrarono in un villaggio di frontiera, e diedero vita a questa sorta di esortazione.
Un gruppo parallelo, un disco pieno di identità, ricco di prospettive, in attesa di redenzione.
Un suono carico, tirato, geniale in certi passaggi, che ha la piccola ambizione di consolare gli abbandonati. Anime dalle coscenze assopite, stanche, assuefatte, divise tra l’utopia di cambiare e il disincanto di trovare il proprio sogno nascosto dietro una banale ripetitività quotidiana.
“Consolers of the lonely” è il secondo disco di questa band, annunciato a sorpresa appena una settimana prima della sua uscita. E’ un disco dove le canzoni ripercorrono il tracciato di strade che oggi sembrano perdute. Una piccola grande carovana, che durante un viaggio senza destinazione, si ferma a suonare in una vecchia locanda. Dove il pianista, nonostante sia rimasta solo polvere, continua a suonare.
r.l.