Siamo venuti a conoscenza che nell’ultimo periodo hai fatto un lavoro pubblicitario, per una multinazionale di nome CISCO System, di cosa si trattava?
Della promozione di un hardware firmato “Stonevoice” che permette, attraverso l’utilizzo della Skype, tecnologia piuttosto diffusa anche in ambito lavorativo ormai, che permette ripeto, di compiere chiamate Skype attraverso un telefono Cisco (o generico RV70).

La Cisco, attraverso un azienda di Milano ha ritenuto opportuno fare girare lo Spot in una casa di produzione di Bologna. Io sono stato contattato, mi è stato passato un concept stilato da un azienda pubblicitaria, io ho stilato uno storyboard, ovvero una serie di inquadrature e movimenti di macchina utili a prevedere il montato dell’audiovideo. E’ stato un puro lavoro di regia, costruzione sintattica di immagini volte a promuovere un prodotto di nicchia, sintassi promozionale che prevede percentuali di linguaggio standard e percentuali di linguaggio autoriali.
E’ da sottolineare l’importante uso di 3D che l’azienda madre aveva richiesto e dunque la forte influenza che questo determina nella scelta dei punti macchina e delle inquadrature.
Per me un esperienza quasi nuova, visto la levatura del collettivo 3D con il quale ho avuto a che fare, un gruppo di Milano che ha appena concluso di interfacciare il 3D dell’ultimo video dei Subsonica.

Riusciremo a vedere lo spot pubblicitario?

Non saprei, visto che l’anteprima dello spot è su Second Life.

Perché la società CISCO ha scelto un mondo virtuale e non quello reale (mediante Spot televisivi, eventi), per presentare il suo prodotto?

Ho saputo dalla produzione che l’anteprima dello spot si sarebbe effettuata in Second Life, ormai famoso esperimento antropologico di simulazione collettiva, nella quale l’utente ha la possibilità di coltivare un Ego alternativo che sia non necessariamente un palliativo bensì un ipotesi di vita o di mondo reale, semioticamente concepito, in base al quale non seguire traiettorie eticamente o moralmente vincolate all’impriting civile culturale.
Questa scelta della Cisco può essere quindi interpretate superficialmente come una mossa di marketing per raggiungere un bacino d’utenza di nicchia, ad uno sguardo più attento può risultare un investimento tutt’altro che virtuale. Personalmente, usando un eufemismo, non sono un fruitore delle esotiche opportunità di Second Life, comunque sia, mi fido ciecamente. Di sta roba quelli di Milano se ne intendono più del sottoscritto.

Il 3D in Italia è molto utilizzato nel tuo lavoro?

Non molto. Costa troppo e in pochi sono in grado di farlo minimamente bene. Ma qualcosa si sta muovendo. Esiste un 3D all’italiana che emula quello Hollywoodiano pur mantenendosi nei limiti del più temperato ritocco (vedi proiettili, microesplosioni, tangenti d’inquadratura).

Abbiamo saputo che la protagonista dello spot era l’attrice Laura Chiatti, molto apprezzata dal pubblico maschile, come ti sei trovato a doverla dirigere?

Bene.

Nient’altro d’aggiungere?

E’ una bella ragazza, ma in quanto recitazione ho diretto attori più affermati, ma meno conosciuti.
Sarebbe banale chiederti se preferisci di più fare cortometraggi o spot pubblicitari, quindi ti chiediamo di stilare una classifica di gradimento sui tipi di lavoro che fai?

Mi piace molto studiare il linguaggio, i linguaggi, dalla fiction al documentario, dallo spot alla clip musicale.
Il linguaggio è la cosa più interessante.


a cura di Claudio Dardi
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