Come un ciclo naturale oramai da un po’ di anni Casola si trova a dover far fronte ad atti di vandalismo che distruggono il patrimonio pubblico. Questa volta è toccato al parco fluviale, riqualificato da pochi anni grazie ad un lavoro splendido del gruppo alpini. Il bilancio annovera diverse panchine rovinate in maniera irreparabile, due tavoli di legno da picnic rubati, alcune staccionate divelte.
Inoltre l’area di sosta sul fiume è stata completamente distrutta (panchina, lampione e cestino porta rifiuti) e sono stati danneggiati alcuni lampioni. Altro luogo che ha visto il verificarsi di atti di vandalismo è stato il Parco Nembrini, quel fazzoletto di terra sopra la palestra comunale dove la panchina di cemento è stata distrutta e il lancio di bottiglie di vetro ha danneggiato il monumento in ceramica.
La reazione del comune questa volta non si è fatta attendere infatti un comunicato recita 'E’ dovere del Comune agire per evitare simili episodi. La polizia municipale e le forze dell’ordine sono impegnate a intensificare l’azione di vigilanza e si cercherà di promuovere una costante azione di informazione e di prevenzione che serva a evitare il ripetersi di simili situazioni. Si segnala che i danneggiamenti a beni pubblici sono perseguibili penalmente e che dei danni provocati da minori sono responsabili i genitori'. Il documento si conclude con un 'appello alla cittadinanza perché collabori e sostenga l’azione di vigilanza e controllo delle forze dell’ordine'.
Non si tratta più di ragazzate che possono essere risolte con un semplice rimprovero, adesso forse è bene mandare il segnale che non è concesso tutto, che ci deve essere rispetto per quel patrimonio che è di tutti, che il paese non è una zona franca, che la notte non è il tempo per gli eccessi.
Purtroppo a essere coinvolti sono tutti i ragazzi, la maggioranza dei quali sono sicuramente coscienziosi, rispettosi e intelligenti, ma facendo parte di una precisa fascia d’età vengono chiamati in causa direttamente. La colpa è senza dubbio di pochi idioti imbecilli che non trovano meglio da fare che distruggere quello che incontrano, ma un poco di colpa è anche di quelli che vedono e non fanno nulla, di quelli che sanno e non provano a fermare.
Se le mele marce non devono confondersi con quelle buone vuole dire che queste ultime devono allontanare le prime, isolarle o dimostrare la propria forza, la propria volontà a non voler sbagliare.
Spero di sbagliarmi ma questi atti di vandalismo possono essere inscritti in un discorso più ampio nel quale rientra la penetrazione massiccia della droga nella nostra comunità, nel quale il disagio giovanile è presente e richiede risposte.
Credo che l’amministrazione si stia muovendo nella direzione giusta, accompagnando una dura risposta ad un progetto di prevenzione, di presa di coscienza, di stimolo. Ed in questo modo riconduco tutto al luogo primario dell’educazione: la famiglia, che ha il dovere di vigilare, chiedere, sapere, informarsi, capire e nel caso agire.
Riccardo Albonetti