Si dice sempre che nel mondo di oggi le tradizioni vengono dimenticate, travolte dai tempi rapidi di uno stile di vita che spesso non concede spazi di riflessione e tende a consumare tutto in brevi attimi. Anche il nostro paese, pur lontano dai ritmi frenetici della metropoli, risente del fenomeno, ma per fortuna ci sono alcuni eventi che rimangono scolpiti nel DNA dei casolani e ogni anno tornano a scandire piacevolmente il calendario. C'è naturalmente la Festa di Primavera, ma la più suggestiva di queste manifestazioni è, a detta di molti, la processione del Gesù Morto che la sera del Venerdì Santo attraversa le vie di tutto il paese.
C'è però un problema: anche la pioggia del Venerdì Santo è ormai diventata una tradizione, in questo caso poco piacevole. Ogni anno si passa una giornata intera (e anche di più, visto che i preparativi per la processione iniziano il mercoledì o il giovedì) col naso in aria a scrutare e annusare l'atmosfera per capire se il cielo sarà clemente. Ed è ormai battuta ricorrente quella che richiede benevolenza proprio a quel Gesù per il quale, in fondo, si sta lavorando tanto duramente. Eh sì, perché mettere in piedi una processione di questo tipo, tale da attirare anche i non casolani e da offrire agli 'emigrati' una piacevole occasione di ritorno, non è roba da poco. Richiede l'impegno notevole di buona parte dei nostri concittadini, e dobbiamo essere felici se, fra sentimento religioso e amore per la tradizione, molti di noi trovano la forza e la voglia di darsi da fare per rendere la processione più bella e commovente.
Quest'anno poi la situazione è stata emblematica della continua lotta fra la pioggia e i casolani (che si rinnova fra l'altro con altrettanta puntualità anche per la Festa di Primavera). Acqua a catinelle per tutto il giorno, di quella non intensa e di breve durata, no, di quella continua, che non lascia un minuto di tregua e nemmeno un briciolo di speranza. E invece tutti coloro che lavorano per la buona riuscita della processione, quella speranza non l'hanno persa, non hanno abbandonato la loro opera, e quando il cielo ha deciso di tappare la falla si sono fatti trovare pronti all'appuntamento.
Che dietro l'irritante comportamento del clima ci sia un preciso ordine di Colui che tutto comanda e tutto vede? E visto che è sempre Lui che tutto perdona, può darsi che abbia deciso prima di farci tribolare un po' per scontare quei peccatucci che inevitabilmente accumuliamo in un annetto, poi di premiarci con la schiarita serale? Chissà, la teologia è materia troppo profonda - e anche pericolosa - per darsi risposta senza prima studiare il problema da ogni lato, quindi ci teniamo il quesito e che ognuno la veda come vuole. Di questi tempi poi ci sono già abbastanza spettacoli che scatenano dispute storico-teologiche accanite e noi non vogliamo certo entrare nel mucchio selvaggio dei litiganti. Quindi decidiamo di offrire soltanto lo spettacolo, che nella fattispecie non è cinematografico ma fotografico, e non trattiamo del sentimento religioso che è insito nella processione e che ognuno è libero di vivere a modo suo. Se è vero che il clima della processione, la visione dei quadri della Passione o della croce di fuoco o delle case illuminate, stimolino questo sentimento non lo sappiamo, però, per evitare omissioni, noi quel clima cerchiamo di riproporvelo tramite le immagini, voi fatene l'uso che più si addice al vostro animo.
Un'ultima riflessione. In un Venerdì Santo funestato dalla pioggia (ma in fondo, che il Cielo si rabbui quando il Cristo muore non è certo scoperta di oggi!), paradossalmente la novità dell'anno è stato il riunirsi sul piazzale della Parrocchia, non all'interno della Chiesa, per la predica conclusiva. Quasi nel desiderio di fare giungere più in alto il ringraziamento, pieno di soddisfazione e orgoglio, per quell'inaspettato, sereno finale di giornata. E, pioggia o meno, freddo o caldo che sia, speriamo che il prossimo anno anche questa sia diventata una bella tradizione.
Michele Righini