Lunedì 14 luglio
Ore 6 Partenza dal parcheggio del ristorante Rirò di Imola con pulmini per Roma.
La domanda che più frequentemente mi è stata posta, prima di questo pellegrinaggio è stata: “Davvero vai a Sidney? Ma come mai?” Curiosità più che legittima dal momento che questa è la Gmg più impegnativa degli ultimi anni e tutto sembra remare contro, basti pensare ai costi, alla distanza, al periodo scelto che crea non pochi problemi tanto a studenti universitari ancora alle prese con gli esami, quanto ai giovani lavoratori costretti a chiedere le ferie.
Ore 6 Partenza dal parcheggio del ristorante Rirò di Imola con pulmini per Roma.
La domanda che più frequentemente mi è stata posta, prima di questo pellegrinaggio è stata: “Davvero vai a Sidney? Ma come mai?” Curiosità più che legittima dal momento che questa è la Gmg più impegnativa degli ultimi anni e tutto sembra remare contro, basti pensare ai costi, alla distanza, al periodo scelto che crea non pochi problemi tanto a studenti universitari ancora alle prese con gli esami, quanto ai giovani lavoratori costretti a chiedere le ferie.
Di certo non lo si può considerare un viaggio di piacere in questa terra grande 25 volte l’Italia e che è spesso nota solo attraverso certi stereotipi o volti noti: dal surf ai canguri e koala, da Nicole Kidman a Russel Crowe e Casey Stoner. Una risposta c’è anche se è difficile esprimerla a parole…io mi sento parte di quella fitta schiera di giovani che ha deciso di accogliere l’invito del Papa in una logica di cammino interiore, di ricerca, di fede. Mi sono sentita chiamata ad andare là con l’impegno di rendere poi testimonianza e trasmettere i doni ricevuti a quanti, pur con il cuore e la preghiera vicini a noi, non hanno potuto affrontare il viaggio. Mi è sembrata una fantastica opportunità per ritrovarsi insieme ed approfondire la propria fede in Cristo, per condividere un’esperienza gioiosa ascoltando la parola di Dio con la profonda convinzione di tornare cambiata, arricchita di una rinnovata speranza poiché sono convinta che la fede si accresca in maniera smisurata anche sola donandola.
Ore 11 Arrivo all’aeroporto di Roma Fiumicino.
Ci accolgono i responsabili della Raptim che ci guidano nelle procedure di imbarco. Ultimi abbracci e saluti prima di sbarcare agli antipodi del mondo!
Ore 14.30 Decollo del volo TG944 per Bangkok, Thailandia.
Che sia un segno di divina protezione avere nel nome del volo le iniziali del vescovo della nostra diocesi?!
Martedì 15 luglio
Ore 6.50 Atterraggio a Bangkok.
Dopo un volo di 11 ore e mezzo continuamente rimpinzati di specialità tailandesi di dubbia bontà ecco che dal gelo tagliente dell’aria condizionata in cabina siamo catapultati nei 35°C di Bangkok. L’altissima percentuale di umidità sembra toglierti il respiro già di primo mattino, la vicinanza all’equatore è palpabile. Ci attendono 12 ore di scalo durante le quali visiteremo la città, il palazzo reale (dove non ti fanno entrare se hai uno strappo sui jeans o indossi bermuda) e la galleria dell’oro. Giada, la nostra guida locale, ci invita a solcare le acque del fiume che bagna la capitale su un’imbarcazione dall’aspetto poco rassicurante, mentre ognuno di noi prega che questa specie di gommone dia prova di sé ancora almeno per questa volta (anche perché data la poca impressione di sicurezza che davano vecchi salvagenti impolverati era altamente auspicabile evitare qualsiasi tipo di imprevisto) apprendiamo dalla guida alcune notizie sulla città e i suoi abitanti.
Ore 18 Decollo del volo per Sydney.
Mercoledì 16 luglio
Ore 6.15 Eccoci, ci siamo: finalmente atterriamo a Sydney, in Australia, in quell’estremo confine della terra che fra pochi giorni ne diverrà il centro spirituale. In un clima rigido, accarezzati da un freddo vento glaciale, i volontari della diocesi di Palestrina ci accolgono e ci indirizzano al pullman che ci condurrà all’alloggio, il Casimir Catholic College, nel sobborgo di Marrickville. Ormai ho perso il conto delle ore di sonno arretrate accumulate e di quelle che ancora mi separano da una doccia rinvigorente, nonostante tutto ognuno di noi, attraverso canti, sorrisi e saluti gioiosi, riesce a manifestare una contagiosa energia che ci dà la carica per affrontare la prima giornata in terra australe. Immediatamente avverto la sensazione che sto per vivere un’esperienza forte, che mi lascerà un segno profondo, un arricchimento che racconterò a lungo. Alle 10 era prevista la prima catechesi per gruppi linguistici, ma abbiamo difficoltà a raggiungere la Chiesa di St Gabriel, nell’elegante quartiere di Bexley. Giungiamo a celebrazione eucaristica in corso durante la quale un gruppo di pellegrini pugliesi dimostra in maniera, a mio parere, molto insolita e comunque inadeguata al luogo sacro in cui ci trovavamo, la propria fede cristiana: entriamo in Chiesa sotto l’onda di cori da stadio per di più sostenuti dal sacerdote stesso all’ambone (“Poo po-po po po po Poo”, “I-ta-liano-batti-le-mani!”, “Bravo, bravo, bravo!” urla e applausi al minimo pronunciar la parola “Puglia”…). Allibiti ed esterrefatti ci accingiamo a consumare il “pranzo” del pellegrino (che, senza sostanziali cambiamenti di menù, accompagnerà sempre la nostra gmg): scatoletta di tonno, fagioli col ketchup, patatine, pane e tanti dolci con uvetta, miele e mandorle.
Il tema che orienta i giorni di Sydney (“Avrete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”) richiama la Pentecoste e l’azione dello Spirito Santo, l’entità forse un po’ più sconosciuta e trascurata della SS Trinità che contribuisce a ricomporre interiormente le persone, a guarire le ferite dell’anima. Ora il “testimone” passa nelle nostre mani: siamo chiamati a essere missionari, ad uscire dai propri ottusi confini, a passare da una Chiesa che gioca in difesa e “lascia la fede in panchina” a una Chiesa grintosa, pronta ad affrontare a viso aperto le sfide che la realtà, giorno dopo giorno, ci lancia.
Ore 16.30 Festa degli italiani all’Enterteinement Center of Sydney.
Mi sto convincendo ogni momento di più di essere protagonista di qualcosa di davvero speciale: il popolo australiano ci accoglie al contempo incredulo e felice, lascia i propri uffici e scende di corsa in strada per salutarci ed ammirare quella coloratissima marea umana che sta invadendo la loro città, quasi fossimo un dono del cielo, un segno di speranza, in tanti ci chiedono di non dimenticarli, ma di portarli spiritualmente a casa con noi. I Gen Rosso sono fra i protagonisti di questa festa d’accoglienza riservata ai pellegrini italiani e agli italo-australiani residenti a Sidney, allietano il pomeriggio intonando diversi brani tratti dal loro repertorio e un medley degli inni che hanno accompagnato le ultime gmg e sulle commoventi parole di A te di Jovanotti si conclude questo lungo pomeriggio di allegria. Ci attende la “cena del pellegrino”: un piccantissimo spezzatino al curry distribuito in sacchetti di plastica (che, anche se risultava visivamente poco invitante, poteva vantare il pregio di essere bollente e quindi … indispensabile per scaldarsi le mani gelide!). Anche se dopo il tramonto (cioè alle 5 del pomeriggio) la temperatura scende rapidamente sotto i 10°C, dopo 72 ore di continuo peregrinare niente e nessuno ci può impedire una doccia e non ci facciamo spaventare nemmeno dalle cabine poste all’esterno dell’edificio dove alloggiamo. La stanchezza comincia a farsi sentire, dopo la messa che quotidianamente abbiamo cercato di celebrare pur con “mezzi di fortuna” (usando zaini come altare e il poncho che avevamo in dotazione come tovaglia), finalmente, chiusi nei sacchi a pelo, dormiamo qualche ora in un posto diverso da un sedile d’aereo.
Giovedì 17 luglio
Ore 10 Seconda catechesi: “Siamo membri gli uni degli altri” (S.Paolo).
Come viviamo il senso di appartenenza alla Chiesa e come sentiamo il nostro rapporto con essa? Con questa domanda il vescovo che presiede la catechesi di oggi ci invita a riflettere sul rapporto di fraternità che sta alla base del fatto di essere Chiesa, un rapporto di entità superiore rispetto a quanti altri possiamo instaurare. Dobbiamo essere orgogliosi e fieri di essere cristiani in quanto facciamo parte del corpo di Cristo, perché Lui non si vergogna mai di affermare di essere nostro fratello. Per allacciarsi al tema filo conduttore di queste giornate, il vescovo ci ricorda di come lo Spirito Santo susciti nella comunità cristiana testimonianze esemplari di persone che vivono in pienezza il mistero del Signore Gesù (i Santi) e dà vita a movimenti che tracciano solchi duraturi nel tempo rendendo costantemente la Chiesa fedele alla sua identità. Benché non sia una perfetta comunità di uomini esemplari, dobbiamo amare la Chiesa: essa rappresenta la continuazione della presenza del Signore Gesù e il mistero dell’incarnazione, dobbiamo amarci e perdonarci fra di noi perché siamo tutti membra dello stesso Corpo. Quest’ultima affermazione nasconde però una nostra precisa responsabilità: se nella Chiesa formiamo un solo Corpo, quello di Gesù, tutti abbiamo un dovere da portare avanti nella Chiesa perchè non c’è posto per chi vuole vivere alle spalle degli altri: ognuno di noi deve dare il proprio contributo a testimoniare Gesù.
Ore 14.45 Imbarco del Papa sulla nave “Sydney 2000” presso la baia e trasferimento via mare al molo di Rose Bay (breve accoglienza con danze e canti tradizionali da parte degli aborigeni), poi al molo di Barangaroo East Darling Harbour ,l’antico porto che prende il nome dalla moglie di un noto esponente aborigeno.
Eccoci qui riuniti sul quel molo che in passato ha visto arrivare dal mare genti e merci di tutto il mondo: esploratori, avventurieri, capitani, galeotti e marinai, missionari e, più recentemente, emigranti. Oggi è il turno di Papa Benedetto che ci confida le emozioni, non prive di apprensione, provate nel volo da Roma a qui sorvolando il nostro pianeta. Tutti i principali luoghi della città, dall’aeroporto fino alla baia, dall’Harbour Bridge all’Opera House sono tappezzati di striscioni colorati in rosso, arancione, giallo e blu, strade, palazzi, parchi e chiese sono addobbati a festa. Siamo un ‘piccolo’ oceano ribollente di energie, “un’immagine vibrante della Chiesa universale.”
Ore 15.30 Festa di accoglienza dei giovani.
Un mosaico multicolore formato da ragazzi e ragazze provenienti da ogni parte del mondo, young pilgrims of the world, tutti riuniti dall’unica fede in Gesù Cristo dà il benvenuto a Papa Benedetto. Seduti sulla gradinata nei pressi dell’Opera House ascoltiamo le parole del Santo Padre attraverso le radioline dei cellulari: la frequenza 89.30 ci fornisce in simultanea la traduzione in italiano. Prima di entrare nel vivo del tema ricorrente di questa Gmg papa Benedetto ha voluto rispolverare la nostra memoria sull’importanza del Battesimo, momento durante il quale siamo stati incorporati in Cristo divenendo “nuove creature”. Ci esorta a seguire il cammino dei 12 apostoli che, dopo i primi momenti di paura e smarrimento, rinfrancati dalla forza dello Spirito Santo proclamano senza timore che Dio si è fatto uno di noi. Il Papa ha parole benevole anche per chi si muove ai margini della vita cristiana e apre le sue braccia perché riconoscano questa Chiesa riunita qui come la propria casa. Non manca poi di metterci in guardia dai veleni, spesso esaltati dai media, che minano lo scopo ultimo per cui siamo stati creati: la nostra vita non è governata dalla sorte, ma è stata voluta da Dio, è una continua ricerca del vero, del bene, del bello. Descrivendo la vista maestosa del nostro pianeta che ha potuto ammirare durante il volo verso Sidney attraverso un affascinante “book fotografico” con chiari riferimenti alla Genesi, Papa Benedetto ci porta ad ammettere come spesso l’uomo abbia poco rispetto per le meraviglie della Creazione di Dio e come la natura, di rimando, spesso costituisca un pericolo, una minaccia per i suoi stessi custodi. Continua sottolineando come il nostro cuore aneli a una visione della vita dove regni l’amore, la condivisione, l’unità perché siamo stanchi dell’avidità, della violenza e della divisione. Questa è la speranza che ci viene offerta dal Vangelo attraverso l’opera dello Spirito Santo e questo è ciò che siamo chiamati a portare da Sydney al mondo, ricreati nel Battesimo e rinforzati dai doni della Cresima. È lo Spirito che ci dona la saggezza per scegliere il cammino giusto e ci infonde il coraggio per percorrerlo.
Venerdì 18 luglio
Ore 10 Terza catechesi per gruppi linguistici: “Lo spirito anima la Chiesa”.
Papa Benedetto, nella sua enciclica, ha ricordato che siamo chiamati ad essere espressione e strumento d’amore, un amore che proclama Dio perché Dio caritas est, in queste parole è nascosto il segreto più grande della vita: solo l’amore può colmare le più profonde aspirazioni del cuore dell’uomo perché, come dice Sant’Agostino, “il nostro cuore è inquieto finché non trova Te”. L’amore è la sola forza capace di cambiare il cuore dell’uomo, è come un fuoco che si accende in noi per renderci seminatori di speranza, come una scintilla nella stoppia del mondo. Mentre la mente, per arricchirsi, ha bisogno di ricevere nozioni, il nostro cuore dona, e più dona più diventa immenso ed inesauribile. È questo il punto d’incontro con Dio: Dio è amore, l’amore viene da Dio e chiunque ama conosce Dio. Lo Spirito Santo che abita i nostri cuori ci rende Chiesa, ci rende un solo corpo. Il Vescovo che presiede la catechesi di questa mattina ci racconta di come, durante una conferenza tenutasi a Roma, Madre Teresa di Calcutta, fisicamente minuta e fragile, ma caratterialmente una forza, pur esprimendosi in inglese, veniva capita da tutti perché attraverso quella luce che usciva dai suoi occhi riusciva a parlare il linguaggio dell’amore. Occorre trasmettere urgentemente agli altri la buona novella, un po’come fece con gioia Maria che volle portare il lieto annunzio della salvezza. Dobbiamo donare quanto ricevuto con la Cresima, lasciarci guidare dallo Spirito Santo e metterci al servizio del Vangelo: scegliere sempre il meglio e mai giocare al ribasso!
Ore 15
Con la preghiera del Papa sul sagrato ha inizio la Via Crucis nella piazza antistante St. Mary Cathedral, sede dell’ultima cena. Il testo è stato tradotto in diverse lingue e viaggia nelle radio dei cellulari di noi pellegrini. L’intero percorso è costellato di rimandi simbolici: il giardino del Domain è stato trasformato in un moderno Getsemani dove Giuda consuma il suo tradimento, i gradini della scalinata dell’Opera House mostrano Pilato che condanna senza pietà Gesù (interpretato da un ragazzo italo australiano) che, caricato della croce, attraversa il porto in battello e raggiunge Darling Harbour. Qui incontra le donne, la Veronica, sua madre e Simone il Cireneo, impersonato da un ragazzo aborigeno, una scena davvero commovente che è valsa a simbolo di riconciliazione tra i due popoli, sottolineata in diversi momenti di questa Gmg attraverso la commistione di musiche e danze delle due tradizioni. Infine il tragitto fino a Barangaroo con la struggente immagine della crocifissione. Per una sera Sidney si è trasformata in una grande cattedrale a cielo aperto, ammutolita da una profonda partecipazione emotiva, dal passaggio della croce.
Sabato 19 luglio
Ore 5.30
Stamattina sveglia prestissimo: ha inizio il pellegrinaggio verso l’ippodromo di Randwick dove ci sarà la veglia e la messa con il Papa. La notte all’aperto è annunciata, almeno secondo le previsioni meteo appese alla bacheca dell’alloggio, “very freezing”, si vocifera che sia già stata allertata la Protezione Civile. Questo significa caricarsi negli zaini quanto possibile: oltre dormibene, sacco a pelo e cerata per l’umidità, anche vestiti pesanti e tutto l’occorrente di sopravvivenza per superare la notte all’addiaccio sotto lo splendore celeste della grande Southern Cross, una costellazione visibile solo da questo emisfero: è costituita da quattro stelle luminose disposte a formare una croce e da una quinta stella, Ipsilon (è l’immagine che campeggia sulle bandiere di Australia, Nuova Zelanda e Papua Nuova Guinea).
Ore 19 Imbacuccati in scaldacollo e ponchi di lana per difenderci dal freddo, incollati agli auricolari dei telefonini per ascoltare i testi proclamati dagli speckers, gli occhi fissi al maxischermo più vicino: Benedetto è una figura bianca grande poco più di una miniatura che si muove sul palco rosso, ma per tutti noi l’importante non è vedere ma essere qui, alla veglia col Santo Padre che quasi a volersi uniformare a noi, ci confida amorevolmente le sue lacune, in giovane età, circa la comprensione della Terza persona della Trinità. E ci svela il segreto per far chiarezza : le intuizioni di Sant’Agostino sullo Spirito Santo come vincolo di unità all’interno della Santissima Trinità, unità quale comunione, amore durevole, donante e dono. Ci ha poi invitato a ricordare i nostri genitori, i nostri nonni che hanno sostenuto i primi passi del nostro cammino di fede. I doni dello Spirito ci chiamano a una partecipazione attiva e gioiosa alla vita della Chiesa che si deve rafforzare, ringiovanire, rinnovare, perché essere veramente vivi vuol dire essere trasformati dal di dentro, andare oltre la vuota utopia e le visioni parziali, essere aperti per accogliere la forza dell’amore di Dio e la potenza dello Spirito Santo offrendo con coerenza la certezza della testimonianza cristiana. Stanchi, infreddoliti, ci raccogliamo in ginocchio in adorazione davanti all’Eucarestia. Attorno a noi si estende un commovente silenzio: questi momenti di raccoglimento e riflessione sono vissuti con una profonda partecipazione spirituale. Durante la notte, illuminata dalle numerose candele accese lungo l’ippodromo, mentre tutto intorno è una distesa immensa di sacchi a pelo, c’è ancora chi legge, chi anima la preghiera coi canti, chi lotta con la stanchezza e il freddo, chi si rifugia nella tenda dell’adorazione, chi cerca sacerdoti per la confessione, chi attende in fila per una cioccolata calda, chi scambia qualsiasi tipo di gadget come accade ad ogni Gmg. Ormai le bandiere, i foulard, i maglioni colorati non servono più ad identificare con certezza una nazione, ma sono passati di mano in mano al termine di incontri casuali quale sigillo di nuove amicizie.
Domenica 20 luglio
Un’alba arancione saluta questa lunga notte che sembrava non finire mai. L’aria comincia piano piano a scaldarsi. In lontananza riecheggiano le lodi mattutine intonate dolcemente nella cappella dell’adorazione: le preghiere di noi giovani radunati dentro la grande area dell’ippodromo di Sydney si intrecciano in tutte le lingue del mondo.
Ore 8.45 Arrivo del Papa all’eliporto di Victoria Barracks a Sydney, imbarco sull’elicottero per effettuare il sorvolo dei giovani radunati nel Southern Cross Precinct (Centennial Park e Ippodromo di Randwick)
Ore 9.45 Il Papa raggiunge la Sagrestia allestita nell’ippodromo rapidamente battezzato dalla stampa locale “The Holy Sea”, un gioco di parole che vuol rendere omaggio a questo tsunami umano di fede e di gioia che si è riunito attorno al suo pescatore di anime. Alle 10 ha inizio la celebrazione della Santa Messa per la XXIII Gmg. Papa Benedetto ha conferito la Cresima a 24 ragazzi e ha pregato perché il fuoco dell’amore di Dio possa scendere a riempire i cuori, per unirci sempre più al Signore e alla sua Chiesa. Durante l’omelia, il Papa dimostra di aver piena fiducia nelle capacità di noi giovani, pertanto ci chiede di essere profeti, ci spinge ad essere la colonna portante di una nuova generazione di cristiani che possa costruire un mondo migliore, ci affida un mandato che ora noi dobbiamo trasferire nella nostra quotidianità, perché questa Gmg non sia un evento fine a se stesso, ma il momento culminante di un cammino di fede che lascia una traccia profonda nelle coscienze. Ora tocca a noi rimboccarci le maniche e dimostrare che siamo completamente diversi da quella generazione smarrita, apatica, sbandata ed indifferente che spesso ci viene attribuita. Siamo chiamati a contribuire alla realizzazione di un mondo dove la vita sia accolta, rispettata e curata, non respinta o temuta. Nel deserto spirituale che sta dilagando, Benedetto ci domanda che cosa lasceremo alle future generazioni, che cosa stiamo costruendo e su che fondamenta, ci invita a rispondere alla chiamata per un profondo rinnovamento, a dire sì, come Maria, al “matrimonio” con l’umanità. Nelle favole i racconti terminano qui con un “vissero felici e contenti”. Nella vita reale, invece, non è così facile, come non fu facile per Maria affrontare le conseguenza di quel sì detto al Signore: solo la forza ricevuta dallo Spirito Santo le ha permesso di essere fedele alla sua promessa.
Lunedì 21 luglio
Conclusa la Gmg dobbiamo lasciare il nostro alloggio per trasferirci al Club Marconi, un elegante centro sportivo oltre che punto di ritrovo di numerosi italo-australiani, situato nel sobborgo di Fairfield. Dopo la frenesia dei giorni scorsi riusciamo ad assaporare con più calma le bellezze di questa metropoli cosmopolita di quattro milioni di abitanti. Visitiamo Sidney Harbour Bridge: dopo aver salito un centinaio di gradini la visione meravigliosa del panorama che da lassù si poteva ammirare ci ha lasciato tutti senza parole.
Martedì 22 luglio
La maggior parte delle regioni selvagge dell’Australia si trova là dove uno se l’aspetterebbe, lontano da insediamenti umani. Le Blue Mountains rappresentano la straordinaria eccezione a tale regola: proprio alle porte di Sidney si estende quasi un milione di ettari di foresta impenetrabile. Devono il loro nome alla foschia causata dalla luce del sole che illumina le particelle di olio disperse dagli alberi della gomma che conferisce una colorazione cerulea a queste vette. A dominare dall’alto questa valle che ospita numerosissime specie di eucalipto, pappagalli, opossum e canguri spiccano tre sporgenze rocciose: The Three Sisters. La leggenda narra che uno stregone trasformò in roccia le sue figlie per salvarle dalla ferocia di un cannibale, il quale, infuriato, si mise ad inseguire il padre-stregone. Questi, però, mise a segno un’altra magia trasformandosi in uccello e volò via lasciando scivolare e perdendo definitivamente l’osso magico che avrebbe potuto ridar parvenza umana alle figlie. Il resto del pomeriggio è una meravigliosa immersione nel Featherdale Wildlife Park a stretto contatto con koala, canguri, emu, centinaia di variopinti pappagalli, dolcissimi dingo. Per una come me che adora infinitamente gli animali questa tappa è stata davvero emozionante!
Mercoledì 23 luglio
Benché le manifestazioni legate alla Gmg siano ormai giunte a conclusione non dobbiamo dimenticare quanto vissuto intensamente in quei momenti, ma dar vita a una “nuova Pentecoste” da cui poi partirà la nostra missione: BXVI ci ha chiamato ad essere apostoli tra i nostri coetanei citando il valoroso esempio di numerosi santi e beati, tra cui Pier Giorgio Trassati, le cui reliquie erano collocate nella St Mary’s Cathedral House, che ci accingiamo a visitare oggi.
Il pomeriggio è dedicato alla visita all’acquario di Sidney. Qui dentro è possibile entrare direttamente in contatto con il ricco e diversificato ecosistema marino dell’Australia attraverso un percorso “sotto l’acquario” che ti introduce negli abissi marini. Spaventosi squali, maestose razze giganti che passano sopra la testa, adorabili pinguini, feroci coccodrilli, foche giocherellone, Nemo, il pesce arcobaleno che entra ed esce continuamente dalla sua casetta di coralli: sono solo alcuni delle migliaia di animali che è possibile incontrare.
Giovedì 24 luglio
Quella di oggi resterà nel ricordo di molti di noi come la classica “giornata da dimenticare”. In programma c’era la crociera con avvistamento delle balene, un’escursione prevista nella tabella di marcia nella giornata di lunedì, ma che tutta una serie di imprevisti durante il trasferimento bagagli da un alloggio all’altro aveva fatto saltare… Che fosse un segno premonitore? Incuranti di tutto ciò saliamo pimpanti come non mai sull’imbarcazione che ci condurrà al Whale Watching. Il freddo sembra essersi intensificato, ventate gelide ti immobilizzano le membra fin quasi a perdere l’uso delle mani. E il peggio deve ancora arrivare…e sì perché lasciata alle spalle la baia di Sidney, le onde impetuose dell’oceano fanno oscillare pericolosamente la barca mettendo a dura prova lo stomaco della maggior parte dei presenti. Ad osservare i “soffietti” d’acqua provocati dalla respirazione delle balene e le loro evoluzioni marine rimaniamo in 6 per tre lunghissime interminabili ore (lo sono state per noi, figuriamoci per chi era sdraiato a terra dal mal di stomaco…)
Venerdì 25 luglio
Ci spostiamo a North Sydney per far visita alla tomba della Beata Mary MacKillop (1842-1909), la santa degli australiani, che ha dedicato tutta la sua vita impegnandosi a garantire un’educazione adeguata ai bambini più poveri. Nella sua attività ha sempre cercato di scoprire la volontà di Dio in tutte le cose, vivendo con coraggio le difficoltà e affidandosi costantemente all’amore di Dio. “Non abbiate paura, voletevi bene, lasciate che la carità vi guidi per tutta la vita”.
Shopping e relax passeggiando su e giù per il Queen Victoria Building e ammirando i vivaci colori degli Opal, preziosi gioielli che secondo un’antica leggenda aborigena nascono dallo scintillio dei colori dell’arcobaleno.
Sabato 26 luglio
Non si può lasciare l’Australia, paradiso del surf, senza prima aver messo piede in una delle sue numerose ed invidiabili spiagge. Bondi Beach dista poco più di 30 minuti dal centro ed è facilmente raggiungibile con l’autobus. Nonostante la temperatura proibitiva, un tiepido sole invitava ad affrontare quei meravigliosi cavalloni turchesi: il nostro capo gruppo non ha resistito e si è tuffato nell’acqua gelida dell’oceano Pacifico.
Domentica 27 luglio
Ci accingiamo a lasciare definitivamente questa meravigliosa terra che in così poco tempo ci ha trasmesso emozioni e lasciato ricordi che rimarranno per sempre vivi nella mente di tutti noi. Giungiamo di primo mattino all’aeroporto di Sydney per avviare tempestivamente le operazioni di imbarco del volo per Bangkok. C’erano anche gli All Blacks di ritorno vittoriosi da una faticosa trasferta a Melbourne! Ci attendono 8 ore di scalo nell’aeroporto tailandese e poi partenza alle ore 00.30 locali per Roma.
Lunedì 28 luglio
Sono le 6.50 quando atterriamo a Fiumicino, le 8 quando, dopo aver ritirato i bagagli saliamo sul pullman che ci condurrà a Imola. Sono sfinita, esausta, mi trascino dietro gambe gonfie e grosse come tronchi: nonostante tutto trovo ancora la forza per scherzare, sorridere, cantare come il primo giorno, come tutti i quindici giorni vissuti insieme. È lo Spirito della Gmg.
Valentina Poli
Ore 11 Arrivo all’aeroporto di Roma Fiumicino.
Ci accolgono i responsabili della Raptim che ci guidano nelle procedure di imbarco. Ultimi abbracci e saluti prima di sbarcare agli antipodi del mondo!
Ore 14.30 Decollo del volo TG944 per Bangkok, Thailandia.
Che sia un segno di divina protezione avere nel nome del volo le iniziali del vescovo della nostra diocesi?!
Martedì 15 luglio
Ore 6.50 Atterraggio a Bangkok.
Dopo un volo di 11 ore e mezzo continuamente rimpinzati di specialità tailandesi di dubbia bontà ecco che dal gelo tagliente dell’aria condizionata in cabina siamo catapultati nei 35°C di Bangkok. L’altissima percentuale di umidità sembra toglierti il respiro già di primo mattino, la vicinanza all’equatore è palpabile. Ci attendono 12 ore di scalo durante le quali visiteremo la città, il palazzo reale (dove non ti fanno entrare se hai uno strappo sui jeans o indossi bermuda) e la galleria dell’oro. Giada, la nostra guida locale, ci invita a solcare le acque del fiume che bagna la capitale su un’imbarcazione dall’aspetto poco rassicurante, mentre ognuno di noi prega che questa specie di gommone dia prova di sé ancora almeno per questa volta (anche perché data la poca impressione di sicurezza che davano vecchi salvagenti impolverati era altamente auspicabile evitare qualsiasi tipo di imprevisto) apprendiamo dalla guida alcune notizie sulla città e i suoi abitanti.
Ore 18 Decollo del volo per Sydney.
Mercoledì 16 luglio
Ore 6.15 Eccoci, ci siamo: finalmente atterriamo a Sydney, in Australia, in quell’estremo confine della terra che fra pochi giorni ne diverrà il centro spirituale. In un clima rigido, accarezzati da un freddo vento glaciale, i volontari della diocesi di Palestrina ci accolgono e ci indirizzano al pullman che ci condurrà all’alloggio, il Casimir Catholic College, nel sobborgo di Marrickville. Ormai ho perso il conto delle ore di sonno arretrate accumulate e di quelle che ancora mi separano da una doccia rinvigorente, nonostante tutto ognuno di noi, attraverso canti, sorrisi e saluti gioiosi, riesce a manifestare una contagiosa energia che ci dà la carica per affrontare la prima giornata in terra australe. Immediatamente avverto la sensazione che sto per vivere un’esperienza forte, che mi lascerà un segno profondo, un arricchimento che racconterò a lungo. Alle 10 era prevista la prima catechesi per gruppi linguistici, ma abbiamo difficoltà a raggiungere la Chiesa di St Gabriel, nell’elegante quartiere di Bexley. Giungiamo a celebrazione eucaristica in corso durante la quale un gruppo di pellegrini pugliesi dimostra in maniera, a mio parere, molto insolita e comunque inadeguata al luogo sacro in cui ci trovavamo, la propria fede cristiana: entriamo in Chiesa sotto l’onda di cori da stadio per di più sostenuti dal sacerdote stesso all’ambone (“Poo po-po po po po Poo”, “I-ta-liano-batti-le-mani!”, “Bravo, bravo, bravo!” urla e applausi al minimo pronunciar la parola “Puglia”…). Allibiti ed esterrefatti ci accingiamo a consumare il “pranzo” del pellegrino (che, senza sostanziali cambiamenti di menù, accompagnerà sempre la nostra gmg): scatoletta di tonno, fagioli col ketchup, patatine, pane e tanti dolci con uvetta, miele e mandorle.
Il tema che orienta i giorni di Sydney (“Avrete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”) richiama la Pentecoste e l’azione dello Spirito Santo, l’entità forse un po’ più sconosciuta e trascurata della SS Trinità che contribuisce a ricomporre interiormente le persone, a guarire le ferite dell’anima. Ora il “testimone” passa nelle nostre mani: siamo chiamati a essere missionari, ad uscire dai propri ottusi confini, a passare da una Chiesa che gioca in difesa e “lascia la fede in panchina” a una Chiesa grintosa, pronta ad affrontare a viso aperto le sfide che la realtà, giorno dopo giorno, ci lancia.
Ore 16.30 Festa degli italiani all’Enterteinement Center of Sydney.
Mi sto convincendo ogni momento di più di essere protagonista di qualcosa di davvero speciale: il popolo australiano ci accoglie al contempo incredulo e felice, lascia i propri uffici e scende di corsa in strada per salutarci ed ammirare quella coloratissima marea umana che sta invadendo la loro città, quasi fossimo un dono del cielo, un segno di speranza, in tanti ci chiedono di non dimenticarli, ma di portarli spiritualmente a casa con noi. I Gen Rosso sono fra i protagonisti di questa festa d’accoglienza riservata ai pellegrini italiani e agli italo-australiani residenti a Sidney, allietano il pomeriggio intonando diversi brani tratti dal loro repertorio e un medley degli inni che hanno accompagnato le ultime gmg e sulle commoventi parole di A te di Jovanotti si conclude questo lungo pomeriggio di allegria. Ci attende la “cena del pellegrino”: un piccantissimo spezzatino al curry distribuito in sacchetti di plastica (che, anche se risultava visivamente poco invitante, poteva vantare il pregio di essere bollente e quindi … indispensabile per scaldarsi le mani gelide!). Anche se dopo il tramonto (cioè alle 5 del pomeriggio) la temperatura scende rapidamente sotto i 10°C, dopo 72 ore di continuo peregrinare niente e nessuno ci può impedire una doccia e non ci facciamo spaventare nemmeno dalle cabine poste all’esterno dell’edificio dove alloggiamo. La stanchezza comincia a farsi sentire, dopo la messa che quotidianamente abbiamo cercato di celebrare pur con “mezzi di fortuna” (usando zaini come altare e il poncho che avevamo in dotazione come tovaglia), finalmente, chiusi nei sacchi a pelo, dormiamo qualche ora in un posto diverso da un sedile d’aereo.
Giovedì 17 luglio
Ore 10 Seconda catechesi: “Siamo membri gli uni degli altri” (S.Paolo).
Come viviamo il senso di appartenenza alla Chiesa e come sentiamo il nostro rapporto con essa? Con questa domanda il vescovo che presiede la catechesi di oggi ci invita a riflettere sul rapporto di fraternità che sta alla base del fatto di essere Chiesa, un rapporto di entità superiore rispetto a quanti altri possiamo instaurare. Dobbiamo essere orgogliosi e fieri di essere cristiani in quanto facciamo parte del corpo di Cristo, perché Lui non si vergogna mai di affermare di essere nostro fratello. Per allacciarsi al tema filo conduttore di queste giornate, il vescovo ci ricorda di come lo Spirito Santo susciti nella comunità cristiana testimonianze esemplari di persone che vivono in pienezza il mistero del Signore Gesù (i Santi) e dà vita a movimenti che tracciano solchi duraturi nel tempo rendendo costantemente la Chiesa fedele alla sua identità. Benché non sia una perfetta comunità di uomini esemplari, dobbiamo amare la Chiesa: essa rappresenta la continuazione della presenza del Signore Gesù e il mistero dell’incarnazione, dobbiamo amarci e perdonarci fra di noi perché siamo tutti membra dello stesso Corpo. Quest’ultima affermazione nasconde però una nostra precisa responsabilità: se nella Chiesa formiamo un solo Corpo, quello di Gesù, tutti abbiamo un dovere da portare avanti nella Chiesa perchè non c’è posto per chi vuole vivere alle spalle degli altri: ognuno di noi deve dare il proprio contributo a testimoniare Gesù.
Ore 14.45 Imbarco del Papa sulla nave “Sydney 2000” presso la baia e trasferimento via mare al molo di Rose Bay (breve accoglienza con danze e canti tradizionali da parte degli aborigeni), poi al molo di Barangaroo East Darling Harbour ,l’antico porto che prende il nome dalla moglie di un noto esponente aborigeno.
Eccoci qui riuniti sul quel molo che in passato ha visto arrivare dal mare genti e merci di tutto il mondo: esploratori, avventurieri, capitani, galeotti e marinai, missionari e, più recentemente, emigranti. Oggi è il turno di Papa Benedetto che ci confida le emozioni, non prive di apprensione, provate nel volo da Roma a qui sorvolando il nostro pianeta. Tutti i principali luoghi della città, dall’aeroporto fino alla baia, dall’Harbour Bridge all’Opera House sono tappezzati di striscioni colorati in rosso, arancione, giallo e blu, strade, palazzi, parchi e chiese sono addobbati a festa. Siamo un ‘piccolo’ oceano ribollente di energie, “un’immagine vibrante della Chiesa universale.”
Ore 15.30 Festa di accoglienza dei giovani.
Un mosaico multicolore formato da ragazzi e ragazze provenienti da ogni parte del mondo, young pilgrims of the world, tutti riuniti dall’unica fede in Gesù Cristo dà il benvenuto a Papa Benedetto. Seduti sulla gradinata nei pressi dell’Opera House ascoltiamo le parole del Santo Padre attraverso le radioline dei cellulari: la frequenza 89.30 ci fornisce in simultanea la traduzione in italiano. Prima di entrare nel vivo del tema ricorrente di questa Gmg papa Benedetto ha voluto rispolverare la nostra memoria sull’importanza del Battesimo, momento durante il quale siamo stati incorporati in Cristo divenendo “nuove creature”. Ci esorta a seguire il cammino dei 12 apostoli che, dopo i primi momenti di paura e smarrimento, rinfrancati dalla forza dello Spirito Santo proclamano senza timore che Dio si è fatto uno di noi. Il Papa ha parole benevole anche per chi si muove ai margini della vita cristiana e apre le sue braccia perché riconoscano questa Chiesa riunita qui come la propria casa. Non manca poi di metterci in guardia dai veleni, spesso esaltati dai media, che minano lo scopo ultimo per cui siamo stati creati: la nostra vita non è governata dalla sorte, ma è stata voluta da Dio, è una continua ricerca del vero, del bene, del bello. Descrivendo la vista maestosa del nostro pianeta che ha potuto ammirare durante il volo verso Sidney attraverso un affascinante “book fotografico” con chiari riferimenti alla Genesi, Papa Benedetto ci porta ad ammettere come spesso l’uomo abbia poco rispetto per le meraviglie della Creazione di Dio e come la natura, di rimando, spesso costituisca un pericolo, una minaccia per i suoi stessi custodi. Continua sottolineando come il nostro cuore aneli a una visione della vita dove regni l’amore, la condivisione, l’unità perché siamo stanchi dell’avidità, della violenza e della divisione. Questa è la speranza che ci viene offerta dal Vangelo attraverso l’opera dello Spirito Santo e questo è ciò che siamo chiamati a portare da Sydney al mondo, ricreati nel Battesimo e rinforzati dai doni della Cresima. È lo Spirito che ci dona la saggezza per scegliere il cammino giusto e ci infonde il coraggio per percorrerlo.
Venerdì 18 luglio
Ore 10 Terza catechesi per gruppi linguistici: “Lo spirito anima la Chiesa”.
Papa Benedetto, nella sua enciclica, ha ricordato che siamo chiamati ad essere espressione e strumento d’amore, un amore che proclama Dio perché Dio caritas est, in queste parole è nascosto il segreto più grande della vita: solo l’amore può colmare le più profonde aspirazioni del cuore dell’uomo perché, come dice Sant’Agostino, “il nostro cuore è inquieto finché non trova Te”. L’amore è la sola forza capace di cambiare il cuore dell’uomo, è come un fuoco che si accende in noi per renderci seminatori di speranza, come una scintilla nella stoppia del mondo. Mentre la mente, per arricchirsi, ha bisogno di ricevere nozioni, il nostro cuore dona, e più dona più diventa immenso ed inesauribile. È questo il punto d’incontro con Dio: Dio è amore, l’amore viene da Dio e chiunque ama conosce Dio. Lo Spirito Santo che abita i nostri cuori ci rende Chiesa, ci rende un solo corpo. Il Vescovo che presiede la catechesi di questa mattina ci racconta di come, durante una conferenza tenutasi a Roma, Madre Teresa di Calcutta, fisicamente minuta e fragile, ma caratterialmente una forza, pur esprimendosi in inglese, veniva capita da tutti perché attraverso quella luce che usciva dai suoi occhi riusciva a parlare il linguaggio dell’amore. Occorre trasmettere urgentemente agli altri la buona novella, un po’come fece con gioia Maria che volle portare il lieto annunzio della salvezza. Dobbiamo donare quanto ricevuto con la Cresima, lasciarci guidare dallo Spirito Santo e metterci al servizio del Vangelo: scegliere sempre il meglio e mai giocare al ribasso!
Ore 15
Con la preghiera del Papa sul sagrato ha inizio la Via Crucis nella piazza antistante St. Mary Cathedral, sede dell’ultima cena. Il testo è stato tradotto in diverse lingue e viaggia nelle radio dei cellulari di noi pellegrini. L’intero percorso è costellato di rimandi simbolici: il giardino del Domain è stato trasformato in un moderno Getsemani dove Giuda consuma il suo tradimento, i gradini della scalinata dell’Opera House mostrano Pilato che condanna senza pietà Gesù (interpretato da un ragazzo italo australiano) che, caricato della croce, attraversa il porto in battello e raggiunge Darling Harbour. Qui incontra le donne, la Veronica, sua madre e Simone il Cireneo, impersonato da un ragazzo aborigeno, una scena davvero commovente che è valsa a simbolo di riconciliazione tra i due popoli, sottolineata in diversi momenti di questa Gmg attraverso la commistione di musiche e danze delle due tradizioni. Infine il tragitto fino a Barangaroo con la struggente immagine della crocifissione. Per una sera Sidney si è trasformata in una grande cattedrale a cielo aperto, ammutolita da una profonda partecipazione emotiva, dal passaggio della croce.
Sabato 19 luglio
Ore 5.30
Stamattina sveglia prestissimo: ha inizio il pellegrinaggio verso l’ippodromo di Randwick dove ci sarà la veglia e la messa con il Papa. La notte all’aperto è annunciata, almeno secondo le previsioni meteo appese alla bacheca dell’alloggio, “very freezing”, si vocifera che sia già stata allertata la Protezione Civile. Questo significa caricarsi negli zaini quanto possibile: oltre dormibene, sacco a pelo e cerata per l’umidità, anche vestiti pesanti e tutto l’occorrente di sopravvivenza per superare la notte all’addiaccio sotto lo splendore celeste della grande Southern Cross, una costellazione visibile solo da questo emisfero: è costituita da quattro stelle luminose disposte a formare una croce e da una quinta stella, Ipsilon (è l’immagine che campeggia sulle bandiere di Australia, Nuova Zelanda e Papua Nuova Guinea).
Ore 19 Imbacuccati in scaldacollo e ponchi di lana per difenderci dal freddo, incollati agli auricolari dei telefonini per ascoltare i testi proclamati dagli speckers, gli occhi fissi al maxischermo più vicino: Benedetto è una figura bianca grande poco più di una miniatura che si muove sul palco rosso, ma per tutti noi l’importante non è vedere ma essere qui, alla veglia col Santo Padre che quasi a volersi uniformare a noi, ci confida amorevolmente le sue lacune, in giovane età, circa la comprensione della Terza persona della Trinità. E ci svela il segreto per far chiarezza : le intuizioni di Sant’Agostino sullo Spirito Santo come vincolo di unità all’interno della Santissima Trinità, unità quale comunione, amore durevole, donante e dono. Ci ha poi invitato a ricordare i nostri genitori, i nostri nonni che hanno sostenuto i primi passi del nostro cammino di fede. I doni dello Spirito ci chiamano a una partecipazione attiva e gioiosa alla vita della Chiesa che si deve rafforzare, ringiovanire, rinnovare, perché essere veramente vivi vuol dire essere trasformati dal di dentro, andare oltre la vuota utopia e le visioni parziali, essere aperti per accogliere la forza dell’amore di Dio e la potenza dello Spirito Santo offrendo con coerenza la certezza della testimonianza cristiana. Stanchi, infreddoliti, ci raccogliamo in ginocchio in adorazione davanti all’Eucarestia. Attorno a noi si estende un commovente silenzio: questi momenti di raccoglimento e riflessione sono vissuti con una profonda partecipazione spirituale. Durante la notte, illuminata dalle numerose candele accese lungo l’ippodromo, mentre tutto intorno è una distesa immensa di sacchi a pelo, c’è ancora chi legge, chi anima la preghiera coi canti, chi lotta con la stanchezza e il freddo, chi si rifugia nella tenda dell’adorazione, chi cerca sacerdoti per la confessione, chi attende in fila per una cioccolata calda, chi scambia qualsiasi tipo di gadget come accade ad ogni Gmg. Ormai le bandiere, i foulard, i maglioni colorati non servono più ad identificare con certezza una nazione, ma sono passati di mano in mano al termine di incontri casuali quale sigillo di nuove amicizie.
Domenica 20 luglio
Un’alba arancione saluta questa lunga notte che sembrava non finire mai. L’aria comincia piano piano a scaldarsi. In lontananza riecheggiano le lodi mattutine intonate dolcemente nella cappella dell’adorazione: le preghiere di noi giovani radunati dentro la grande area dell’ippodromo di Sydney si intrecciano in tutte le lingue del mondo.
Ore 8.45 Arrivo del Papa all’eliporto di Victoria Barracks a Sydney, imbarco sull’elicottero per effettuare il sorvolo dei giovani radunati nel Southern Cross Precinct (Centennial Park e Ippodromo di Randwick)
Ore 9.45 Il Papa raggiunge la Sagrestia allestita nell’ippodromo rapidamente battezzato dalla stampa locale “The Holy Sea”, un gioco di parole che vuol rendere omaggio a questo tsunami umano di fede e di gioia che si è riunito attorno al suo pescatore di anime. Alle 10 ha inizio la celebrazione della Santa Messa per la XXIII Gmg. Papa Benedetto ha conferito la Cresima a 24 ragazzi e ha pregato perché il fuoco dell’amore di Dio possa scendere a riempire i cuori, per unirci sempre più al Signore e alla sua Chiesa. Durante l’omelia, il Papa dimostra di aver piena fiducia nelle capacità di noi giovani, pertanto ci chiede di essere profeti, ci spinge ad essere la colonna portante di una nuova generazione di cristiani che possa costruire un mondo migliore, ci affida un mandato che ora noi dobbiamo trasferire nella nostra quotidianità, perché questa Gmg non sia un evento fine a se stesso, ma il momento culminante di un cammino di fede che lascia una traccia profonda nelle coscienze. Ora tocca a noi rimboccarci le maniche e dimostrare che siamo completamente diversi da quella generazione smarrita, apatica, sbandata ed indifferente che spesso ci viene attribuita. Siamo chiamati a contribuire alla realizzazione di un mondo dove la vita sia accolta, rispettata e curata, non respinta o temuta. Nel deserto spirituale che sta dilagando, Benedetto ci domanda che cosa lasceremo alle future generazioni, che cosa stiamo costruendo e su che fondamenta, ci invita a rispondere alla chiamata per un profondo rinnovamento, a dire sì, come Maria, al “matrimonio” con l’umanità. Nelle favole i racconti terminano qui con un “vissero felici e contenti”. Nella vita reale, invece, non è così facile, come non fu facile per Maria affrontare le conseguenza di quel sì detto al Signore: solo la forza ricevuta dallo Spirito Santo le ha permesso di essere fedele alla sua promessa.
Lunedì 21 luglio
Conclusa la Gmg dobbiamo lasciare il nostro alloggio per trasferirci al Club Marconi, un elegante centro sportivo oltre che punto di ritrovo di numerosi italo-australiani, situato nel sobborgo di Fairfield. Dopo la frenesia dei giorni scorsi riusciamo ad assaporare con più calma le bellezze di questa metropoli cosmopolita di quattro milioni di abitanti. Visitiamo Sidney Harbour Bridge: dopo aver salito un centinaio di gradini la visione meravigliosa del panorama che da lassù si poteva ammirare ci ha lasciato tutti senza parole.
Martedì 22 luglio
La maggior parte delle regioni selvagge dell’Australia si trova là dove uno se l’aspetterebbe, lontano da insediamenti umani. Le Blue Mountains rappresentano la straordinaria eccezione a tale regola: proprio alle porte di Sidney si estende quasi un milione di ettari di foresta impenetrabile. Devono il loro nome alla foschia causata dalla luce del sole che illumina le particelle di olio disperse dagli alberi della gomma che conferisce una colorazione cerulea a queste vette. A dominare dall’alto questa valle che ospita numerosissime specie di eucalipto, pappagalli, opossum e canguri spiccano tre sporgenze rocciose: The Three Sisters. La leggenda narra che uno stregone trasformò in roccia le sue figlie per salvarle dalla ferocia di un cannibale, il quale, infuriato, si mise ad inseguire il padre-stregone. Questi, però, mise a segno un’altra magia trasformandosi in uccello e volò via lasciando scivolare e perdendo definitivamente l’osso magico che avrebbe potuto ridar parvenza umana alle figlie. Il resto del pomeriggio è una meravigliosa immersione nel Featherdale Wildlife Park a stretto contatto con koala, canguri, emu, centinaia di variopinti pappagalli, dolcissimi dingo. Per una come me che adora infinitamente gli animali questa tappa è stata davvero emozionante!
Mercoledì 23 luglio
Benché le manifestazioni legate alla Gmg siano ormai giunte a conclusione non dobbiamo dimenticare quanto vissuto intensamente in quei momenti, ma dar vita a una “nuova Pentecoste” da cui poi partirà la nostra missione: BXVI ci ha chiamato ad essere apostoli tra i nostri coetanei citando il valoroso esempio di numerosi santi e beati, tra cui Pier Giorgio Trassati, le cui reliquie erano collocate nella St Mary’s Cathedral House, che ci accingiamo a visitare oggi.
Il pomeriggio è dedicato alla visita all’acquario di Sidney. Qui dentro è possibile entrare direttamente in contatto con il ricco e diversificato ecosistema marino dell’Australia attraverso un percorso “sotto l’acquario” che ti introduce negli abissi marini. Spaventosi squali, maestose razze giganti che passano sopra la testa, adorabili pinguini, feroci coccodrilli, foche giocherellone, Nemo, il pesce arcobaleno che entra ed esce continuamente dalla sua casetta di coralli: sono solo alcuni delle migliaia di animali che è possibile incontrare.
Giovedì 24 luglio
Quella di oggi resterà nel ricordo di molti di noi come la classica “giornata da dimenticare”. In programma c’era la crociera con avvistamento delle balene, un’escursione prevista nella tabella di marcia nella giornata di lunedì, ma che tutta una serie di imprevisti durante il trasferimento bagagli da un alloggio all’altro aveva fatto saltare… Che fosse un segno premonitore? Incuranti di tutto ciò saliamo pimpanti come non mai sull’imbarcazione che ci condurrà al Whale Watching. Il freddo sembra essersi intensificato, ventate gelide ti immobilizzano le membra fin quasi a perdere l’uso delle mani. E il peggio deve ancora arrivare…e sì perché lasciata alle spalle la baia di Sidney, le onde impetuose dell’oceano fanno oscillare pericolosamente la barca mettendo a dura prova lo stomaco della maggior parte dei presenti. Ad osservare i “soffietti” d’acqua provocati dalla respirazione delle balene e le loro evoluzioni marine rimaniamo in 6 per tre lunghissime interminabili ore (lo sono state per noi, figuriamoci per chi era sdraiato a terra dal mal di stomaco…)
Venerdì 25 luglio
Ci spostiamo a North Sydney per far visita alla tomba della Beata Mary MacKillop (1842-1909), la santa degli australiani, che ha dedicato tutta la sua vita impegnandosi a garantire un’educazione adeguata ai bambini più poveri. Nella sua attività ha sempre cercato di scoprire la volontà di Dio in tutte le cose, vivendo con coraggio le difficoltà e affidandosi costantemente all’amore di Dio. “Non abbiate paura, voletevi bene, lasciate che la carità vi guidi per tutta la vita”.
Shopping e relax passeggiando su e giù per il Queen Victoria Building e ammirando i vivaci colori degli Opal, preziosi gioielli che secondo un’antica leggenda aborigena nascono dallo scintillio dei colori dell’arcobaleno.
Sabato 26 luglio
Non si può lasciare l’Australia, paradiso del surf, senza prima aver messo piede in una delle sue numerose ed invidiabili spiagge. Bondi Beach dista poco più di 30 minuti dal centro ed è facilmente raggiungibile con l’autobus. Nonostante la temperatura proibitiva, un tiepido sole invitava ad affrontare quei meravigliosi cavalloni turchesi: il nostro capo gruppo non ha resistito e si è tuffato nell’acqua gelida dell’oceano Pacifico.
Domentica 27 luglio
Ci accingiamo a lasciare definitivamente questa meravigliosa terra che in così poco tempo ci ha trasmesso emozioni e lasciato ricordi che rimarranno per sempre vivi nella mente di tutti noi. Giungiamo di primo mattino all’aeroporto di Sydney per avviare tempestivamente le operazioni di imbarco del volo per Bangkok. C’erano anche gli All Blacks di ritorno vittoriosi da una faticosa trasferta a Melbourne! Ci attendono 8 ore di scalo nell’aeroporto tailandese e poi partenza alle ore 00.30 locali per Roma.
Lunedì 28 luglio
Sono le 6.50 quando atterriamo a Fiumicino, le 8 quando, dopo aver ritirato i bagagli saliamo sul pullman che ci condurrà a Imola. Sono sfinita, esausta, mi trascino dietro gambe gonfie e grosse come tronchi: nonostante tutto trovo ancora la forza per scherzare, sorridere, cantare come il primo giorno, come tutti i quindici giorni vissuti insieme. È lo Spirito della Gmg.
Valentina Poli