ASP, OVVERO EX OPERE PIE: UNA LEGGE REGIONALE MODIFICA PESANTEMENTE GLI ASSETTI ESISTENTI
Carissimi Lettori, ritorno, a titolo personale - al di fuori per il momento dell’ambito del Gruppo di Studio all’uopo costituito alcuni mesi fa (e quindi mettendoci per adesso personalmente solo la mia faccia) - su un argomento che ha occupato diverse pagine del nostro giornale nei numeri scorsi e che allo “Specchio” ,o “Spekkietto” che dir si voglia, per la storia di vicinanza e mobilitazione che lo ha caratterizzato nel passato, sta molto a cuore.
Parlo dell’ASP, l’istituzione che a suo tempo ha sostituito le IPAB, che a loro volta avevano sostituito le Opere Pie.
I nomi cambiano ma la sostanza è sempre la stessa, e la sostanza è la gestione delle strutture di accoglienza e di assistenza alla popolazione più debole; nel nostro caso in particolare gli anziani, ma anche, come positivamente abbiamo potuto constatare negli ultimi tempi, i giovani colpiti da disabilità. Mi riferisco naturalmente alla gestione della nostra Casa Protetta e del più recente centro , laboratorio dell’APE .
Circa 2 mesi fa, come avevamo già in precedenza segnalato, è stata approvata una legge regionale che unifica le ASP a livello di distretto sanitario e che pertanto elimina la nostra Asp “Solidarietà Insieme” che gestisce (ma che fra poco si dovrà dire gestiva) i servizi di cui sopra nei comuni di Casola Valsenio, Riolo Terme, Castelbolognese e Brisighella. L’unificazione significa che di ASP se ne farà una sola per tutto il territorio della Romagna Faentina quindi, oltre che per i comuni già nominati, anche per Faenza e Solarolo, annullando così l’autonomia che avevamo attenuto anni fa grazie ad una forte mobilitazione di tutta la popolazione.
In soldoni questo vuol dire che se il nostro comune prima aveva una rappresentanza di circa il 17% all’interno dell’ASP esistente, domani, nell’ASP unificata di tutto il territorio faentino, conterà solo per circa l’ 1,6% o giù di lì. Cioè quasi niente. Ma anche tutti i territori che formano l’attuale ASP “Solidarietà insieme”, stanti i rapporti esistenti fra i numeri della popolazione, una volta uniti a Faenza, comune decisamente preponderante ed alla sua ASP “Prendiamoci Cura” (che comprende anche il comune di Solarolo) , perderanno buona parte della loro autonomia gestionale.
Non solo ma questa legge, venata da una indubbia tendenza centralistica, stabilisce anche che a governare le future ASP non siano più Consigli di Amministrazione, formati da rappresentanti dei vari comuni, ma un Amministratore Unico, cioè un funzionario proveniente da chissà dove e sulla cui sensibilità verso le necessità della varie comunità, e soprattutto di quelle più piccine, è più che mai realistico porsi seri interrogativi.
Questa ultima disposizione prevede una deroga per particolari situazioni ( nelle quali però, ad un primo esame, non pare rientrare la nostra) ma che in ogni caso prevede vi siano al massimo tre consiglieri. E’ dunque facile prevedere che, se anche la deroga si potesse applicare al nostro caso (ma come detto non sembra la si possa applicare), Casola, salvo miracoli, essendo il più piccolo comune dei sei che costituiranno la nuova ASP, non sarà certo quello che esprimerà un consigliere. Dunque la legge regionale con questa disposizione, oltre che venata da una forte pregiudiziale centralistica, rivela anche una forte tendenza dirigistica.
Le deliberazioni regionali sono basate soprattutto su arbitrari ( a mio avviso) presupposti di ordine economico e sulll’assunto, altrettanto arbitrario e presupposto che “più si centralizza più si risparmia” . Un assunto tutt’altro che dimostrato, visto che una ricerca condotta dalla stessa Regione nelle varie realtà lo smentisce. In realtà per ottenere buoni risultati economici, più che il dirigismo centralistico, contano: la corretta e rigorosa amministrazione, le motivazioni degli amministratori, lo stretto controllo e la vicinanza delle realtà locali.
Ad ogni buon conto una seria analisi condotta dal Gruppo di Studio costituito a suo tempo a Casola, che comprende anche rappresentanti degli altri comuni della nostra ASP, e di cui abbiamo già riferito nei numeri scorsi del giornale, ci ha rivelato che la situazione economica della nostra ASP“Solidarietà Insieme” è solida e che la sua sostenibilità, mantenendo la propria autonomia, sarebbe stata assicurata anche nel futuro.
Dunque l’unificazione delle due ASP del distretto della Romagna Faentina, almeno per quanto riguarda la nostra ASP, non la si può certo attribuire a necessità di natura economica.
A quanto detto sopra poi si aggiunge il pastrocchio incredibile provocato dalle disposizioni regionali inerenti il cosiddetto “Accreditamento” delle strutture socio sanitarie, soprattutto nella parte in cui intervengono a rimescolare i rapporti delle strutture socio sanitarie con le cooperative fornitrici di servizi.
Non dubitiamo che i funzionari regionali nel varare queste disposizioni – risalenti a più di due anni fa ed ancora in itinere per la piena attuazione - siano stati mossi da buone intenzioni (i politici di queste cose spesso sanno ben poco e forse delegano un po’ troppo alle fantasie dei loro tecnici) ma non possiamo far altro che constatare che la loro rigida interpretazione delle norme che vietano la cosiddetta e presunta intermediazione di mano d’opera stanno frammentando dall’interno le strutture delle ASP (altro che unificazione) e creando i presupposti per un grave innalzamento dei costi.
Sulla base di queste disposizioni la nostra Casa Protetta dal 1 Gennaio 2015 sarà gestita dai privati (presumibilmente da una cooperativa), perdendo dunque quella caratteristica di gestione pubblica ereditata dall’Opera Pia che ha garantito il servizio a tutta la nostra comunità ininterrottamente per più di 700 anni.
Ma non basta, infatti sull’onda della smania di unificazione il Consiglio dell’Unione dei Comuni sta poi pensando di cambiare i requisiti per entrare nelle strutture protette. Nel giro di un anno è probabile dunque che la graduatoria comunale per l’accesso alla nostra struttura sia sostituita da una graduatoria distrettuale e mi pare che anche questa novità non sia proprio foriera di qualche vantaggio per il nostro territorio.
Ma non basta ancora, sembra infatti che il Consiglio dell’Unione dei Comuni sia anche orientato a modificare il criterio distributivo dei posti convenzionati, cioè i posti letto i cui costi sono calmierati da un contributo dall’ASL. Negli orientamenti del Consiglio dell’Unione dei Comuni pare infatti vi sia l’intenzione di non assegnare più posti convenzionati alle strutture protette ( la nostra casa protetta oggi può contare su 19 posti convenzionati) ma di legare l’assegnazione dei contributi solo alle condizioni di gravità degli anziani, indipendentemente da dove sono ospitati. E se solo si prova a riflettere un po’ non si fa fatica ad immaginare che questa norma non gioverà certamente alle realtà decentrate e periferiche quali la nostra.
C’è dunque il serio pericolo che da ciò derivi un danno economico per la gestione della nostra Casa Protetta.
Questa sopra decritta è la realtà che ci si presenta, questo il nuovo quadro che si delinea per il prossimo futuro.
Si poteva fare qualcosa di più per evitare quanto sta avvenendo?
A mio giudizio ( ma non solo mio) l’atteggiamento delle nostre Amministrazioni Comunali (e quando dico “nostre” parlo di quelle facenti capo all’ASP “Solidarietà Insieme) è stato troppo supino ed accondiscendente agli orientamenti regionali. Per inerzia? Per scarsa consapevolezza? Per scarsa determinazione? Per convinzione? Forse per tutte queste cose a seconda delle varie realtà. Sta di fatto che se si sono fatti incontri pubblici per discutere di questi problemi importanti e vitali per una certa parte della nostra comunità -la parte più debole - lo si è fatto solo in seguito alla mobilitazione di gruppi di cittadini, altrimenti tutto sarebbe stato portato avanti in sordina e ci saremmo ritrovati il piatto servito senza neanche saperlo.
Ma anche di fronte alla mobilitazione le amministrazioni comunali, a mio avviso, hanno assunto un atteggiamento dilatorio e solo in extremis si è giunti ad un timido e tardivo intervento scritto di Fabio Anconelli, sindaco di Solarolo e delegato ai Servizi Sociali deldistretto (una lettera all’Assemblea Regionale), recante qualche critica alla legge e l’auspicio di ottenere qualche concessione di ordine fiscale, oltre che di prevedere che negli statuti delle nuove ASP sia previsto la possibilità di nominare Comitati Consultivi dei cittadini e delle associazioni di volontariato, magari con qualche potere, non è chiaro quale, soprattutto in ordine alla conservazione del patrimonio.
Qualche rappresentante del nostro territorio nell’Assemblea Regionale, interpellato, ha giocato a nascondino fino all’approvazione della legge per poi obiettare che ormai la legge era già stata approvata.
Cosa fare ora? Continuare a discutere? Mobilitarsi con più decisione? Arrendersi e lasciare perdere per non creare allarmismo e patemi e sperare nella buona sorte? Provare a rimediare laddove è possibile soprattutto con un deciso attivismo all’interno della futura ipotetica Commissione Consultiva?
Beh cari Casolani vedete un po’ voi, io per conto mio e per l’esperienza maturata negli anni faccio un po’ fatica a stare zitto. Lungi da me la volontà di fare dell’allarmismo deleterio perché ho sempre creduto che sia meglio pensare positivo ed essere propositivi, ma anche per fare questo credo che sia necessario partire sempre dalla realtà e dai fatti e non nascondere la testa sotto la sabbia o indulgere all’ottimismo sognante e consolatorio.
E i fatti sono quelli sopra descritti. La nuova realtà potrebbe rivelarsi meno negativa di quanto ora possa apparire? Me lo auguro! Ma nel frattempo cari Casolani sul tema della difesa delle nostre strutture e dei nostri servizi sociosanitari vi invito a non abbassare la guardia e a non venir meno alla positiva tradizione di vicinanza, di responsabilità ed, all’occorrenza ,di intervento che ci ha sempre caratterizzato.
Mi auguro inoltre che anche il Gruppo di Studio, a cui abbiamo più volte accennato, riesca presto ad esprimersi unitariamente.
Alessandro Righini