Sono più di un centinaio le abitazioni e le attività commerciali che ad oggi custodiscono al loro interno una delle opere di Giorgia Ricciardelli. Tutti la conoscono per il suo doppio lavoro come farmacista e all’interno del negozio di famiglia, ma oltre a questo Giorgia porta avanti da sempre anche la passione per l’arte e il disegno. Ho deciso quindi di intervistarla per far conoscere a tutti i lettori questo suo talento.
Quando hai iniziato a disegnare e com’è nata questa passione?
«Non c’è un momento preciso. Ho sempre disegnato. I miei genitori mi dicevano sempre che ero portata e insistevano affinché io mi iscrivessi ad una facoltà artistica oppure ad architettura… io invece, convinta che poi non sarei riuscita a trovare lavoro, scelsi di fare “Chimica e tecnologie farmaceutiche”. In casa mia l’arte c’è sempre stata: mia mamma disegnava le maioliche a Faenza e mia zia era restauratrice d’arte e ceramista, quindi da piccola sono cresciuta in mezzo all’arte. In realtà a me non è mai piaciuto troppo disegnare! O almeno, è quello che ho sempre detto… ma con il tempo ho dovuto ammettere che nel farlo trovo qualcosa di rilassante. Poi mi immedesimo talmente tanto nei miei progetti che alla fine mi diverto anche!»
Fai un lavoro molto diverso: apparentemente la scienza e l’arte possono sembrare due mondi opposti…
«Ho sempre avuto due passioni: da una parte la chimica e la matematica, dall’altra la letteratura e la storia dell’arte. Se avessi dovuto fare una scelta di cuore, avrei scelto di studiare lettere, quindi comunque una materia umanistica. Ma in quel momento mi dissi “non c’è lavoro” e quindi scelsi una cosa che comunque mi piaceva, perché amavo la matematica e le materie scientifiche. Mi sono detta: faccio il mio lavoro, che comunque mi piace, ma nello stesso tempo coltivo le altre mie passioni: il disegno, la lettura, i viaggi… ho quindi portato avanti entrambe le strade di pari passo.»
Cosa rappresenta per te il disegno – e l’arte in generale?
«Hai presente quando scarabocchi parlando al telefono? È una cosa che fai in automatico. Per me succede più o meno la stessa cosa: disegnare mi rilassa, mi aiuta a staccare. Quando ho un’idea, non mi fermo finché non la finisco, mi immergo… possono passare le ore e non me ne accorgo finché il mio progetto non è arrivato alla fine. Sono convinta di una cosa: DISEGNARE FA BENE!»
Quali tecniche usi nei tuoi disegni?
«Il mio modo di disegnare attuale è nato grazie ad un errore! Io parto facendo il disegno a colori e solamente alla fine traccio le linee nere di contorno. E questo partì da un errore: dovevo rappresentare Via Matteotti (da innamorata di Casola quale sono, Via Matteotti ce l’ho in tutte le forme, anche perché ho abitato lì per 18 anni!) su una tela, per regalarla a mio babbo. Ero partita con l’idea di fare un disegno che fosse in bianco e nero, ma non è venuto come volevo, e così mi sono detta “proviamo a farlo a colori”. Feci il disegno con le tempere e solo alla fine tracciai tutte le linee e i dettagli (porte, finestre, ecc.) con il pennarello indelebile. Mi piacque talmente tanto che tutti i disegni successivi li ho fatti con questa tecnica. Ho creato il mio stile. Non ho mai fatto corsi di disegno, sono un’autodidatta.»
Tu utilizzi sia la tela che la tavoletta digitale. Che differenza c’è tra queste due modalità?
«In digitale è un altro mondo... sono sempre stata appassionata di manga e anime, ed era il mio sogno era quello di utilizzare un giorno la tavoletta digitale! Ora che ce l’ho la utilizzo molto! La tela mi piace, ma ti mette più ansia! Sulla tavoletta cancelli facilmente un eventuale errore, lì no. Io sono così: se faccio un errore su carta, strappo il foglio e rifaccio. Uguale sulla tela! Spesso ho lavato via tutto con la spugna per poi ricominciare da capo. Un altro vantaggio è sicuramente quello del tempo: generalmente impiego tra le 8 e le 12 ore per fare un disegno con due soggetti su tavoletta. Con la tela i tempi sono invece più lunghi: devi fare diversi trattamenti e devi inoltre aspettare che si asciughi prima di poter proseguire.»
Nei tuoi ritratti c’è un grande lavoro di cura dei dettagli, i soggetti sono identici agli originali! Come riesci a rappresentare in modo così fedele alla realtà le persone, a cogliere le loro espressioni e particolarità?
«Quando qualcuno mi commissiona un ritratto, gli chiedo sempre di inviarmi alcune foto di primi piani e di darmi più informazioni e dettagli possibili: orecchini, tatuaggi, vestiti preferiti… più dettagli ritrovi nel disegno, e più ti ci rivedi. Di per sé i miei non sono ritratti realistici, gli occhi sono sempre molto grandi e le guance marcate… ma sono i piccoli dettagli a fare la differenza, a far si che ci sia poi una somiglianza con il soggetto reale. La cosa fondamentale è riuscire a cogliere le espressioni. Il resto poi viene da sé!»
Hai all’attivo importanti collaborazioni: parlacene meglio!
«Oltre ai disegni su commissione per famiglie e coppie, ho curato anche grafiche e bomboniere per alcuni matrimoni e battesimi! Poi ci sono state e ci sono varie collaborazioni: per due anni ho disegnato le tovagliette per “La casa della birra” di Bagnacavallo, che poi ha chiuso a seguito dell’alluvione: la linea e i personaggi si ripetevano, ma poi il disegno variava nel corso dell’anno, in occasione di primavera, estate, Natale, ecc. Lo stesso sto facendo con l’azienda Tenute Tozzi: per il loro olio volevano delle etichette che raffigurassero la loro famiglia e il territorio Casolano. Ed è così che ho rappresentato la linea della Vena del Gesso, gli ulivi stilizzati e i soggetti di famiglia. Ogni anno esce un’etichetta nuova: ne ho già fatte due e adesso devo lavorare alla terza. Lo stile rimane quello, ma ogni etichetta poi è unica. Da un certo punto di vista potrebbe sembrare un problema perché non hai la riconoscibilità di un’etichetta sempre identica… ma dall’altro diventa una cosa da collezionisti! Il mio ragazzo ha una società ad Arezzo che gestisce delle enoteche, e per loro ho curato le etichette di una linea di vini. Gestisco le pagine social del ristorante Cattivino e dello store LaWineria, curando anche le locandine degli eventi che organizzano. Ho fatto anche delle grafiche per un bar di Ravenna, che sono state poi utilizzate nella loro pagina instagram e nella produzione di materiale promozionale, come ad esempio adesivi. Insomma, tante belle collaborazioni! E poi c’è stato il logo dell’associazione Carri A.p.s.! Quello è nato quasi per scherzo… io sono coinvolta nei carri e ho sempre amato la Festa di Primavera. Quando uscì l’annuncio del concorso per la selezione del logo, mi ritrovavo la pubblicità ovunque, e allora mi sono detta “adesso ci provo”. Avevo partecipato a qualche concorso da bambina, ma non avevo mai vinto nulla. Feci il logo con il telefono, così su due piedi, tanto mi dissi che non avrei mai vinto… e invece quella volta ho vinto davvero!»
Quali ambizioni hai per il futuro?
«Da tempo ho in mente un paio di progetti, che però al momento non riesco a portare avanti a causa degli impegni lavorativi. Vorrei innanzitutto scrivere con Andrea una sorta di guida dei viaggi, illustrata da me. Noi abbiamo viaggiato tantissimo, e ad ogni viaggio siamo curiosi di provare cose nuove e scoprire particolarità dei luoghi che visitiamo. Spesso ci chiedono come facciamo ad organizzare questi viaggi, come facciamo a noleggiare una macchina, dove andiamo a mangiare… Mi piacerebbe poter creare una guida per spiegare tutti questi aspetti. Questo progetto mi consentirebbe di mettere assieme le mie tre passioni: il disegno, i libri e i viaggi. Il secondo riguarda invece una piccola collana di libri per bambini, con protagonista la mia gatta Pepita.»
Ringrazio Giorgia per aver risposto alle mie domande con grande disponibilità e dolcezza, e le auguro di poter presto realizzare tutti questi meravigliosi progetti!
Benedetta Landi