Ancora una volta il nostro paese ha visto partire alcune volontarie verso luoghi bisognosi di aiuto. Abbiamo intervistato Valentina Righini che ha appena concluso un'esperienza di volontariato in Romania.

In quale città romena sei stata e per quanto tempo?

Sono stata nella città di Clujnapoka, capoluogo della Transilvania che con più di 400.000 è la terza città della Romania dopo Bucarest e Timisoara. Il mio soggiorno è durato da venerdì 3 settembre a venerdì 10 settembre. Ho raggiunto Sandra Landi e Nicoletta Cavina che erano là già da circa una settimana.

Tramite quale organizzazione sei andata, oppure con l'aiuto di chi hai trovato i contatti e il modo per fare questa esperienza?

Il contatto tramite il quale sono riuscita a intraprendere questo viaggio è stata proprio Sandra Landi, che da tanti anni si occupa di queste missioni di volontariato non solo in Romania ma anche in altre zone bisognose come per esempio la Bolivia tanti anni fa. Sandra è in contatto con le suore che gestiscono la Casa Famiglia in cui eravamo e, oltre ad andarle ad aiutare periodicamente, raccoglie durante tutto l'anno delle offerte. Ci tengo a dire che, come ricorderanno i lettori dello Spekkietto, io e Nicoletta non siamo le prime casolane che hanno seguito Sandra, anzi la stessa Nicoletta già da molti anni va a Clujnapoka.

Perché hai deciso di partire?

E' da molto tempo che avrei voluto fare questo tipo di esperienza ma per impegni personali e di lavoro non sono mai riuscita ad organizzarmi. Credo però che il vero motivo fosse che non mi sentivo ancora pronta ad affrontare una situazione tanto ricca di incognite e tanto significativa.Poi quest'anno ascoltando i racconti e guardando le fotografie di chi mi aveva preceduto mi sono accorta che avevo voglia di provarci.

In che struttura eri e in che cosa consiste?

Come ho già detto ero in una Casa Famiglia gestita da giovani suore. Questa struttura, che si chiama 'Casa Famiglia Madre di Dio', in questo momento ospita una decina di bambini compresi fra i due e i sei anni e tre neonati di alcuni mesi. Tutti questi bambini provengono da realtà famigliari difficili o inesistenti: molti sono abbandonati, gli altri sono stati tolti alle famiglie perché queste non garantivano per diversi motivi la crescita materiale ed educativa dei figli. Ad esempio Alexandra, la bimba di tre mesi di cui mi sono prevalentemente occupata, era figlia di una ragazzina di 15 anni che a causa della giovane età, delle ristrettezze economiche e del fatto che stava ancora studiando non poteva occuparsi della bambina. Si spera che una volta cresciuta questa madre decida di riavvicinarsi alla propria figlia. Altri bambini avevano alle spalle situazioni molto più pesanti e gravi. La gestione di tutto questo è resa possibile solo dal lavoro di queste suore e dai volontari che periodicamente fanno visita all'istituto e mandano offerte, visto che il Governo rumeno finanzia solo con importi minimi queste strutture (10 euro al mese per i bambini che frequentano l'asilo).

Quali erano i tuoi compiti?

Di solito dalla mattina alle 16 accudivamo i tre bambini neonati: li cambiavamo, gli davamo il biberon ogni tre ore, gli facevamo fare dei giretti con le carrozzine, insomma tutto quello che una mamma fa con il proprio figlio. La nostra presenza permetteva alle suore di occuparsi di tante altre cose e ai bambini di godere più a lungo del contatto fisico con una figura materna. Dopo le sedici andavamo dai bimbi più grandi, gli davamo la merenda poi alcuni pomeriggi siamo anche riusciti a portarli in un parco per farli giocare. La sera aiutavamo le dade per la cena e per metterli a letto. Il nostro sforzo era teso a ricreare il più possibile un ambiente familiare. Inoltre poiché nella Casa Famiglia erano in corso dei lavori per la messa norma degli impianti e dei locali, dopo mangiato aiutavamo le suore a pulire gli ambienti interessati dai lavori.Come potete immaginare sono state giornate molto piene e talvolta pesanti, ma la gratificazione che ne abbiamo ricevuto ha compensato ampiamente lo sforzo.

Al di là di ciò che hai visto all'interno dell'orfanotrofio, che cosa sei riuscita a vedere della vita quotidiana del paese, quali sono le condizioni di vita?

Da quel poco che sono riuscita a vedere mi pare di poter dire che la Romania è una nazione che sta impegnandosi per uscire dalle difficoltà economiche e sociali del passato. Ci sono aspetti molto contrastanti: accanto a quartieri degradati si possono notare abitazioni e ville lussuose. Il centro della città è molto animato da un traffico eterogeneo: macchine di tutte le marche e condizioni, camion e autobus viaggiano a fianco di carri ancora trainati dai cavalli. Durante una visita ad un bambino che un tempo era ospitato presso l'orfanotrofio, sono rimasta molto impressionata dalla estrema ristrettezza (pochi metri quadrati) delle spazi abitativi a disposizione delle famiglie nei famosi block (grandi edifici adibiti a case popolari), per i quali tuttavia vengono richiesti affitti tutt'altro che a buon mercato rispetto agli stipendi medi che vengono percepiti. Credo di poter dire che la società rumena nonostante le difficoltà attuali sia una società in movimento e mi auguro nel giro di pochi anni possa risolvere dei problemi che attualmente la condizionano.In conclusione penso di poter dire che questa mia breve esperienza mi ha fatto molto maturare e riflettere su alcuni aspetti fondamentali della vita. Non vorrei essere retorica ma con molta sincerità ora sono in grado di apprezzare di più le condizioni agiate e più fortunate in cui noi ci troviamo a vivere. Proprio in considerazione di questa nostra condizione privilegiata ritengo di poter sollecitare tutti nei limiti del possibile a sostenere con aiuti anche finanziari Ad esempio con i soldi che abbiamo portato in Romania, sia grazie alle offerte sia con il concerto che abbiamo organizzato in piazza Sasdelli, abbiamo non solo fatto una grossa spesa per i bimbi e dato soldi alle suore che gestiscono la Casa Famiglia, ma abbiamo anche dato un contributo alle famiglie di due bambini che erano ospiti della struttura e ora sono tornati a casa. Per loro sono aiuti fondamentali per la sopravvivenza, non dimentichiamolo.
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