La religione ebraica è, tra le religioni monoteiste che esprimono un dio personale, quella più stimolante per l’intelletto. La continua rilettura dei testi sacri, di per sé, non è un pratica nel solo ebraismo, tuttavia è solo nell’ebraismo che, di volta in volta, viene accompagnata dalla rielaborazione interpretativa dal credente. Lo scopo di questo esercizio è trovare la “matematica del creato”. Il devoto è infatti convinto che la chiave per la comprensione del significato profondo del Verbo Divino, quello che oltrepassa la lettura esplicita del testo sacro, si trova nella scienza dei numeri. Pertanto si impegna costantemente ad elaborare, all'interno della parola, della frase, della pagina, dell’intera Torah, un algoritmo in grado di restituire “…il nucleo, la vera essenza dell’universo”.
Contemporaneamente a tutto questo, è cresciuta una particolare tradizione educativa, intrinsecamente legata ad uno specifico stile di vita, che nei secoli parrebbe aver portato ad una selezione elitaria basata sulla capacità del pensiero. La tesi ha un aspetto in qualche modo misurabile prendendo come metro di osservazione l’analisi statistica dei dati riguardanti il Premio Nobel.
Il popolo ebraico, tra residenti in Israele e le varie comunità sparse in giro per il mondo, è composto da circa 13 milioni di persone; sostanzialmente lo 0,2% dell’intera popolazione mondiale. Ebbene si deve constatare come nelle materie scientifiche come fisica, chimica e medicina, gli scienziati ebrei che hanno ricevuto il premio Nobel sono quasi il 25% del totale. Se poi prendiamo in considerazione il dato riguardante l’economia, la percentuale balza al 40%.
Risultati simili autorizzano la seguente ipotesi: nelle materie citate, le capacità intellettuali del gruppo ebraico sono mediamente superiori alla media di qualsiasi altro gruppo etnico.
La cosa interessante, e per me inquietante, è che al giorno d’oggi, il pensiero maggioritario è dominato dal “politicamente corretto”, che ci impone non solo di negare l’evidenza statistica, ma anche di associarsi al buon Peppone quando, rivolgendosi a Don Camillo, diceva: “non azzardatevi a raccontare le vostre calunnie sulla vostra Russia… io voglio continuare a credere alla mia!”
“Il mondo è stato creato con delle frasi, composte di parole, formate da lettere. Dietro queste ultime sono nascosti numeri, rappresentazione di una struttura, di una costruzione ove appaiono senza dubbio degli altri mondi ed io voglio analizzarli e capirli, perché l’importante non è questo e quel fenomeno, ma il nucleo, la vera essenza dell’universo” (Albert Einstein)
a cura di Pierugo Acerbi