Non trovo la necessità di spiegare il termine EXPO, anche perché sarebbe inutile. Da più di un anno veniamo continuamente bombardati dai giornali riguardo a questa esposizione universale che dopo lunghi anni è tornata in Italia, più precisamente a Milano, e in procinto di chiudersi. La cosa che probabilmente ricorderemo è soprattutto il tema, ovvero il cibo, espresso con lo slogan: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.

In ogni caso, ci tengo a precisare che questo termine nacque nel XIX secolo, più precisamente nel 1851 quando il principe Alberto, marito della regina Vittoria d’Inghilterra ordinò un’esposizione universale per celebrare la monarchia inglese e le sue grandi conquiste, tra cui l’Egitto.

Ho pensato di porre l’accento su questo particolare perché, guardando le immagini relative all’esposizione di quell’anno e pensando a ciò che si può vedere all’EXPO di Milano, mi sono resa conto dei cambiamenti subiti da un evento di questa portata.

Bando alle curiosità storiche, EXPO è stata, per me, un’esperienza molto affascinante, nonostante il poco tempo a mia disposizione e i tanti padiglioni da visitare per conoscere le relative culture. Durante la mia visita ho deciso di dare la precedenza alle culture che non conoscevo e a quelle cui mi sento più vicina e che amo di più.

 

Non voglio occupare spazio nell’elencare semplicemente i padiglioni da me visitati né quello che troviamo al loro interno, ma vi parlerò di ciò che ho provato grazie a questo “giro del mondo”.

La cosa che mi ha colpita di più appena entrata è stato l’Albero della Vita, la sua maestosità, i suoi colori, i giochi d’acqua e i vari effetti speciali lasciano lo spettatore senza parole. Personalmente mi sono sentita come impotente di fronte a ciò che l’uomo può realizzare con le sue stesse mani.

Il padiglione che mi ha colpito di più è stato lo #swisspavillon, chiamato anche “Le torri”, perché formato da quattro torri al cui interno vi sono quattro alimenti: mele, caffè, sale e acqua. In ogni torre i visitatori trovano delle scatole con gli alimenti prima elencati per essere presi e portati a casa. Qual è, vi chiederete, lo scopo di tutto questo? Ognuno di noi è invitato alla condivisione e al consumo responsabile, poiché le scorte di cibo all’interno delle torri non sono infinite e dovranno bastare fino alla chiusura dell’evento, in questo modo nessuno rimarrà senza. Sulle pareti all’estero del padiglione è stato dipinto il motto “ce né per tutti?”, la cui risposta si saprà soltanto il 31 ottobre.

Credo che EXPO sia un’esperienza che fa riflettere sull’importanza del cibo e fa compiere un “esame di coscienza” per capire se ciò che per noi è pressoché scontato lo sia per davvero. Inoltre ad EXPO è possibile entrare in contatto con culture lontane e sconosciute, che, grazie a questo evento, abbiamo avuto il piacere e l’onore di conoscere almeno un po’. Infine alcuni padiglioni mettono l’accento sulle nuove tecnologie legate al cibo che in futuro serviranno a migliorare la qualità della vita umana.

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