Nell’orto della scuola i bambini hanno visto anche due grossi lombrichi! Promette bene!
L’orto della scuola si chiama “ORTO DELLA LUNA” e si trova a fianco dell’edificio scolastico, ci è stato offerto dall’Amministrazione Comunale ed è illustrato da bellissime bacheche che spiegano con disegni e brevi didascalie le informazioni essenziali sull’ antica arte di fare un orto.

“ L’orto della Luna” è suddiviso in piccole aree e comprende una splendida serra e una fontana. “ L’orto della Luna” è recintato da una staccionata di legno i cui paletti sono bei matitoni con la punta rivolta in su, pronti a scrivere una bella avventura dei ragazzi legata alla terra e ai suoi frutti.
Se penso intensamente a questa parol: “ ORTO”, per raccogliere più idee possibili e scrivere un articolo decente, per prima cosa mi vengono in mente alcune espressioni tipo questa:
“ Coltivare il proprio orticello…”, “ Bada ai cavoli tuoi!” “ E’ nato sotto un cavolo…”
Qualcosa nella mia mente quindi c’è di collegato all’orto, sedimentato lì chissà da quanto tempo ...come nel linguaggio di tutti noi, anche se non sono un’ortolana e quindi non so “ di preciso” che cosa significhi concimare, vangare, zappettare, seminare, innaffiare, coltivare, curare, difendere, proteggere, raccogliere, insomma veder crescere un orto.
La prima frase: “ coltivare il proprio orticello”, nei vecchissimi anni sessanta, veniva a malapena sopportata e significava un atteggiamento, un’intenzione di dedicarsi preferibilmente ai fatti propri, senza occuparsi delle altre questioni, sociali, politiche ecc…idea meritevole di insufficienza grave: che uno badasse solo e soprattutto ai fatti propri, era un po’ disdicevole, sembrava non si pensasse abbastanza alla collettività, alle utopie, ai progetti…che in quegli anni fiorivano.
Uno o una che “badava essenzialmente ai suoi fagioli” era sicuramente autonomo e ricco di possibilità, proprio come un fagiolo, però era anche un po’ chiuso, introverso, poco aperto, leggermente portato all’egoismo.
Certamente, però, queste espressioni fanno intuire che i cavoli, i fagioli, l’orto in generale, per crescere, hanno bisogno di attenzioni non da poco, probabilmente continue e regolari, attente e specifiche, quotidiane e sapienti.
…Come va lontano il pensiero e come scorrono le parole anche solo considerando la parola ORTO…. Ma di fianco alla scuola c’è un orto VERO!

Però se ci sono i lombrichi la terra promette bene! E “ l’orto della Luna” qualche possibilità ce l’ha.

Dunque noi insegnanti, ora che abbiamo l’orto, dovremmo insegnare agli alunni della scuola primaria e anche agli studenti della scuola secondaria come si coltiva un orto, facendo vivere l’entusiasmo di veder crescere delle piantine, comunicando la passione che al giorno d’oggi anima tante persone nello svolgere questa attività. Infatti è una cosa entusiasmante, curare le cose che crescono, si sviluppano, promettono e maturano, proprio come sono i nostri ragazzi della scuola, è sempre uno scopo educativo, e di questi tempi un’ attività così concreta può dare sicurezza.
Poi il fatto di avere “le mani nella terra e la testa al sole” può spingere i nostri ragazzi così “ VIRTUALI” fin dalla più tenera età, ad apprezzare e “gustare” la natura, il lavoro manuale e capire come tutti gli elementi principali della natura: terra, acqua, sole e LUNA concorrono a produrre cibi sapori odori…
C’è poi da dire che la cura della propria salute passa spesso attraverso i prodotti dell’orto e quindi gli eventuali ravanelli, carote, sedani, cavoli, cipolle, timo e origano (sì perché nel nostro orto ci sono pure gli angoli piccoli, di ampiezza limitata, ma ci sono, dedicati ai frutti dimenticati e alle piante aromatiche) potrebbero diventare parte della nostra alimentazione: un minestrone, un’insalata, una frittatina cucinata a scuola.
Ora di solito gli orti stanno fuori dai paesi, vicino alle mura delle città, un po’ in campagna, un po’ sul limite , bene questo qui della scuola sta proprio in mezzo al paese, centrale come la chiesa, la scuola, la piazza, il cinema, il bar…
Un po’ anomalo sì, un po’ anomalo… però se riusciamo a trovargli una collocazione mentale oltre che geografica o topologica, potremmo considerarlo un’oasi al centro del paese…un’oasi di profumi, sapori, eventualmente colori… accanto, in zona, a portata di mano, a un volo di farfalla…
In effetti lì c’è un tavolo circondato da sedili colorati… che non si possa anche nelle sere d’estate andare lì e approfittare dei regali di Madre Natura come dice la canzone che gli studenti hanno cantato durante l’ inaugurazione il 19 novembre 2011.

…………Un’oasi, un orto, un angolo di tranquillità.
Certo che un orto, a differenza del giardino, ha uno scopo utilitaristico, serve per mangiare, per arricchire il cibo, potrebbe essere un’arte utile in futuro …. “Impara l’arte e mettila da parte…”
Impara l’arte, tante notizie sugli orti sono scritte nelle bellissime bacheche allestite nei pressi dell’area coltivabile: l’influsso della luna, le particolarità locali, le necessità tecniche, le varietà di prodotti…

Però ci vuole un esperto, anche perché i ragazzi possono scoprire in questa occasione che c’è un “sapere” scritto sui libri ed un sapere antico “tramandato” nelle parole e nei gesti. Sembra che ci sia un “ esperto” disposto a “ guidare” gli insegnanti e gli alunni nella coltivazione del nostro “ orto della Luna”, un genitore. L’abbiamo cercato senza successo per un po’ di tempo, ma ora sembra che i “lavori” , a primavera, possano iniziare con una certa sicurezza. Se qualcun altro vuole aiutarci è sempre il benvenuto, sia chiaro!

Così, noi insegnanti possiamo credere che non ci siamo “ messe nell’orto”, e qualche prodotto ne verrà fuori sicuramente!
I due lombrichi sono stati avvistati, e questo promette bene!
Quando vedrete: vanghe, zappe, palette , innaffiatoi, canne, cordoncini, significherà che i lavori sono iniziati….


Paola Giacometti
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