Se dovessimo scegliere una parola per definire il 2011 appena concluso, potremmo dire 'spread'. Da sei mesi televisioni e giornali non fanno che propinarci i dati sull'andamento quotidiano del differenziale tra i rendimenti dei titoli di stato decennali italiani e quelli tedeschi, comunemente presi a riferimento perché ritenuti i più affidabili in Europa.

Questo e' lo spread come l'abbiamo conosciuto negli ultimi mesi, da quando cioè ha cominciato a diventare sempre più grosso, passando in poco tempo da circa 1,80% (o 180 punti base) a oltre 5,00% (500 p. b.). In parole povere, se a giugno i titoli di stato italiani a 10 anni davano un rendimento lordo di 4,30% (valori puramente indicativi) e i titoli tedeschi il 2,5%, ora i titoli italiani danno il 7% e i tedeschi solo il 2%. Ciò non e' bene per il nostro stato, costretto a pagare interessi stratosferici per invogliare gli investitori ad acquistare i pezzi del suo enorme debito, mentre va alla grande per la Germania che può finanziarsi a tassi praticamente negativi, al netto dell'inflazione, risparmiando un sacco di quattrini.
Quindi riepilogando: quando i giornali annunciano che vola lo spread e i rendimenti dei titoli italiani raggiungono nuovi record, non e' bene per le casse dello stato. Al contrario, se crollano rendimenti e spread, significa che il Tesoro ha un po' di respiro. E ciò e' bene per l'Italia.

IMPORTANZA DELLO SPREAD
Ma perché e' tanto importante questo benedetto spread? Un po' lo abbiamo appena detto: per le casse dello Stato. Un po' perché e' un indicatore di credibilità: se gli investitori credono poco in un certo paese e nella sua politica economica, spostano i loro soldi in un altro più affidabile, anche a costo di non guadagnarci nulla, se non la tranquillità di avere i risparmi al sicuro. E' quello che sta succedendo: chi compra Bund tedeschi, fra dieci anni avrà soldi che valgono meno di adesso, mentre chi compra BTP italiani, sempre che riesca ad averli indietro, guadagna parecchio. L'Italia per ora e' un paese solvente, con un'economia che soffre certamente della crisi globale, ma migliore di ciò che si vuol far credere. Per questo sorge il legittimo dubbio che qualcuno, ad esempio grossi fondi d'investimento, stiano giocando come il gatto col topo, vendendo, comprando e manovrando per fare guadagni stellari. L'euro e' sotto attacco, l'Italia e più in generale il sistema Europa sono sotto attacco speculativo e molto probabilmente qualcuno sta facendo soldi a palate. Sulla pelle della gente normale, che i soldi li guadagna col proprio lavoro, che produce beni o servizi e che crea ricchezza reale con l'impegno quotidiano. Tutto ciò ci porta a un importante nocciolo della questione, il peso della finanza sull'economia mondiale.

LE TRAME FINANZIARIE: CROCE PER MOLTI, DELIZIA PER POCHI
E' noto che, a partire dagli anni '80 e in particolare negli anni 2000 della disastrosa amministrazione di G. W. Bush, la finanza ha goduto di una deregolamentazione spaventosa e progressiva, che ha permesso agli operatori più spregiudicati e ai fondi di investimento di abbandonare ogni comportamento previdente e ogni remora nell'utilizzo del denaro degli investitori. Sono stati creati strumenti che permettono di vendere allo scoperto, di guadagnare sulle perdite, di spendere soldi che non si possiedono, di vendere i debiti e non metterli a bilancio e chi più ne ha più ne metta. Tutta spazzatura che non ha niente a che vedere con l'economia reale, quella delle aziende e delle famiglie e forse ha poco da spartire con una corretta etica sociale. Avidità, tutto e' fatto in nome di questo peccato mortale che, senza per forza andare sul religioso, per l'ingordigia di pochi, distrugge molti: persone, famiglie, imprese e Stati. Se quello finanziario e' un mondo semivirtuale, fatto di scambi di carta, purtroppo non si può dire altrettanto dei riflessi che esso ha sulla vita reale. Lasciando stare tutte le manovre e manovrine a cui siamo costretti noi italiani, che comunque hanno un riflesso sulle nostre tasche, che dire dei movimenti speculativi sulle materie prime che portano i costi di produzione alle stelle o, peggio ancora, riducono alla fame intere economie africane e asiatiche basate sull'agricoltura? Che dire delle grandi banche o delle società quotate che, costrette a render conto agli azionisti, licenziano migliaia di persone perché il profitto e' calato drasticamente attestandosi a 'solo' qualche centinaia di milioni (di euro, di franchi,...) a trimestre? O ancora, fino a che punto e' umanamente, socialmente accettabile che la quotazione di borsa di una compagnia cresca quando questa annuncia tagli al personale? Nonostante tutto non siamo contro la finanza, ma questa finanza, quella avida che crea danni e non paga mai, che non guarda in faccia a nessuno e di cui siamo diventati schiavi, ha molto di sbagliato. Purtroppo non si vede in giro una grande forza, o anche solo la volontà di correggere queste storture distruttive su cui poggiano grosse fette dell'economia, in particolare anglosassone.

SOLO COLPA DEGLI ALTRI?
Certamente attribuire la colpa dei guai italiani unicamente alla crisi economica, alle attività di tipo speculativo oppure a trame segrete architettate ad hoc, sarebbe riduttivo e persino infantile. Se infatti l'Italia fosse esente da colpe, perché mai i mercati dovrebbero picchiare così duro su essa? In effetti il nostro paese, pur avendo fondamentali economici migliori di altri stati del calibro di Spagna, Gran Bretagna e sotto certi aspetti anche della Francia, ha tre elementi di debolezza molto gravi: il debito enorme, la disonesta' dei cittadini e i suoi esponenti politici.

Il primo (il debito) e' arrivato, non per la prima volta, al 120% del PIL. Vale a dire che l'Italia spende 1,2 volte la ricchezza che produce: se fosse una famiglia non durerebbe molto perché in breve nessuno le presterebbe più i soldi per mantenere un certo tenore di vita. Inoltre l'alto debito non offre spazi di manovra per fare grandi investimenti e adeguate politiche di rilancio e crescita economica. In Italia e' buio profondo da oltre un decennio: se nel 1998 la ricchezza degli italiani era del 20% superiore a quella media dei paesi dell' UE 27, oggi lo e' di solo il 2%. L'euro ci ha dato grandi vantaggi, ma probabilmente, così forte, non ha favorito le nostre esportazioni e di certo ha creato disuguaglianza sociale. Basti pensare che, secondo i dati della Banca d'Italia, negli ultimi 15 anni il reddito dei lavoratori autonomi e' cresciuto del 25% in termini reali, mentre quello dei dipendenti di solo il 4%. A proposito, con tassi d'interesse così alti, parte dei benefici derivanti dall'euro vanno perduti.

Per quanto riguarda la disonesta', l'evasione fiscale e' pratica quotidiana, la corruzione quasi. E' brutto dirlo, ma bisogna essere franchi: siamo un popolo di ladri (per consolarci diciamo furbetti), disonesti sempre pronti ad autoassolversi (per consolarci diciamo fantasiosi). La triste storia e' che ciò che ci accomuna alla disastrata Grecia sono proprio l'alto debito pubblico, la corruzione diffusa e la bassa crescita economica.

Infine la classe politica. Ha dato di se' la peggior prova che ci si potesse aspettare: quella di non esistere. Incapace di decidere per non risultare impopolare, inchiodata nell'ormai consueto quanto insopportabile clima di rissa, ha finito per essere odiata da tutti e commissariata da un Presidente della Repubblica che ha finalmente tirato fuori gli attributi. Non sappiamo se il Governo Monti riuscirà nel proprio compito, ma se confrontiamo, ministero per ministero, le personalità che occupavano i dicasteri nel Governo Berlusconi, nella maggior parte dei casi il salto di qualità e' notevole. Peccato che in Parlamento siedano i politici eletti dal popolo (sigh), molti dei quali stanno già rialzando la cresta con distinguo e altolà che non fanno che aumentare la tristezza dei cittadini italiani.

E L'EUROPA?
Se qualcuno aveva dei dubbi sulla reale esistenza di una vera Unione Europea, beh quei dubbi si saranno amplificati. Una politica comunitaria fallimentare, castrata dagli interessi particolari dei singoli Paesi che più che aiutarsi sembrano propensi a farsi lo sgambetto lascia poche briciole di ottimismo sul futuro del nostro Continente unito. Si poteva decidere di lasciare la Grecia al suo destino oppure di creare un fondo salva stati potentissimo o ancora di creare un'unione fiscale...Per ora si e' fatto poco o, almeno, tropo poco. D'altra parte a chi conviene? La Germania sta risparmiando una barca di soldi da questa situazione e la Francia si sta comprando le nostre aziende: Parmalat comprata da Lactalis, Bulgari da Louis Vuitton, Edison da EDF, il 25% di Alitalia da Air France, poi ancora Brioni e altre. Unicredit ora costa pochissimo...
Sembra che ci sia una guerra intestina in un' Europa sempre più divisa. Una guerra tra poveri che non sembrano accorgersi che singolarmente non potranno mai competere con Cina, Stati Uniti, Giappone, India, Brasile e Russia: economie forti o in crescita rapida che hanno una loro moneta nazionale, sostenuta da una sola Banca Centrale. Per l'Europa non e' così, il progetto Euro va completato con una vera Unione economica. Se gli interessi particolari si tramuteranno in interessi europei, se questi ultimi avranno la priorità, allora avremo una possibilità. Diversamente...andremo in serie B, tutti.

Lorenzo Righini


Piccolo dizionario semiserio (la decisione su ciò che e' serio e ciò che non lo e', viene affidata alla discrezione del lettore):

Spread: per noi basta dire che e' la differenza tra i rendimenti dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi

O'Spread: dopo la 'Capa di Lavezzi' e la 'Bomba Cavani' quest'anno, insieme alla 'Bomba Mario Monti', e' il più famoso e il forse il più potente tra i botti napoletani per il Capodanno.

Cds (Credit Default Swap): inventati al termine degli anni '90 a Wall Street, consistono in strumenti finanziari atti a coprire le perdite di banche, società, stati e obbligazionisti, quando questi vanno in default. La speculazione ha ben presto contagiato anche questi strumenti, tanto che Warren Buffet, finanziere potentissimo e miliardario, li ha definiti armi di distruzione di massa.

Vendita allo scoperto: operazione finanziaria che consiste nella vendita di un titolo non direttamente posseduto dal venditore (roba da manicomio!) scommettendo su un trend ribassista. In sostanza chi effettua tale operazione guadagna se il titolo perde...

Parlamentare: persona eletta democraticamente dal popolo, che siede nel Parlamento legiferando in un'ottica di ricerca del bene comune

Parlamentare italiano attuale: persona solo teoricamente eletta dal popolo, che siede nel Parlamento cercando di arrivare alla pensione dando il minimo disturbo. Talvolta può vantare trascorsi nel mondo dello spettacolo o risultare soggetta a indagine giudiziaria per illecito.

PIL (Prodotto Interno Lordo): Valore monetario della ricchezza prodotta in un anno dai tre settori dell'economia. E' l'indicatore di sviluppo economico per eccellenza, ma ha un sacco di limiti e contraddizioni. Per esempio: se distruggo un ponte sull'autostrada del sole, poi lo ricostruisco uguale, il PIL cresce, ma in realtà la ricchezza del paese non cambia. Inoltre non da' indicazioni sulla distribuzione della ricchezza in un Paese: il PIL dell'Italia, circa 2000 miliardi di dollari, potrebbe essere detenuto da una sola persona o in egual misura da ciascuno dei 60 milioni di abitanti, ma la nostra sarebbe sempre l'ottava/nona economia mondiale. Il PIL maggiore e' detenuto dagli Stati Uniti con 14.000 miliardi di dollari, seguiti dalla Cina (5.500 miliardi) e dal Giappone.
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