...come l'asino dai molti padroni alla fine morì di fame, un borgo con molti nomi è destinato a rimanere pressoché sconosciuto. Un borgo che i toscani chiamano Misileo, i romagnoli Sant'Apollinare e quelli del posto i Confini...' oppure '...quattro case e una chiesa in Comune di Palazzuolo sul Senio, quattro case e una chiesa in Comune di Casola Valsenio...'
I brani sopra citati, tratti da articoli di un noto quotidiano nazionale, descrivono in maniera chiara e concisa che cosa sono i Confini, cioè la zona di confine fra Casola e Palazzuolo, l'Emilia-Romagna e la Toscana.
Sicuramente le affermazioni sopra riportate corrispondono a realtà, ma siamo sicuri che questo borgo sia sempre stato sconosciuto e decadente? Oppure l'orgoglio dei pochi abitanti cocciuti, che continuano a risiedere in questo luogo isolato e abbandonato, ha ragion d'essere?
Posso garantire che i fatti che di seguito cercherò di narrare alla meno peggio, vi faranno scoprire che quel paese, che attraversate spediti in macchina sbattendovene dei limiti di velocità per i centri abitati (perché solo un attento osservatore si accorge del centro abitato), ha rivestito un ruolo di massima importanza per lo sviluppo dell'intera valle del Senio.
I ritrovamenti sporadici di ossidiana (un vetro naturale che non si trova in zona) fanno ipotizzare che i Confini, fin dal periodo Enolitico, fossero punto di contatto tra importanti flussi commerciali. Da segnalare anche il rinvenimento di una punta di freccia e di una lama entrambe in selce, inquadrabili nella fascia culturale detta del 'Remedello'.
La Pieve di San Giovanni Decollato con la sottostante Cripta è sicuramente la più importante testimonianza di insediamento umano in epoca antica non solo nel paese, ma nell'intera valle del Senio. All'origine antica di questa struttura si può risalire anche analizzando il nome stesso della località in cui sorge: Misileo infatti deriva dal latino 'Mausoleum', che rimanda alla presenza di una zone sepolcrale romana effettivamente rinvenuta durante lavori di ampliamento della strada statale.
Per molti secoli la Pieve fu la principale chiesa dell'alta valle del Senio, infatti essendo la sede della fonte battesimale aveva sotto la sua giurisdizione tutte le altre chiese della zona.
La struttura venne più volte restaurata, snaturando così il suo aspetto romanico di cui rimase a testimonianza la massiccia torre campanaria e la pianta della chiesa a tre navate con abside.
La vera perla architettonica della Pieve, quella che fornisce la certezza di una sua origine molto antica, si trova nella parte posteriore del fabbricato ed è la Cripta, che molti indicano risalente all'epoca Carolingia.
Purtroppo queste importanti testimonianze sono in un desolante stato di abbandono e incuria, come testimonia anche il soprintendente ai beni architettonici, Architetto Domenico Valentini. L'amministrazione locale pare non avere la volontà (o forse i mezzi, mah?!?) di avviare i lavori di restauro che restituirebbero al pubblico un eccezionale gioiello architettonico. Senza voler sembrare eccessivamente critici, questo è uno di quei casi in cui vi è un ammalato, si conosce benissimo la cura ma si aspetta che questo sia spacciato per somministrargliela.
Nella parte romagnola dei Confini troviamo un'altra testimonianza importante, la chiesa di Sant'Apollinare con annesso il campanile romanico ed all'interno un Crocifisso del 1700 in legno di ulivo. Questa struttura fortunatamente non versa nelle condizioni disgraziate della Pieve, ed è quindi inutile che mi dilunghi nel descriverla: la potete tranquillamente visitare rivolgendovi al parroco.
Il nome Confini non è di recente coniatura, ma deriva dal fatto che il Rio di Sant'Apollinare, se ora divide due regioni, un tempo divideva due regni: lo stato Pontificio e il Granducato di toscana.
L'antica dogana, ora adibita ad abitazione, mantiene ancora intatti i segni dei tempi che furono, con diverse testimonianze della sua origine medioevale: ad esempio il lavatoio in marmo bianco decorato con soggetti marini.
Il fatto di essere zona di confine favoriva la lotta alla disoccupazione: qui infatti riuscivi a lavorare come doganiere o, nella maggior parte dei casi, come contrabbandiere.
Garibaldi (che inseguito dopo la sfortunata esperienza della Repubblica Romana, passò da qui di nascosto, sopra un asino) ruppe le uova nel paniere agli 'onesti' lavoratori della zona, realizzando il sogno dell'unità d'Italia.
Niente più confine, niente più contrabbando: cosa fare a questo punto? Semplice, si diventa briganti. Si dice che alcuni miei compaesani facessero parte della banda del Passatore.
Nel DNA degli abitanti rimangono tracce dei 'disonesti' predecessori, gente sicuramente stravagante e dal sangue 'caliente'.
Basta passare una serata in uno dei due bar ('Misileo' o 'Il Castagno') per assistere ad esilaranti siparietti (degni di Zelig) o a furibonde litigate che finiscono sempre annacquate da buon vino.
Permettetemi una curiosità su 'Il Castagno': forse non tutti sanno che è la rivendita di tabacchi più vecchia d'Italia.
La licenza risale infatti al 1864 e la si può trovare all'interno in bella mostra con tanto di bolla Regia.
Per ridare un po' di lustro e di notorietà alla nostra borgata, negli ultimi anni noi ragazzi dei Confini (ma posso garantire che la partecipazione degli abitanti è totale) organizziamo, il primo sabato d'Agosto, la Confinifest-rock sul confine.
Agli estranei può sembrare una festa della birra qualunque, forse anche un po' scalcinata.
Posso garantire che viverla da dentro è tutta un'altra cosa: per noi vuol dire festeggiare il nostro paesello sgarruppato e isolato, ma di cui siamo fieri abitanti.
Come avete potuto capire, la storia dei Confini è affascinante ed al tempo stesso incredibile se si guarda allo stato attuale del paese.
L'auspicio è che le due amministrazioni (Casola e Palazzuolo) riescano a capire che la strada da percorrere è quella della gestione parallela.
Siamo gente semplice, per iniziare ci accontenteremmo anche solo della indicazione 'CONFINI' (il cartello marrone, per intenderci), all'entrata e all'uscita del paese, senza guardare se è in Romagna o in Toscana, la gente di qua non è troppo brava con la geografia, si sente principalmente parte del proprio paese, senza troppe distinzioni.
CONFINI LIBERI.

L'irrequieto
Davide Baraccani
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