…Potrebbe essere la lapidaria sintesi di ciò che sta succedendo in Italia dagli inizi degli anni novanta ad oggi…
Anche i telegiornali nazionali degli ultimi giorni si sono occupati delle elezioni presidenziali in Romania, per le quali hanno potuto votare i rumeni residenti in Italia.
Talmente alta è la presenza di questi cittadini europei nel nostro paese.
Ogni giorno dei pullman partono da Bologna, Ravenna, Forlì per la Romania e da essa vi arrivano, per non parlare dei trasporti aerei e ferroviari sempre più numerosi. Le compagnie telefoniche si preoccupano di fornire servizi, condizioni sempre più vantaggiose per le comunicazioni tra Italia e Romania.

Nel nostro paese, inteso come Italia…gli emigrati rumeni sono alcune centinaia di migliaia.
Ma in Italia c’è l’Emilia Romagna, zoomiamo ancora, in Emilia - Romagna c’è la provincia di Ravenna, nella provincia di Ravenna c’è il nostro paese: Casola Valsenio.

A Casola Valsenio lavorano 37 rumeni come “badanti”.
In maggioranza donne, ma aumentano gli uomini.
Sono quelle persone che si occupano dei nostri anziani , che non sono ospitati nella Casa Protetta, e che rimangono in questo modo tra le quattro mura che hanno visto snodarsi la loro esistenza.

Fanno un lavoro complesso, accudiscono persone invalide, oppure assistono persone sole che, pur essendo autonome, hanno delle incertezze, dei bisogni per i quali non possono stare completamente sole.
“Chi non ha testa ha gambe” questo proverbio si addice quasi a pennello ai vari casi di vecchiaia, c’è chi ha le gambe per camminare, alzarsi, andare a mangiare, andare in bagno, però ci sono i vuoti di memoria, le amnesie, le dimenticanze intense, i momenti di sperdimento, le parole che vengono meno, come altri meccanismi psicologici, poi c’è l’anziano che non ha le gambe, si è fermato, non cammina più però la testa continua a pensare, ricordare, proiettarsi nel domani, riconoscere le persone, sistemarle nei contesti adeguati, negli spazi e nei tempi opportuni.

Bene, così è … il tempo passa … e le badanti crescono…

Già mi era capitato di notare “persone non di Casola” percorrere le camminate più caratteristiche del nostro paese: il giro della Breta, il giro del fiume, del Macello, o “persone non di Casola” occupare le panchine che numerose arredano i nostri giardini.
Mi sembrava che marcassero il territorio e più di una volta ho pensato tra me: “Hanno capito immediatamente anche loro quali sono gli angoli più belli del nostro paese!”
In certe ore alla Cofra si sentono più voci che dialogano in rumeno che in italiano!
Questa comunità è talmente “visibile ed evidente” nel nostro paese, che mi incuriosisce, mi sono perciò occupata di questo mondo parallelo che a volte si incontra con il nostro, a volte lo sfiora appena.
E parola dopo parola, saluto dopo saluto, giorno dopo giorno, ne ho conosciuto alcuni più da vicino…

Per questo ho pensato di scrivere tre storie, frutto di tre brevi interviste, di rumeni a Casola.

Ho scelto queste tre persone in base ad un criterio molto semplice e veramente poco scientifico, per cui non vogliono essere o rappresentare un campione, una statistica o qualcosa da generalizzare, sono solo tre storie:
della badante di mia mamma,
del primo badante giunto nel nostro paese,
della badante che ha tratto dalla sua esperienza di badante la possibilità di un lavoro stabile nella nostra Casa Protetta.


SILVIA

Da quanti anni sei in Italia?
Sono in Italia da 11 anni, arrivai il 22- 10-’99 con una grande paura di vivere in un paese straniero, avevo trentanove anni.
Mi aveva ospitato una famiglia italiana, presso cui lavorava un ragazzo rumeno che mi aveva fatto da tramite. La signora aveva un’impresa di pulizie e lavorai per lei per un mese, poi trovai un lavoro fisso come badante. Arrivai con una piccola valigia, con poche cose, per due anni non ho comprato niente… Ricordo che mi regalavano gli indumenti le famiglie presso cui lavoravo.
Ho incontrato tante belle persone, anche se non sempre.

Qual è stata la molla che ti ha fatto partire?
Non ho pensato più di tanto, gli esempi degli altri mi hanno incoraggiato…
La molla vera e propria però è stata l’occasione della vendita di un appartamento di mia proprietà,
volevamo costruire una nuova casa e ci volevano dei soldi, il modo più veloce per ottenerli era venire qua, perché in Romania c’era poco lavoro, gli stipendi erano molto bassi, ci sarebbe voluto tanto tanto più tempo….
I miei familiari sono stati d’accordo tutti. Là in Romania rimasero il marito e tre figli…
La figlia grande aiutava mio marito ad accudire i più piccoli, la mia famiglia è andata avanti così.
Ma io ho potuto aiutare tanto i figli, oltre che costruire la casa.

Qual è stata, all’inizio, la maggiore difficoltà?
La mia più grande paura e difficoltà è stata di non essere accettata dalla famiglia presso cui andavo a lavorare.
Mi sembrava ogni volta di sbarcare sulla luna, non conoscevo ancora la lingua, dovevo abituarmi alla nuova famiglia, capire la persona che dovevo accudire.
Ci voleva e ci vuole sempre un po’ di tempo per entrare in una famiglia, per capire, per occuparsi della casa con il proprio stile e modo di essere, perché ognuno ne ha uno diverso dall’altro, senza ferire, interferire o entrare in conflitto.
Le famiglie ricche danno più soggezione.
Ho poi imparato la lingua con facilità. Mi ha aiutato tantissimo la televisione italiana, lo stare in famiglia e il dialogo quotidiano con le persone delle famiglie in cui lavoravo.

Come sono cambiate le condizioni di lavoro tra i primi anni in cui eri qui e adesso?
Io sono quasi sempre stata in regola.
Noto che in 10 anni il valore dei soldi è cambiato molto in Italia, ma è cambiato molto anche in Romania.
Ora la vita in Romania costa molto, certi prodotti come il detersivo, l’olio, la carne costano di più là e allora quando andiamo a casa ne portiamo delle scorte acquistate qui nei supermercati, quando ci sono le offerte non ce le lasciamo scappare!!!
Adesso un lavoro in Romania viene remunerato con 200, 250 Euro mensili, qui riusciamo a guadagnare uno stipendio maggiore di 3 - 4 volte.

Cosa ti è piaciuto di più dell’Italia?
Senza dubbio la cucina italiana: cappelletti, tortelli , piadina , lasagne, prosciutto, mortadella.
Ho avuto la fortuna di lavorare presso famiglie dove le donne amavano molto cucinare, così ho imparato la cucina romagnola, faccio la sfoglia, i passatelli, mi piace imparare sempre nuove ricette. Quando torno a casa faccio chili di piadine per i miei figli, i tortelli, e li stupisco.
D’altro canto quando sono in Italia, ogni tanto, mi preparo un minestrone ungherese o uno spezzatino rumeno, gli involtini di verza, così, per nostalgia di quei sapori.

Che cosa ti è piaciuto di meno dell’Italia?
I modi di vivere sono simili, per cui mi sono ambientata facilmente, sia nelle città, sia nei posti più isolati dove ho trovato lavoro.

Come hai fatto a mantenere vivi i contatti con i tuoi famigliari in questi lunghi anni di lontananza?
Ora ci sono i cellulari, utilizziamo le offerte Wind, lo uso moltissimo! Nonostante la lontananza i rapporti sono così molto vivi.
Quotidianamente sono aggiornata su chi nasce e su chi muore nel mio paese, quest’estate da Casola seguivo i lavori che mio marito stava eseguendo nella nostra casa e non mi sfuggiva niente!
Dopo due anni che ero in Italia anche mio marito è venuto a lavorare qui e un po’ di famiglia si è così riunita!
Nella casa dove lavoro tengo ben visibili, in un angolo, le foto dei figli e dei nipoti, sì, perché l’anno scorso sono nati due nipotini. Ci parlo, sembrano vicini! Poi ora guardo la tivù rumena e sono informata su ciò che succede .

Ti senti ancora rumena?
La mia terra è la Romania, i miei figli non hanno intenzione di venire in Italia, ed io ritornerò là quando avrò realizzato i miei progetti.
Voglio aiutarli ancora, fino alla pensione, per permettere loro di avere ciò che io non ho avuto alla loro età.

Ti trovi bene a Casola?
Sì, mi trovo molto bene. Nonostante sia un piccolo paese ci sono tutte le comodità: la posta per inviare i soldi., la banca, i pullman per spostarsi…


GIORGIO

Da quanto tempo è a Casola Valsenio?
Sono qui dall’estate del ’97 .
Sono stato il badante del prof, Augusto Rinaldi Ceroni per due anni e mezzo.
Ero arrivato in Italia qualche mese prima al seguito di un circo presso cui svolgevo varie mansioni: davo da mangiare agli animali, pulivo, ecc…La vita era faticosa e appena mi capitò un altro tipo di occupazione non me la lasciai scappare. Mi trovavo a Forlì e venni a sapere che in un piccolo paese in collina avevano bisogno di un badante per un anziano professore, all’inizio venivo solo la domenica per vedere le reazioni del professor , poi, constatato che mi aveva accettato, iniziai ad abitare a Casola.
Ho lavorato poi alla Ferromax per 5 anni ed in altre aziende con contratti a tempo determinato, ma la crisi è sopraggiunta, così ho ricominciato a fare il collaboratore presso i monaci della Badia di Susinana.

Quale molla lo ha spinto ad emigrare in Italia?
In Romania lavoravo in una grande fabbrica, eravamo 10000 operai, guadagnavamo poco. C’erano le abitazioni dei dipendenti, piccolissimi appartamenti di 36 mq per 4 persone. Per arricchire lo stipendio lavoravo anche come meccanico in una sartoria. La fame non si pativa, l’essenziale era garantito a tutti, però c’erano le file per l’approvvigionamento del cibo.
Quando cadde il regime comunista c’è stato come un capovolgimento di prospettiva: si poteva uscire, si poteva pensare di acquistare case più grandi, si poteva realizzare un progetto anche ambizioso, nuovo… ma occorrevano soldi. Le fabbriche intanto entravano in crisi e l’unico modo era uscire dalla Romania. Per un anno sono stato anche in Israele, dove c’era una forte espansione edilizia e si poteva percepire uno stipendio di 1200 dollari! In quegli anni era tantissimo!
Venendo meno il controllo del regime molti si ritrovarono con tanto desiderio di migliorare la propria vita. Per entrare in Italia allora occorrevano molti soldi, anche 1300 dollari!

Qual è stata la difficoltà maggiore che ha incontrato appena arrivato in Italia?
Sicuramente la lingua!
Anche se ci sono delle somiglianze, per me era una difficoltà grandissima. Nei primi tempi facevo finta di capire, dicevo: - Sì sì capito! - Ma non era vero! Non capivo, mi aiutavano i gesti, il tono della voce…

Come ha mantenuto i rapporti con la sua famiglia?
Le figlie del professore mi hanno aiutato moltissimo a fare il ricongiungimento familiare, prima è arrivata in Italia mia moglie, poi i miei figli.

Si sente ancora rumeno?
All’inizio avevo pensato: - Sto in Italia 1anno... poi 2 anni …poi 3 anni, …poi 4 anni, ora io e mia moglie abbiamo investito soldi in Romania e prima o poi ci ritorneremo, ma i miei figli non so, si sono ambientati in Italia e forse hanno meno ragioni per tornare.
A volte, quando torno nel mio paese, mi capita di sentirmi straniero perché i paesi e le città si sono svuotate, intere comunità si sono trasferite in altri stati d’Europa.
Poi sono venute meno le regole, c’è più confusione e la vita è cara!

Che cosa le è piaciuto dell’Italia?
Abbiamo lo stesso temperamento latino, a Casola mi sono sentito accolto, anche se in Italia ci sono alcune forze politiche che criticano gli emigrati, Casola è sempre stato un paese accogliente e tante volte ho pensato che gli italiani hanno dimostrato verso di noi molta fiducia nel farci entrare nelle loro case, farci vivere tra le loro cose, forse noi rumeni saremmo stati più sospettosi e meno fiduciosi.
La Romania vive una profonda crisi economica, c’è poco lavoro e ci sono persone veramente povere, come ci sono dei nuovi ricchi che in una situazione senza regole hanno accumulato denaro anche in maniera disonesta.
Nel 2013 dovrebbe entrare l’euro ora c’è l’EUL.

Come si sono trovati i suoi figli in Italia?
Bene. Quando arrivarono qui frequentarono le scuole italiane con facilità perché erano abituati alla scuola rumena che era più esigente e severa, dico “era” perché, da quanto so, ora anche nelle scuole romene c’è meno disciplina, meno impegno e più confusione. Poi, come i ragazzi italiani, hanno avuto le crisi adolescenziali, devono trovare la loro strada, ora lavorano, ma secondo me, come gli italiani, devono capire il valore dei soldi, del sacrificio e non pensare solo agli oggetti di consumo.


CRISTINA

Da quanto tempo sei in Italia?
Da nove anni.

Cosa ti fece decidere di partire?
Mio marito era già a lavorare presso una famiglia casolana come badante, quindi venni per riunirmi a lui.
Inizialmente pensavamo di stabilirci qua per qualche anno, per poi comprare la casa in Romania
(qualche anno di lavoro ce lo avrebbe consentito).
Io, in Romania, lavoravo come contabile in un ufficio, una mattina mi presentai e dissi: - Mi licenzio!-.
Ora invece abbiamo comprato casa a Casola, quindi, come capirai, abbiamo cambiato i programmi!

Cosa vi ha fatto decidere di stabilirvi qui?
La gente! In Italia ci troviamo bene! Il paese è piccolo, sicuro, la gente è gentile, anche se di questi tempi avverto un po’ più di freddezza perché la crisi fa diminuire la possibilità di posti di lavoro anche per gli italiani.
Quando ero una badante avvertivo più calore intorno a me, ma erano tempi in cui c’era più lavoro in Italia, per tutti!

Se in Romania lavoravi in ufficio, avevi studiato?
Sì, ero diplomata, corso di contabilità. Fino alla terza la media la scuola era pressoché gratuita. Allora era molto diffuso studiare per raggiungere il diploma, oggi c’è disamore verso lo studio perché non viene visto come un modo di emanciparsi e migliorare la propria condizione, ci sono altre opportunità. Come, per esempio, emigrare per cercare lavoro altrove.

Quando hai smesso di fare la badante?
Dal 2003 lavoro in Casa Protetta. Ho frequentato un corso di operatore socio sanitario.
Ora sono la responsabile delle attività assistenziali nella Casa Protetta.

Anche in Romania esiste il problema di assistere gli anziani in strutture o in altro modo?
Gli anziani in Romania sono spesso rimasti soli perché tanta tanta gente è partita verso altri paesi.
Nella mia città ci sono due case protette, una per i poveri e una per le persone ancora autonome che hanno bisogno di aiuto. In Romania ci sono meno anziani, forse perché l’assistenza sanitaria non è così sviluppata come in Italia.

Cosa ti è piaciuto dell’Italia?
La pazienza delle persone, la tranquillità, il rispetto che hanno le persone verso gli altri.
Sembra strano, ma in Italia ho imparato a rispettare di più le persone ed il loro lavoro!
In Romania, dopo il crollo del comunismo, è accaduto anche un crollo delle regole.

Ti senti ormai Italiana?
Non sono ancora cittadina italiana, sono ancora cittadina romena, vedremo.
A volte sento nostalgia del mio paese, penso ancora in romeno.
La mia città era bella, sviluppata, più di ora. Ora molte fabbriche sono chiuse.
Si vede il benessere: fila dalle parrucchiere, auto grosse, ma non c’è lavoro, quindi saranno le rimesse degli emigrati a permettere ad alcuni un certo tenore di vita.

Quali sono i tuoi progetti?
Vorrei studiare, ma sono un po’ bloccata in questo mio proposito perché non ho una cultura generale italiana e per accedere ai corsi ci sono sempre esami di cultura generale. Per esempio non conosco “I Promessi sposi”.

Cara Cristina ti potrei fare il riassunto de “I promessi sposi”volentieri, nelle storie italiane ci sono sempre Renzo e Lucia, Beatrice e Dante, ecc.

Paola Giacometti
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