Vorrei chiedere a chi governa il nostro territorio perché si usano due pesi e due misure in molte decisioni che riguardano la nostra vita quotidiana.
La riqualificazione dell’ex Viale Neri (possiamo tranquillamente chiamarla via d’ora innanzi) mi pone una riflessione: era proprio necessaria?
Non cercando neppure la risposta vado oltre e mi chiedo: il Comune di Casola Valsenio ricade all’interno dell’ex comunità montana?

Il regolamento di polizia forestale approvato dalla comunità montana vieta il taglio di alberi secolari non pericolosi nel territorio. Quando si fa un taglio di bosco ceduo, si devono lasciare un certo nu-mero di matricine, e in particolare all’interno del Parco (si ancora quello!) non si possono tagliare i cedui invecchiati che hanno superato 1.5 volte la turnazione cioè 38 anni circa. La legge inoltre im-pone la salvaguardia di tutti gli habitat naturali e seminaturali.
Ora sono pienamente consapevole che il Paese non sia e non debba essere considerato un bosco, però non capisco questa differente interpretazione del territorio.
Mi spiego meglio: mentre l’Amministrazione Comunale può abbattere degli alberi centenari soprat-tutto per una questione estetica (che ha un valore molto soggettivo) gli agricoltori non possono ta-gliare alcuni boschi cedui per trarne reddito (valore assolutamente oggettivo).
Abbattere i bagolari per ripiantare carpini non mi sembra, sinceramente, un grande cambiamento vi-sto e costatato che i carpini hanno un’altezza che va da 15 a 20 metri.
Appurato che bosco non era, con certezza, era sicuramente un habitat seminaturale consolidato che andava salvaguardato.
Pur non mettendo in discussione la preparazione del geometra che ha redatto il progetto, non mi sembrava necessario rivolgersi a un esterno per uno studio di quell’entità, poteva benissimo farlo l’ufficio tecnico comunale con un risparmio sicuro sulla spesa finale (parere personalissimo poiché non sono riuscito a recuperare il capitolato di spesa in nessun sito).

Si parla molto di riqualificazione urbana ma mai di abbattimento delle barriere architettoniche.
Ogni locale di pubblico accesso, di nuova realizzazione, è obbligato per legge (giustamente) ad aver entrate accessibili anche ai portatori di handicap. Il comune ha realizzato, negli anni, i marciapiedi di sicuro impatto visivo, ma dei molti attraversamenti pedonali, che regolano l’accesso agli stessi, solo quello davanti alle scuole medie è utilizzabile da entrambi i lati (lato COFRA sprovvisto di marciapiede).
Mi piacerebbe che chi ha approvato quei progetti si facesse una giornata in carrozzella per Casola, così forse capirebbe che è più importante l’utile del bello.

La viabilità extra urbana è pietosa (ma qui apro una porta aperta) però mi chiedo: come mai un paio di anni fa si fece pagare il rifacimento di parte di via San Rufillo a un trasportatore di legname ac-cusato di avere causato il cedimento della sede stradale per il sovraccarico dei suoi mezzi (limite di peso pari a 20t. come da ordinanza comunale ) e si tollera il transito di mezzi d’opera in via del Monte a Valsenio o in via Cerro, in occasione della messa in sicurezza della stessa ,con pesi com-plessivi che vanno oltre al doppio della portata consentita? I chili dovrebbero essere uguali per tutti! (via Cerro è stata riasfaltata al termine dei lavori con il contributo del Comune e del Consorzio di bonifica).

I fossi e le scoline che puntualmente ,ogni tanto, vengono trinciati da chi ne ha l’appalto non ven-gono poi ripuliti causando la chiusura dei pozzetti di attraversamento (nella migliore delle ipotesi) mentre i proprietari hanno l’obbligo di tenere i fossi a monte e valle della strada comunale sempre aperti ed inoltre non possono lavorare la propria proprietà sino al limite per evitare possibili danni alla circolazione.
Per quale inspiegabile motivo quando si fa il taglio del bosco, si deve rispettare l’altezza del taglio da terra, mentre quando si trinciano i fossi e le scarpate è ammesso ogni tipo di taglio se di taglio si può parlare( per gli increduli fare un giro per le strade rurali)?

E infine la cava, non la tollero più. Chiunque debba aprire una strada, modificare il sistema idroge-ologico, tagliare il bosco, creare un lago ecc. (per lavoro non per capriccio) è obbligato a sottostare a regolamenti ferrei per la salvaguardia dell’ambiente mentre (sempre per lavoro) in quel paradiso tutto è concesso.
Li si estirpano tutti gli alberi, si perfora il gesso per inserire tritolo nel fianco di una montagna che viene demolita a vista d’occhio, si modifica non solo il sistema idrogeologico, ma anche tutto il mi-croclima della vallata andando ad alterare l’altezza del monte di circa 30/50 metri (fonte: osserva-zione al PIAE effettuata da Federazione speleologica Regionale dell’Emilia Romagna in riferimento alla Delibera di Consiglio Provinciale n. 21/24705 del 22 marzo 2005), si distruggono habitat na-turali, doline , grotte, insomma tutto quello che impedisce il fine.

Le mi conclusioni sono abbastanza ovvie :nessuno mi potrà rispondere o meglio mi convincerà che in questo Comune si usa lo stesso metro per tutti.

P.S.: possibile che di tutti gli esperti casolani che discutono sulla caldaia a cippato, sull’utilizzo delle energie alternative, sul risparmio energetico in nome della tutela dell’ambiente, sulle fontane, quasi nessuno abbia avuto nulla da eccepire su queste realtà e su altre che ci circondano?
Sono realtà molto umili ma che porterebbero una vivibilità migliore e immediata, a mio parere.

Mirko Giacometti 29/06/2009
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