Alla notizia della mancata presenza del Papa all’Università La Sapienza di Roma mi sono sentito intellettualmente infastidito. Un luogo, l’università, da sempre deputato al dialogo, alla libera circolazione di idee, alla ricerca nel senso più alto del termine, che è stato minato alle sue fondamenta. La questione non è tra cristiani e laici, tra uomini di fede e atei, la questione pura e semplice è che l’Università non è qualcosa in mano a qualcuno, non è un bene privato ed esclusivo di una setta o di un gruppo particolare, ma è il luogo più alto dove la capacità razionale prova a trovare risposte, prova a inserirsi nei misteri della natura e dell’uomo.

Ogni apporto a questa ricerca è significativo nella misura in cui instilla il dubbio e trasforma il dubbio stesso in una tensione al miglioramento. In parole povere, da che mondo è mondo, l’Università è aperta a tutti proprio perchè non si fonda su nessun dogma. Ne sono una prova costante le continue scoperte scientifiche, i lavori di ricerca nelle più svariate discipline sociali, le nuove prospettive che si aprono in campo umanistico. Basti pensare che Dante Alighieri ha terminato la scrittura della Commedia quasi settecento anni fa eppure studiosi di tutto il mondo continuano ad essere affascinati dalla bellezza di quel testo e provano a svelarne i misteri tentando nuove strade di lettura.
Oppure si provi per un attimo ad immaginare quanti fisici in questo esatto istante siano immersi nella ricerca dei segreti della materia .Solo per questa ragione il Papa doveva, e ripeto doveva, parlare. Ne avrebbero tratto beneficio tutti, proprio perchè avrebbe messo in moto il pensiero di chi lo stava ad ascoltare. La chiusura mentale è il peggiore dei nemici per chi sente il desiderio di immergersi nella complessità del mondo, inteso come insieme di regole che lo muovono. Chiusura mentale che regna sovrana invece nei commenti letti su questo sito e sui blog casolani, chiusura che dimostra purtroppo un’ignoranza e una superficialità devastanti. Ignoranza, e non lo dico perchè mi senta su una qualche cattedra, che trasuda poca voglia di approfondimento, poco interesse di ricerca, di districamento della complessità, di orientamento nel difficile. O forse, peggio ancora, ignoranza che palesa dogmi vecchi di un secolo, che fa riemergere categorie cadute in disuso perchè obsolete per spiegare il mondo, che rimette in moto quell’odio che si credeva sepolto dal progresso della nostra cultura.
Voglio solo ricordare, e poi chiudo, che pochi mesi fa alla Columbia University di New York è stato invitato a parlare Ahmadinejad (non proprio uno stinco di santo) e che studenti e professori hanno intellettualmente affrontato il presidente dell’Iran.
Mi è sembrato una bella pagina per quell’università.

Riccardo Albonetti
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