Sul referendum del prossimo 12 giugno riguardo alla legge 40 sulla procreazione assistita regna la più totale confusione e anarchia di informazione. Tutto ciò ha già spostato gran parte dell’attenzione dal tema fondamentale della vita, allo scontro politico vero e proprio. Si registrano perfino comportamenti “squadristi” di componenti di alcuni comitati studenteschi per il “sì” che hanno aggredito gli studenti per il “no” o l’astensione.
In mezzo a questo indegno scontro sociale in cui molti tirano l’acqua al proprio mulino con un’informazione colpevolmente parziale, credo sia doveroso, come cittadino qualunque, fare alcune riflessioni dettate semplicemente dal buon senso e da una appena adeguata documentazione.

Innanzi tutto diciamo subito che la legge 40 non è perfetta, ma almeno pone dei limiti sulla produzione (che brutto termine) di embrioni (tre) e sul loro trattamento, non permette la fecondazione eterologa (cioè con un donatore esterno alla coppia) né utilizzo degli embrioni per la produzione di cellule staminali. Chi vota “sì” vorrebbe in sostanza sganciarsi da tutti questi “paletti” che, si dice, precludono il diritto di avere figli alle coppie sterili, limitano la ricerca e mettono a rischio la salute della donna. Al di là dell’elenco dei punti della legge, non si può prescindere dal problema di fondo: la vita umana.
Ora, dato che nei comunicati e nei proclami di ognuno degli schieramenti si legge dell’importanza della difesa della vita, il punto fondamentale è, credo, stabilire dove comincia la vita. E qui il povero cittadino va in crisi, perché nessuno lo dice con chiarezza, neanche nella comunità scientifica c’è pieno accordo su questo. Un individuo può essere ritenuto tale a partire dal momento del concepimento o solo dopo due settimane o addirittura dopo otto? Ragioni di opportunismo e comodità impediscono di essere tutti d’accordo, eppure il processo di sviluppo del feto a partire dalla fecondazione è arcinoto, l’ho imparato perfino io!
Vediamo un po’in parole povere: uno spermatozoo fortunato entra con velocità e angolazione giuste nell’ovulo materno e lo feconda, si forma quello che viene chiamato zigote. Di lì a poco comincia la fusione dei nuclei e dei genomi materno e paterno per la formazione del codice genetico del futuro bambino. Se tutto ciò avviene come si deve, dopo 30 ore si ha la prima divisione fondamentale in due cellule che possiedono ognuna il nuovo DNA: sono i primi due “mattoncini”, sempre del futuro bambino. Il gioco ormai è fatto e la divisione prosegue in 4, 8, 16, 32, 64, …cellule fino a che, dopo 14 giorni, questo “ammasso di cellule” come volgarmente si ha il coraggio di chiamarle, si annida nell’utero e prosegue la propria crescita, diventando embrione e, dall’ottava settimana, feto. Per molti, prima dello scadere di queste fatidiche due settimane non esiste ancora la vita. A questo punto però rifletto: A scuola mi hanno sempre raccontato che ogni cellula ha nel nucleo il DNA dell’individuo e che il DNA contiene tutte le informazioni vitali che presiedono allo sviluppo e alla crescita dello stesso. Allora, perchè adesso mi si dice che in quelle prime fasi ci sono solo cellule che, sì contengono il DNA, ma insomma, non avendo l’organizzazione complessa dell’individuo adulto, possiamo ritenerlo non umano e dunque farne ciò che vogliamo o, meglio, che più ci conviene? Possiamo togliergli ogni diritto e utilizzarlo per la ricerca oppure anche ammazzarlo se non è venuto come volevamo? Poi, pensandoci bene: non è forse vero che lo zigote, se lasciato in pace per 9 mesi, senza nessun intervento esterno, diventa un bambino? Questi pensieri, credo dettati da semplice buon senso, mi fanno concludere che sin dall’inizio quell’ammasso cellulare ha già in sé tutte le informazioni che lo porteranno a diventare Giovannino o Maria oppure Carletto se non Camilla, o…..ciascuno di noi e dei nostri figli. Come si fa a dire che non sono individui? Trovo insopportabili certi comunicati dei Radicali e dei DS, ma anche di altri, che pretendono di fare di questo, che è un caso di coscienza, una questione politica dicendo in sostanza ai propri elettori: “Se sei uno di noi, vota sì”. Insopportabili i comunicati farciti di un’informazione parziale, che parlano ad esempio di limitare i rischi della donna senza ben spiegarne le motivazioni. Beh, secondo le mie informazioni, i rischi per la donna sarebbero come minimo gli stessi sia che venga confermata la legge 40 che no. Infatti tali rischi sono dovuti soprattutto allo stress psico-fisico del trattamento e le inevitabili cure ormonali alle quali essa si dovrebbe sottoporre. Certo, si dice, se possiamo produrre embrioni in abbondanza il prelievo degli ovuli si fa una sola volta, e il tentativo di reimpianto si può fare più volte. Gli embrioni “in più” li congeliamo e li conserviamo per un’eventuale secondo, terzo tentativo. Povera donna! Siamo sicuri di proteggerla veramente? Senza contare che, come già detto, l’embrione è già un essere umano, che rimarrebbe congelato fino a data da definirsi.
L’altro punto controverso riguarda la produzione di cellule staminali. Detto per inciso, si tratta di cellule indifferenziate che coltivate in laboratorio e impiantate in tessuti malati potrebbero specializzarsi e ricostruire il tessuto nuovo, sano (sto semplificando alla grande, s’intende!). Sono appunto le cellule dell’embrione, quelle che c’è chi si ostina a non considerare uomo che, se lasciate in pace si specializzeranno da sole per formare organi, ossa, tessuti, ecc. Prima di specializzarsi, queste cellule sono potenzialmente in grado di formare una qualsiasi parte del nostro corpo, ed è qui che sta la contraddizione di chi difende il “sì” a spada tratta: da un lato queste cellule non sono ancora un futuro uomo o donna, dall’altro hanno dentro il codice necessario per curare, specializzandosi in un senso o nell’altro, più tipologie di tessuti malati. Come la mettiamo?
Dire poi che così si ferma la ricerca scientifica è un’assoluta bugia, perché, grazie a Dio, cellule staminali ritrovano anche nei nostri specializzatissimi corpi di adulti sani. Dove? Nel midollo osseo! Forse sono meno a buon mercato, forse sono più complesse da coltivare, ma chi afferma che così si blocca lo sviluppo scientifico, o sta prendendo una cantonata, oppure sta prendendo per…
C’è poi la questione di controllare la salute del nascituro, evitare, come si legge in comunicati abominevoli, la nascita di bambini malati: si analizzano prima e, se non sono perfetti, non si fanno nascere. C’era, più di sessanta anni fa, uno che ragionava così: si chiamava Hitler e non ha fatto una gran bella figura…
Infine, i sostenitori del “sì” vorrebbero rendere attuabile la fecondazione eterologa. Estremizzando brutalmente, funziona così: io sono sterile allora i medici useranno lo spermatozoo di qualcun altro per fecondare l’ovocita donato dalla mia compagna. Se tutto va bene avrò un figlio che assomiglierà un po’ a mia moglie e un po’ ad un perfetto sconosciuto. La stessa cosa dicasi per l’infertilità della donna. Se vi va bene così…
Al di là di tutte le considerazioni, qual è la morale? Prima di andare a votare “sì” o “no”, guardati allo specchio e pensa che anche tu, molti anni fa, sei stato un embrione. Poi guarda tuo figlio, e pensa che per quanto tu lo ami e ti sia dedicato a lui, non hai fatto fisicamente niente per lui nei nove mesi in cui è stato nell’utero. Eppure c’era già, ce l’ha fatta da solo, è cresciuto da solo perché aveva già tutto scritto dentro, in ogni sua cellula, fin dall’inizio. Guardalo bene e pensaci un minuto…magari ti vien voglia di dire no o, meglio ancora, di andare al mare.

Lorenzo Righini
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