Caro Andrea, ho letto con interesse i tuoi ultimi articoli che ritengo stimolanti al confronto. [Provvedimenti per la difesa della razza italiana] [ILO International Labour Organization] [L'insostenibile leggerezza dei diritti umani]. Mi piacerebbe allora prendere spunto per alcune considerazioni alternative.
Parto da Ginevra…
… beh… pare che l’assemblea abbia trovato un suo culmine nel discorso del signor Ahmadinejad. Il presidente iraniano, si è presentato alla conferenza Onu di Ginevra solo per fare un comizio anti-ebraico e più in generale antioccidentale, ignorando l’apertura di Barack Obama che, come è evidente, propone politiche bel diverse da quelle del suo predecessore. I delegati di molti paesi si sono alzati ed hanno lasciato la sala, disgraziatamente… molti altri lo hanno applaudito. È stata la rappresentazione di come si coltiva il seme dell’odio violento: quello definitivo, che non ammette alternative.
Se non altro, la conferenza ha trovato una sua utilità nel confermare, ancora una volta, come sia assurdo separare l’idea di “diritti umani” dal contesto culturale che l’ha generata, un contesto in massima parte riconducibile a occidente e proprio di alcune culture asiatiche, ma assolutamente estraneo ai paesi che si riconoscono nella sharia islamica.
Ovviamente, per continuare a sperare e mantenere un atteggiamento costruttivo, non è bene ragionare nello specifico generalizzando. Ciononostante, generalizzare può servire per meglio definire il nocciolo del problema: in questo caso, il problema è la difficile realizzazione della convivenza multiculturale.
Serve allora considerare che, nelle sue molteplici forme, ogni società umana, trova comunque fondamenta nella condivisione di norme di coesistenza. Tali norme traggono origine e giustificazione da principi morali stabiliti e riconosciuti nel retaggio delle singole tradizioni.
Persone o gruppi sociali che hanno differenti norme di coesistenza, possono vivere insieme e dare vita ad una degna società multietnica e multiculturale?
Direi proprio di sì… e, probabilmente, si tratta del tipo di società più vario, interessante e stimolante che si possa formare. Nondimeno… questo compimento è possibile solo se il credo dei valori etici primari coincide, e il loro rispetto è realizzato da parte di tutti (perlomeno della grandissima maggioranza).
I valori etici primari, giusti o sbagliati che siano, sono da sempre il mattoname di costruzione di ogni istituzione sociale e sono qualificanti: non ci può essere degna società senza degni valori etici… proprio come non ci può essere buona panna senza buon latte.
Quando esiste incompatibilità tra valori etici primari, purtroppo, il conflitto diventa inconciliabile.
Per esempio, come ci si può impegnare in una discussione nella quale uno degli interlocutori non accetta la pari dignità umana? Quale tipo di compromesso è possibile col genitore che pretende l’infibulazione della figlia? Nel momento in si discrimina fra uomo e donna… che margine di mediazione può esserci?…

…da parte occidentale, ci sono ad esempio i tentativi dell’impavida giornalista canadese Naomi Klein, volenterosi ma inevitabilmente ridicoli, di stabilire una improvabile comprensione del tradizionale burqa associandolo ad una differente forma di libertà della donna. Peccato che poi, nella realtà, cosa i Mujahideen pakistani intendono per libertà della donna, lo spiegano essi stessi molto bene lapidando, in mondo visione, la poveretta trovata con l’amante… lapidato anche lui.

Giovanni XXIII, nella sua enciclica 'Pacem in terris', non si rivolge solo ai fedeli della Chiesa Cattolica Romana, ma, senza distinzioni, a “tutti gli uomini di buona volontà”.
- Pace in terra a tutti gli uomini di buona volontà - dice il Papa.
Specifica in seguito che la pace, che poi significa convivenza, per essere autentica, deve edificare su quattro valori etici fondamentali: verità, amore, giustizia e libertà. Individua questi quatto valori etici come quelli capitali e imprescindibili. In essi si trova la condizione per essere “uomini di buona volontà”.
Giovanni XXIII procede, in questo riconoscimento, con una analisi meticolosa, equidistante e di inesorabile giustizia. Si evince di conseguenza che anche per la degna società multietnica, come del resto per qualsiasi altro tipo di degna società umana, questi fondamenti sono indispensabili.
La pace pertanto, la convivenza, non è per tutti gli uomini, ma viene riconosciuto, inequivocabilmente, un soggetto proprietario: “gli uomini di buona volontà”.
Una cosa è certa: a Ginevra, Ahmadinejad, paladino di troppi paesi seduti nella assemblea ONU, non ha di certo rappresentato il tentativo di “buona volontà”.
Appunto.

Pier Ugo Acerbi
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